Anche in questo anno, The Adecco Group ha presentato la quarta edizione del rapporto “Global Workforce of the Future“. Attraverso sondaggi condotti su un campione di 30.000 lavoratori in 23 Paesi, lo studio esplora l‘evoluzione del mondo del lavoro dal punto di vista dei dipendenti, con particolare attenzione all’impatto dell’intelligenza artificiale (AI) e dell’intelligenza artificiale generativa (GenAI) sull’occupazione.
TENDENZE DEL LAVORO DI OGGI
Nonostante il fenomeno delle “grandi dimissioni” sia diminuito – dato in netto contrasto con il 2022 – la carenza di talenti rimane un problema significativo. Per trattenerli è importante concentrarsi sulla crescita professionale. La ricerca, infatti, evidenzia che solo il 18% degli interessati vuole cambiare lavoro mentre il 71% desidera, invece, rimanere nella posizione lavorativa attuale sebbene con maggiori opportunità di sviluppo e crescita professionale.
I motivi che spingono principalmente un dipendere a restare o lasciare il proprio lavoro sono sostanzialmente rimasti gli stessi rispetto allo scorso anno. Al primo posto tra i motivi di licenziamento c’è un salario migliore, sebbene scenda molto di posizione (9°posto) se il lavoratore è dell’attuale datore di lavoro. Lo stipendio, infatti, anche se rappresenta un fattore attrattivo, non è sufficiente a garantire la fedeltà. Oggi, la priorità è il progresso professionale e la formazione continua rendendo la mobilità interna un fattore fondamentale.
Dopo lo stipendio, gli altri fattori che spingono ad un cambio di azienda sono: la ricerca di opportunità di sviluppo, la ricerca di ruoli più significativi e la fuga dal burnout.
UPSKILLING E OPPORTUNITÀ DI CARRIERA
Il mondo del lavoro sta spostando l’attenzione sulle competenze. Senza di esse, infatti, non è possibile garantire una crescita sostenibile dell’economia. I lavoratori stanno pianificando il loro futuro professionale concentrandosi sul potenziamento delle proprie skills per rimanere competitivi, specialmente con la crescente presenza di soluzioni digitali e intelligenza artificiale negli ambienti lavorativi. In questo le organizzazioni svolgono un ruolo fondamentale, poiché, investendo nello sviluppo delle competenze a tutti i livelli, possono agevolare questo processo.
“Sono dati che ci fanno capire quanto le persone siano effettivamente pronte ad affrontare questa sfida, che rappresenta anche una grande opportunità.
I lavoratori chiedono percorsi di reskilling o upskilling per evolvere le proprie competenze così da poter utilizzare al meglio questa tecnologia e non rischiare di restare indietro”.
Alessandro Proietti, Customer Experience and Innovation Director di The Adecco Group Italia
IL RISCHIO BURNOUT
Un altro fenomeno preso in considerazione dal report è quello relativo al burnout. Negli ultimi tempi, infatti, lo hanno sperimentato oltre 1 lavoratore su 3 e, tra le principali cause, ci sono le troppe responsabilità rispetto al ruolo ricoperto, un carico di lavoro eccessivo e la mancanza di leadership.
Per diminuire il rischio di stress e burnout, è essenziale favorire il benessere sul luogo di lavoro. Le moderne tecnologie possono contribuire cambiando le dinamiche lavorative, ma è importante tenere conto che non possono migliorare il benessere emotivo. Nonostante l’adozione crescente di soluzioni basate sull’intelligenza artificiale, proteggere il benessere dei dipendenti deve rimanere una priorità per le organizzazioni poiché il burnout può rappresentare una minaccia seria. Pertanto, valorizzare il proprio personale, concentrandosi sulle competenze e sul benessere generale, può favorire il successo di un’azienda.
LA RIVOLUZIONE DELL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Nel report di quest’anno, l’attenzione è stata posta sull’impatto che l’intelligenza artificiale avrà sull’occupazione. È inevitabile, infatti, che questa tecnologia influenzi sia il mondo del lavoro e che i lavoratori stessi. Tuttavia, i due terzi dei lavoratori intervistati ritengono che questo impatto sarà positivo, mentre solo l’8% teme di perdere il lavoro a causa dell’IA.
“Non sarà l’intelligenza artificiale a cancellare i posti di lavoro, piuttosto sarà necessaria una riqualificazione della forza lavoro per poter integrare al meglio l’intelligenza artificiale nelle diverse professioni”.
Alessandro Proietti
Ad emergere principalmente, come già accennato in precedenza, è la necessità di conseguire le competenze necessarie a gestire il cambiamento. L’intelligenza artificiale, infatti, può portare miglioramenti, sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo, in molte attività svolte. Tuttavia, per raggiungere questo obiettivo, spiega il Customer Experience and Innovation Director di The Adecco Group Italia, è essenziale integrarla saggiamente con la componente umana. Per questo, è essenziale preparare i dipendenti all’introduzione di questa tecnologia nella loro routine lavorativa.
“Da un lato l’intelligenza artificiale migliora la produttività, dall’altro aumenta anche la creatività. Molti la usano, per esempio, come stimolo nei momenti di brainstorming. Altri la usano per facilitare le attività più ripetitive, in modo da recuperare tempo da impiegare nelle mansioni più creative e originali, a maggior valore aggiunto”.
Alessandro Proietti
L’ACCESSO ALL’AI NON È EQUA
Pur essendo diffusa, l’adozione della GenAI risulta disomogenea e senza un orientamento chiaro per i lavoratori. Molti, infatti, la stanno già adoperando sul lavoro senza aver avuto una formazione adeguata.
Attualmente, solo il 46% dei lavoratori riceve istruzioni dai datori di lavoro su come utilizzare l’IA sul lavoro e, ad usarla maggiormente sono lavoratori con laurea (76%) contro il 51% di coloro con diploma di scuola secondaria. Questo può comportare dei rischi e generare delle disparità. Le parole chiave di questa trasformazione devono essere: equità, inclusività e responsabilità. È fondamentale che nessuno venga lasciato indietro.
L’IMPORTANZA DELLE SOFT SKILL
Poiché la tecnologia sostituirà molte competenze tecniche, le soft skills diventeranno sempre più cruciali. In questa significativa trasformazione tecnologica significativa, le competenze umane come leadership, empatia e intelligenza emotiva saranno sempre più importanti e richieste.
“La capacità di interpretare quello che produce l’Ai assume ancor più importanza rispetto a prima. Il saper leggere e capire se quello che sta proponendo è realmente sensato e centrato è un aspetto fondamentale.
Ecco allora che anche la formazione focalizzata sulle soft skill, come il pensiero critico appunto, ci renderà più capaci di utilizzarla al meglio“.
Alessandro Proietti
Per adattarsi ai cambiamenti nel mondo del lavoro, le organizzazioni dovrebbero integrare coaching, formazione e sviluppo della leadership per potenziare questi aspetti esclusivamente umani. I lavoratori sono certi che l’intelligenza emotiva è, e resterà, la capacità umana meno sostituibile.
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