Il mondo dell’industria tessile ha ripercussioni enormi sull’ambiente. Gli indumenti, le calzature e la biancheria sono causa di inquinamento idrico, emissioni di gas serra e discariche.
LA FAST FASHION
In questo scenario, un forte impatto è causato anche dal fenomeno della fast fashion, letteralmente “moda veloce”, che ci permette di avere un flusso continuo di abiti con stili nuovi e prezzi bassi. Un trend che genera una mole gigantesca di indumenti che vengono prodotti, usati e poi buttati ad un ritmo vertiginoso.
L’impatto ambientale del settore tessile è enorme e l’UE sta lavorando per velocizzare l’attuazione di un’economia circolare, necessaria per incentivare le aziende a realizzare vestiti con materiali riciclabili, resistenti e privi di microplastiche. Il nuovo pacchetto di proposte fatto dall’UE include misure che puntano ad eliminare la fast fashion entro il 2030.
Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea responsabile del Green Deal dell’UE, ha dichiarato:
“I prodotti che utilizziamo ogni giorno devono durare. Se i prodotti si rompono, dovremmo essere in grado di ripararli. (…) I vestiti che indossiamo dovrebbero durare più di tre lavaggi e dovrebbero anche essere riciclabili”.
L’IMPATTO DEL TESSILE
Quando parliamo dell’impatto ambientale generato dal settore tessile, spesso ci sfuggono i numeri reali dell’inquinamento che viene prodotto.
I beni che indossiamo corrispondono al quarto fattore di maggior impatto sull’ambiente, in classifica è subito dopo l’inquinamento generato da cibo, abitazioni e mobilità. Il tessile appartiene alla terza area di consumo di acqua e suolo e corrisponde alla quinta per uso di materie prime.
INQUINAMENTO IDRICO
La produzione tessile necessita di moltissima acqua e occupa molto terreno per la coltivazione del cotone e di altre fibre. Nel 2015, alcune stime della UE hanno rivelato che il settore dell’abbigliamento ha consumato 79 miliardi di metri cubi di acqua. Per realizzare una sola maglietta di cotone bisogna impiegare 2.700 litri di acqua, pari alla quantità di acqua che una persona dovrebbe bere in 2 anni e mezzo.
Il settore tessile è responsabile del 20% dell’inquinamento globale dell’acqua potabile a causa dei suoi processi industriali (ad esempio tintura e finitura) e delle conseguenze del lavaggio degli abiti sintetici. Si stima che questi rilasciano ogni anno 0,5 milioni di tonnellate di microfibre nel mare, circa il 35% delle microplastiche primarie che si trovano nell’ambiente. Un singolo bucato realizzato con abbigliamento in poliestere può rilasciare 700.000 fibre di microplastica nell’ambiente e può arrivare direttamente nella nostra catena alimentare.
INQUINAMENTO GAS SERRA
Dalle analisi condotte emerge che il settore tessile è responsabile del 10% delle emissioni globali di carbonio.
Gli approfondimenti dell’Agenzia europea dell’ambiente hanno dimostrato che, nel 2017, gli acquisti tessili hanno generato circa 654 kg di emissioni di CO2 per persona all’interno dell’UE.
INQUINAMENTO IN DISCARICA
In passato, le persone tendevano a donare gli abiti che non usavano più. Oggi è abitudine diffusa gettarli direttamente. Dal 1996, gli indumenti acquistati per persona sono aumentati del 40%, grazie anche ad un diffuso calo dei prezzi. Inevitabilmente il ciclo di vita dei prodotti tessili si è ridotto. Dagli ultimi sondaggi sembra che (in media) ogni cittadino europeo consuma quasi 26 kg di prodotti tessili ogni anno e produce ben 11 kg di vestiti, scarpe e affini da smaltire.
L’87% dei rifiuti del settore tessile sono inceneriti o portati in discarica. Infatti, meno dell’1% dell’abbigliamento viene riciclato nuovamente nella filiera tessile soprattutto a causa dell’assenza delle tecnologie necessarie alla riconversione.
GLI OBIETTIVI PER IL CAMBIAMENTO
L’UE mira a rendere abiti, calzature e accessori durevoli, riparabili, riciclabili e privi di sostanze nocive per noi e l’ambiente. Ma, per attuare il cambiamento, è fondamentale coinvolgere le aziende produttrici in modo da generare in loro un senso di responsabilità, indispensabile per trovare metodi innovativi ed entrare nella nuova catena di valore che dovrà interessare il settore tessile. La Commissione europea dovrà promuovere anche nuove misure fiscali e incentivi per aiutare la conversione del comparto.
Questo cambiamento potrebbe avere un impatto sul business a livello mondiale anche in considerazione della fatto che circa i tre quarti del materiale tessile impiegato per abiti e biancheria venduti nella UE provengono da altri Paesi.