I Bitcoin sono entrati nella nostra società presentandosi come lo strumento del futuro utile per transazioni facili e sicure, ma recenti studi dimostrano che, anche in questo caso, esiste una doppia faccia della medaglia.
MONETA DI SCAMBIO
Il concetto di pagamento è noto a tutti sin dall’alba dei tempi. Si scambiano beni fisici (ad esempio oro e argento) per ottenere altri beni fisici o servizi. Da tempo, per comodità e sicurezza, abbiamo affidato le nostre ricchezze alle banche in modo tale da ottenere degli strumenti utili per effettuare vari pagamenti.
I Bitcoin sono una criptovaluta, ossia una versione digitale del contante, che non viene affidata a governi nazionali o banche. Se si usano i Bitcoin per effettuare un pagamento, significa che le parti coinvolte nella transazione confidano che l’asset scambiato abbia uno specifico valore intrinseco.
Nella pratica, trasferisco queste criptovalute dal mio wallet Bitcoin digitale al wallet di qualcun altro attraverso un’app o un sito web. Questi pagamenti digitali vengono verificati ed elaborati da una rete di utenti con software specializzati chiamati “miner”. Questi computer preposti ad elaborare la transazione sono molto potenti e, in quanto tale, necessitano di enormi quantità di energia.
IL MINING
Il mining è, quindi, il processo informatico che consente ai Bitcoin di funzionare. Uno studio, realizzato dallo scienziato Kaveh Madani dell’Università delle Nazioni Unite e pubblicato sulla rivista “Earth’s future”, ha dimostrato che il funzionamento dei Bitcoin è altamente inquinante, in un anno serve oltre la metà dell’elettricità usata in Italia. Inoltre, per bilanciarne le emissioni, servirebbero 3,9 miliardi di alberi.
I DATI DELL’INQUINAMENTO
Lo studio analizza i dati relativi al periodo 2020-2021 e specifica che il mining dei Bitcoin ha consumato 173.42 Terawatt ore di elettricità. L’impatto ambientale è enorme con una quantità di emissioni di carbonio equivalente a 190 centrali elettriche a gas naturale. Questi sistemi usano una quantità di acqua pari a quella di cui hanno bisogno 300 milioni di persone dell’Africa subsahariana. Inoltre, l’energia impiegata dai Bitcoin deriva prevalentemente da fonti fossili in quanto il 45% deriva dal carbone e il 21% da gas naturale.
Alla luce di tutta questa situazione, le criptovalute dovranno rivedere i propri meccanismi di funzionamento perché la sostenibilità è ormai un criterio imprescindibile per tutti i settori di business del futuro.
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