Si chiama FETALDNA, è il test prenatale brevettato in Italia con tecnologia non invasiva, per garantire gravidanze più sicure.
Torniamo piacevolmente a parlare dell’Healtcare Center Altamedica, che ha ottenuto un altro importante successo per la medicina, per le gravidanze e per il nostro Paese.
LA METODOLOGIA
I genetisti ed i biologi dell’Istituto di Ricerca ALTAMEDICA, hanno, infatti, sviluppato una metodologia innovativa basata sull’analisi delle molecole di DNA attraverso un flusso di ioni. Il sistema ideato e sviluppato interamente in Italia, risulta più affidabile e sicuro nell’analisi del DNA rispetto alle tecnologie attualmente sul mercato e soprattutto permette di individuare patologie finora non indagabili.
Il professor Claudio Giorlandino, direttore sanitario Altamedica di Roma e Presidente Sidip – Italian College of Fetal Maternal Medicine, conferma:
Il nostro Centro è da 50 anni leader nella diagnosi prenatale e proprio in relazione alle microdelezioni e alle malattie monogeniche, Altamedica è, in senso assoluto, la prima al mondo ad aver elaborato una metodica brevettata.
PRECEDENTI TENTATIVI DI BREVETTI
Negli scorsi anni sono stati presentati diversi brevetti sull’analisi dei frammenti del DNA fetale rilevati attraverso il sangue materno. Le relative tecnologie, però permettevano di riconoscere un numero molto limitato di alterazioni cromosomiche oltre la sindrome di down. FetalDNA, invece, consente di studiare tutti e 23 i cromosomi che compongono il DNA del feto ed anche singoli frammenti di cromosoma (microdelezioni/microduplicazioni) che possono determinare patologie molto severe e singoli geni (malattie monogeniche). In tal modo, già analizzando il sangue materno è possibile escludere che il feto sia portatore di numerose malattie, tra le quali, per esempio:
- fibrosi cistica
- sordità congenita
- forme di nanismo
- craniosinostosi
- il rene policistico
La ricerca e la diagnosi di tali anomalie, finora, avveniva con certezza solo attraverso l’amniocentesi o la biopsia dei villi coriali, quindi attraverso modalità invasive.
continua il prof. Giorlandino
L’equipe di ricerca ha lavorato intensamente a tale ambizioso progetto per anni e finalmente, oggi, possiamo orgogliosamente presentare il frutto del nostro lavoro che ottiene il riconoscimento ufficiale e la protezione e salvaguardia di una scoperta totalmente italiana!
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