Quando si dice che tutti, ma proprio tutti, possiamo contribuire a salvare il mondo nel nostro piccolo quotidiano, mai come ora sembra possibile.
Si chiama “Su-Eatable Life”: è il progetto sperimentale per dimostrare come la promozione e l’adozione di una dieta sana basata sulla sostenibilità, possa ridurre l’impatto ambientale apportando benefici oltre che per la salute personale, anche per quella del Pianeta.
L’esperimento è finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma LIFE (strumento di finanziamento per progetti che hanno per obiettivo la protezione dell’ambiente e del clima) e nato dalla collaborazione tra:
- BCFN (Fondazione Barilla Center for Food and Nutrition)
- GreenApes
- SRA (Sustainable Restaurant Association)
- WUR (Wageningen University and Research)
IN SOSTANZA
Il presupposto che ha originato il progetto è la considerazione del fatto che attualmente, la produzione di cibo è l’attività umana che più influisce sul cambiamento climatico. Con ciò si intende Che i nostri sistemi alimentari sono responsabili fino al 37% delle emissioni mondiali dei gas che contribuiscono all’effetto serra, e al contempo sono intensivi in termini di consumo di acqua.
Marta Antonelli, direttore Ricerca Fondazione Barilla, racconta:
“Abbiamo sperimentato questo progetto su 7mila studenti in mense aziendali e 60mila studenti tra l’Italia e il Regno Unito. Siamo partiti a febbraio e, nonostante l’emergenza sanitaria, siamo riusciti a ottenere dei risultati molto incoraggianti risparmiando circa mezzo kg di CO2 equivalente e 400 litri di impronta idrica in media per utente”.
I PRINCIPI DELLA DIETA SOSTENIBILE
La dieta sostenibile dovrebbe basarsi su questi 8 punti chiave:
- Mangiare molta verdura, legumi, frutta fresca e secca, cereali.
- Scegliere ingredienti di stagione e varietà locali
- Mangiare cibo fresco e quanto più possibile preparato naturalmente
- Bere molta acqua, se possibile del rubinetto, e non sprecarla
- Ridurre, riusare e riciclare i materiali usa e getta e gli imballaggi
- Non consumare troppa carne soprattutto rossa, salumi e insaccati
- Non esagerare con formaggi burro e latte
- Non sprecare cibo, mettendo nel piatto solo ciò che serve
IL COSIDDETTO “KM 0”
Detti così diciamo che possono suonare abbastanza banali o quantomeno già triti e ri-triti.
Negli ultimi anni abbiamo assistito alla proliferazione di diete vegane e vegetariane che includono alimenti esotici d’ogni sorta e foggia, alla nascita di mille realtà con una vocazione al “Km. 0” che il più delle volte hanno una percentuale esigua di materie prime veramente “locali”. Nel sistema globalizzante e dell’economicità, per esempio, l’Italia finisce addirittura con l’importare un alimento come le arance, nonostante la massiccia produzione Sicula…
Cosiccome, forse, avere la disponibilità “perenne” di quegli ortaggi o frutti che la natura aveva creato “stagionali” – oltre ad annullare l’effetto della “primizia”, l’attesa delle stagioni ed il legame con i sapori del loro tempo – potrebbe essere un lusso che non possiamo più permetterci.
Chissà se il Covid-19, dato il protrarsi della sua “invadente presenza”, contribuirà a ridimensionare il rapporto tra luogo di produzione e luogo di consumo delle materie prime…potrebbe forse questa essere una delle poche eredità utili di questa pandemia: la valorizzazione di ciò che abbiamo “in casa”.
L’ANNOSA QUESTIONE DEGLI IMBALLAGGI
Non parliamo, poi, degli imballaggi, che dovrebbero contemporaneamente rispondere alle caratteristiche di:
- Normative varie in termini di igiene, sicurezza e conformità
- Conservazione, ovviamente più duratura possibile, spesso anche includendo le tecniche di “sottovuoto” o di “ATM” (atmosfera modificata con l’utilizzo di gas inerti)
- Praticità per gli utenti (mi vengono in mente per esempio quelle confezioni di biscotti che includono al loro interno altre mini confezioni per facilitare il consumo in monoporzioni…)
- E da ultimo anche salvaguardia dell’ambiente
…un po’ troppe pretese? Forse sì. Senza contare che il proliferare delle consegne a domicilio e del take away, che dal lockdown sta conoscendo uno sviluppo abnorme, porta con sé un abuso di confezioni d’ogni sorta. Sarebbe bello – una volta usciti dall’attuale sistema delle norme di prevenzione al contagio – poter affiancare l’utilizzo dei packaging forniti dai supermercati, alla possibilità di portarsi dietro qualche supporto personale per la spesa.
Immaginiamo, un domani, di poter partire da casa con retine, magari in cotone ecologico, per frutta e verdura, contenitori in cui chiedere al banconista di inserire la quantità di carne o prosciutto o pesce o formaggio (o via dicendo) che si intende comperare, in tal caso perlomeno si potrebbe ridurre il consumo di quei supporti che inesorabilmente sono destinati alla pattumiera (seppur “differenziabili”).
PROSPETTIVE
Ad ogni modo, speriamo che Su-Etable Life possa essere un punto di partenza perlomeno per l’Europa, per mettersi sulla “giusta via” del consumo alimentare. Le proiezioni degli estensori del progetto ci dicono che, solo in Italia, con una alimentazione sostenibile si potrebbero risparmiare circa 14 milioni di tonnellate di CO2 all’anno e 11 miliardi di mc di acqua.