Quando si parla di mobilità, soprattutto nei trasporti, non sempre ci si rende conto dell’importanza di pianificare l’attività degli stessi prendendo in considerazione il fattore di genere.
Attualmente, anche se basato perlopiù su un approccio “gender blind“, per organizzare e gestire il servizio di trasporti si prende in considerazione l’uso che ne fa un cosiddetto “cittadino neutrale“. Ma chi è il cittadino neutrale? Generalmente è considerato tale un maschio, caucasico, eterosessuale e lavoratore a tempo pieno. Ad oggi però, i dati mostrano come ogni singolo fattore, che sia esso di genere, etnia, età, stato di salute e disabilità, orientamento sessuale, stato occupazionale, condizione economica, ecc., condiziona inevitabilmente i bisogni ed i comportamenti degli utenti dei trasporti.
Una mobilità su misura per genere
Il recente studio “Mobility for all. How to better integrate a gender perspective into transport policy” – promosso dal gruppo parlamentare The Left del Parlamento europeo e realizzato dalla Fondazione Giacomo Brodolini – ha evidenziato come i servizi di mobilità su misura per genere, oltre a soddisfare maggiormente le necessità delle persone, possono aiutare a promuovere la lotta contro la violenza e le molestie di genere.
Non solo. Una mobilità di trasporto efficiente, oltre alla sua accessibilità, deve anche tener conto di un aspetto ormai imprescindibile: l’impatto ambientale. Nel 2017 l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) ha stimato che i trasporti, compreso quello aereo, era responsabile del 24,6% delle emissioni di gas a effetto serra globali. Una tendenza in costante aumento che potrebbe essere invertita implementando soluzioni di mobilità più sostenibile ed integrata.
Un sistema di trasporti green ed inclusivo può dare la possibilità a tutti di accedere a migliori opportunità di lavoro, istruzione, assistenza sanitaria, servizi sociali, di cultura e divertimento andando a migliorare la qualità di vita delle persone in condizioni socio-economiche svantaggiate. Ancora oggi capita troppo spesso che in molti luoghi in via di sviluppo e con un ridotto sistema di trasporti, le persone vivano in condizioni di isolamento e di difficoltà nell’accedere a una serie di servizi, compresa l’assistenza sanitaria, fino ad arrivare al reperimento di cibo sano.
Una condizione che, con l’attuale crisi economica ed energetica, può solo aggravarsi.
“Progettare e pianificare il trasporto pubblico considerando l’accessibilità, la disponibilità e la sostenibilità non è solo una questione socio-economica, ma anche ambientale. Contrastare il cambiamento climatico riducendo le emissioni di CO2 è una priorità, ma i gruppi più vulnerabili non dovrebbero sostenerne i costi”.
Silvia Sansonetti della Fondazione Giacomo Brodolini che ha condotto lo studio “Mobility for all. How to better integrate a gender perspective into transport policy”
UNA PANORAMICA GENERALE SULLE PROBLEMATICHE LEGATE ALLA MOBILITÀ
Uno dei problemi principali che non consento di portare miglioramenti nella mobilità dei trasporti è sostanzialmente quello che ancora oggi non esistono dati disaggregati per genere sull’utilizzo dei trasporti ma solo ricerche di vario tipo non sistematiche. Quello che viene fuori, però, è che esistono per le donne alcuni svantaggi di mobilità e che questi vanno peggiorando se si intersecano con altre vulnerabilità, quali orientamento sessuale, invecchiamento e povertà.
In Europa, il 31% delle donne, contro il 24% degli uomini, utilizza maggiormente il trasporto pubblico urbano per spostarsi. Questo comporta spesso di essere soggette a ritardi dovuti ai vari collegamenti e, di conseguenza, di impiegare una buona parte del tempo a “viaggiare” creando problemi sia nel lavoro che nella gestione famigliare.
Peggio è in quelle aree aree periferiche e rurali dove spesso e volentieri viene proprio a mancare un servizio di trasporto pubblico creando una condizione di “isolamento”. In questi casi la mancanza di alternative per spostarsi liberamente, amplifica ancora di più le condizioni di povertà e porta molte donne a non essere indipendenti economicamente. Le donne, infatti, a differenza degli uomini non hanno alternative ai trasporti pubblici e la mancanza di un’auto o la stessa patente comporta spesso l’impossibilità di trovare o mantenersi un posto di lavoro ed impedire la partecipazione alla vita pubblica.
Il problema delle barriere infrastrutturali
Una altro grande problema sono le barriere infrastrutturali o possibili impedimenti sui mezzi pubblici o alle fermate che non consentono il libero accesso al servizio a chi viaggia con passeggini o persone su sedia a rotelle con o senza accompagnatori. Stesso problema affligge anche le persone anziane che soffrono spesso di problemi di mobilità e che non hanno altra scelta se non affidarsi principalmente ai trasporti pubblici per spostarsi.
I problemi di sicurezza
Per cercare di ridurre al minimo il rischio di molestie e violenza di genere e permettere alle donne e alle persone che soffrono di altre vulnerabilità di viaggiare in sicurezza occorre apportare alcuni interventi sulle infrastrutture e implementare la formazione specifica del personale.
Molto spesso basta un percorso illuminato o una formazione specifica sulle questioni di genere e sulla violenza di genere al personale per aumentare notevolmente la sicurezza e garantire una pronta risposta di soccorso a chi denuncia un’aggressione. Inoltre, anche promuovere tra i passeggeri delle campagne di sensibilizzazione contro le molestie e la violenza di genere sui trasporti può abbassarne notevolmente il rischio.
L’impatto ambientale
L’ultimo punto, infine, riguarda la riduzione delle emissioni di CO2 e rendere i trasporti pubblici più sostenibili e interconnessi. Questo può consentire, oltre all’abbassamento dell’impatto ambientale, anche una più facile fruizione del servizio da parte dei cittadini e un abbassamento dei tempi e dei costi dedicati agli spostamenti. Ancora oggi, infatti, molte persone sono costrette ad utilizzare l’auto privata per gli spostamenti a causa della mancanza di collegamenti o bassa frequenza del trasporto negli spostamenti quotidiani o per recarsi al lavoro. Creare nei mezzi pubblici un’alternativa ai mezzi privati consentirebbe di liberare le nostre strade dal traffico e dallo smog.
“La mobilità dei trasporti non riguarda semplicemente le persone che si spostano da un punto all’altro. Ha un impatto sull’occupazione e sulla possibilità di accedere all’istruzione e alla formazione per bambini e adulti. Ha un impatto sull’accesso ai servizi sanitari e, quindi, sulla salute delle persone. Ha un impatto sull’accesso alla vita culturale che favorisce l’inclusione sociale, migliora il benessere e crea un senso di appartenenza e un’identità condivisa. La mobilità dei trasporti ha quindi profonde implicazioni per la giustizia sociale e l’inclusione sociale”.
Roberta Paoletti della Fondazione Giacomo Brodolini che ha condotto lo studio “Mobility for all. How to better integrate a gender perspective into transport policy”
CONCLUSIONE
La mobilità incide fortemente sulla vita delle persone e a sua volta influenza sull’accesso all’istruzione, all’occupazione, alla salute e quindi al benessere generale. Proprio per questo motivo occorre rendere una priorità l’efficientamento ed il rafforzamento della parità di genere nei trasporti.
Anche se l’attenzione verso questi temi è sempre maggiore non esistono delle norme applicabili a tutti i livelli. Solo con il coinvolgimento di tutti, governi e organizzazioni locali, si può pensare di strutturare nel miglior modo possibile la mobilità dei trasporti in modo da adattarsi alle esigenze del territorio e migliorare la qualità di vita delle persone e dell’ambiente.