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Lavoro

ICT, CRESCE LA DISPARITÀ TRA OFFERTA E DOMANDA

La crescente domanda di professionisti ICT (+116%) negli ultimi quattro anni ha reso sviluppatori software ed esperti di ingegneria delle reti e dei sistemi altamente richiesti. Purtroppo, università, scuole superiori e Accademie ITS non sono riuscite a rispondere alle esigenze del mercato.

A fornire un’analisi sulla situazione italiana del mercato delle competenze avanzate ITC è l’Osservatorio sulle Competenze Digitali 2023 realizzato da AICA, Anitec-Assinform e Assintel, in collaborazione con Talents Venture. Lo studio offre una panoramica completa del mercato, stimando il divario tra la domanda e l’offerta di competenze e fornendo suggerimenti di policy.

LA CRESCITA DELLA DOMANDA DI PROFESSIONISTI ICT IN ITALIA

La richiesta di professionisti ICT da parte delle imprese è aumentata negli ultimi anni in tutta l’Europa: dai 453mila annunci registrato a gennaio 2019 fino agli oltre 1,3 milioni a inizio 2023. Anche in Italia si è registrato un notevole incremento, passando da circa 25mila a 54mila richieste nello stesso periodo.

Tuttavia, esiste un profondo gap tra domanda e offerta di lavoro. Nel 2022, solo 44.000 neolaureati o diplomati ICT sono riusciti ad inserirsi nel mondo del lavoro, nonostante i 219.000 annunci pubblicati online. All’appello sono venuti a mancare 175mila professionisti facendo valere la domanda di mercato quasi cinque volte l’offerta. Un valore che presumibilmente è sottostimato poiché non prende in considerazione le domande di lavoro offline come, ad esempio, quelle nella PA che raramente impiega piattaforme online per il reclutamento.

PROFILI E COMPETENZE RICHIESTI

Ma quali sono le professioni più richieste? Tra i 60 profili professionali maggiormente richiesti nel mercato italiano, spiccano – per il 40% – quelle legate allo sviluppo software, tra cui l’Application Developer, il Front-end Developer e il Java Developer. Seguono poi le figure dell’ingegneria delle reti e dei sistemi, tra cui il Cloud Architect e il Systems Engineer, che rappresentano il 20% del segmento.

Per quanto riguarda le competenze digitali quelle richieste principalmente dalle imprese sono relative ai linguaggi di programmazione (SQL, Java, Python e JavaScript) e Cloud.

Dallo studio, però, emergono anche tre evidenze di interesse:

  • In Italia, oltre alle competenze strettamente tech, c’è una skill trasversale richiesta: il Project Management. Ciò rivela che le imprese sono alla ricerca di profili ICT con competenze manageriali che sappiano gestire le varie fasi di un progetto e che sappiano inserirsi autonomamente nei processi aziendali.
  • Con la recente crescita di strumenti di Intelligenza Artificiale generativa, anche la richiesta di competenze legate a questa tecnologia ha generato un’esplosione della domanda che sta iniziando a manifestarsi anche nel mercato italiano, seppur con un certo ritardo.
  • Oltre alle competenze avanzate ai professionisti ICT viene sempre più richiesta una forte conoscenza di competenze di base. L’11% degli annunci di lavoro in Italia, infatti, richiede un utilizzo di base della suite Office, con particolare enfasi sulle competenze relative ai fogli di calcolo.
IL QUADRO FORMATIVO

Il sistema formativo non riesce a rispondere alla crescente richiesta di competenze nel settore ICT. In Italia, i corsi universitari in questo ambito rappresentano solo il 7% dell’offerta formativa totale. Inoltre, solo il 5% dei laureati nel sistema universitario ha conseguito una laurea in corsi di laurea ICT ed è pronto ad entrare nel mondo del lavoro: l’equivalente di circa 9.000 rispetto agli oltre 144.000 laureati in materie non correlate all’ICT.

Per quanto riguarda i dati sulla partecipazione femminile, i dati sono allarmanti: solo il 23% dei laureati è costituito da donne e in alcuni ambiti, come i corsi di laurea in Cybersecurity, solo il 6%.

Passi avanti, anche se ancora piccoli, in questo settore li stanno facendo le ITS Academy con 19 istituti attivi. Il numero di diplomati pronti a soddisfare la richiesta di competenze da parte delle imprese, però, sono ancora pochi. Complice la poca conoscenza dell’offerta degli ITS presso gli studenti delle scuole superiori conosciuta solo dal 18% degli studenti di IV e V superiore.

Per quanto riguarda le scuole superiori, anche se i programmi di studio adatti a formare futuri professionisti dell’ICT sono cresciuti, il numero di diplomati pronti ad entrare nel mercato del lavoro è rimasto stabile.

Questo panorama ha portato alla nascita di nuovi segmenti trasversali nel mondo della formazione:

  • i bootcamp, enti privati che offrono percorsi di studio prevalentemente online focalizzati su competenze fortemente richieste dal mercato del lavoro ICT;
  • le academy aziendali, percorsi formativi realizzati all’interno delle imprese per la formazione di talenti appena entrati in azienda o per favorire processi di up-skilling e re-skilling della forza lavoro con maggiore esperienza.

“La trasformazione digitale è un processo continuo e veloce, che deve coinvolgere imprese, PA e ciascuno di noi. Mettere le persone al centro vuol dire prima di tutto garantirne l’occupabilità presente e futura, puntando sullo sviluppo delle competenze digitali.

Insieme, imprese e istituzioni devono collaborare per una scuola che prepari i giovani alle sfide del lavoro e per soluzioni di upskilling e reskilling adeguate ai fabbisogni delle aziende.

C’è bisogno di una strategia ampia che includa academy, università, ITS e istituzioni scolastiche per offrire formazione di qualità, diffusa e a prova di futuro”.

Marco Gay, Presidente Anitec-Assinform
AREE DI INTERVENTO E SUGGERIMENTI

Lo studio, nella parte finale, identifica tre aree di intervento e alcuni consigli su politiche mirate a garantire una maggiore disponibilità di professionisti ICT. In questo modo, sarà possibile soddisfare la crescente domanda delle imprese e promuovere una trasformazione digitale del sistema Paese.

Le tre aree di intervento principali evidenziate sono:

  • Formazione – Per dare vita ad una scuola e un’università digitali che fornisca un’istruzione informatica inclusiva in grado di superare le differenze di genere, occorre riformare – attraverso investimenti mirati – il sistema di formazione.
  • Mercato del lavoro – Occorre trasformare il mercato del lavoro attraverso il rinnovamento degli schemi di apprendistato e i dottorati industriali e la digitalizzazione della forza lavoro. Solo così i lavoratori potranno acquisire le nuove competenze richieste da un ambiente in costante evoluzione.
  • Ecosistema digitale – Bisogna sviluppare un “ecosistema digitale” per potenziare l’imprenditorialità ICT favorendo la creazione di network collaborativi di filiera e la promozione di una rivoluzione culturale che coinvolga l’intero sistema Paese, dalla sfera educativa a quella aziendale.

“L’Italia continua ad avere una posizione svantaggiata sulle competenze digitali, ed è un gap che si riflette nel mondo delle imprese.

Serve un deciso intervento delle Istituzioni su tre fronti: la sensibilizzazione culturale alle discipline STEM – che passa anche per la modifica delle modalità di orientamento scolastico – il potenziamento degli ITS e una stretta partnership di indirizzo e di docenza fra le Università e le aziende del Made in Italy digitale presenti sul territorio”.

Paola Generali Presidente Assintel

Fonte: https://www.anitec-assinform.it/kdocs/2117000/ict-_talenti_cercasi_osservatorio_def.pdf

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