Ecco tornare alla luce alcuni scheletri nell’armadio del cimitero capitolino Verano.
Questa settimana, che ha lasciato alle spalle un Halloween molto “intimista” – date le disposizioni governative e le norme anti-covid – è cominciata con un lunedì in cui il ricordo dei defunti, è stato accompagnato dalla denuncia del disagio relativo alle migliaia di salme in attesa per le cremazioni.
Nello stesso “funesto” lunedì in cui Roma, l’Italia ed il mondo del teatro intero si trovava a piangere la scomparsa dell’amato Gigi Proietti, la sindaca Raggi presenziava alla cerimonia di commemorazione dei defunti proprio al Verano. Qui si sono palesati i molti “scheletri nell’armadio” di questo cimitero monumentale e di tutta la questione legata al tema delle sepolture e ai defunti.
SCHELETRO #1: L’AFFARE DELLE CREMAZIONI
A pochi metri dalla cerimonia, moltissime macchine recanti feretri erano in fila per recuperare le salme “parcheggiate” nella camera mortuaria del Verano e trasferirle a “Prima Porta” (cimitero Flaminio) per procedere con la cremazione. Attualmente questa pratica prevede attese lunghissime e spostamenti tra camere mortuarie che vanno esaurendo i posti a ritmi troppo rapidi rispetto a quelli degli inceneritori disponibili.
Lo snellimento delle pratiche di cremazione, oggi, è ancor più necessario anche per ridurre eventuali rischi di contagio generati proprio dalle salme morte con/per Covid-19. Sembrerebbe opportuno, oltre a ripristinare i forni in disuso, anche agevolare in termini economici e pratici la possibilità di svolgere cremazioni fuori Comune o Regione.
SCHELETRO #2: IL DEGRADO, IL PERICOLO E L’ABBANDONO
Superando il problema delle salme in attesa e dei relativi traslochi cimiteriali, ecco il secondo grande scheletro: lo stato di degrado, incuria ed abbandono. Anche in questo caso non serve allontanarsi troppo dal luogo della commemorazione per notare strade dissestate, tombe pericolanti, lapidi spezzate, radici che hanno avuto la meglio su marmi e pavimentazioni. Il tutto vela questo luogo, già imprescindibilmente malinconico, di una patina di decadenza tutt’altro che romantica. Il risultato è che, attualmente, il Verano risulta un luogo degradato, pericoloso e pieno di insidie.
Non possiamo dimenticare la sua funzione di “Cimitero Monumentale”, tuttavia non vorremmo che questa definizione fosse stata intesa come conservazione “tel quel” dei beni in oggetto. Percorrendo mentalmente i cimiteri monumentali di altre città europee non riusciamo a ricordarne uno così mal messo. E forse non è un caso che se ne parli tanto proprio in un anno così gravato dal conto della lunga serie di morti dovuti alla pandemia.
COSA AUGURARSI?
Date le premesse, c’è ampio spazio di intervento. Speriamo che il Municipio metta in atto rapidamente le misure adeguate per ripristinare i luoghi in uno stato quantomeno accettabile e porre rimedio alle carenze che oggi rallentano le pratiche del settore.
Ci auguriamo che per intervenire praticamente sulle attuali fonti di pericolo evidenti non si aspetti il “ferito”, il “contagio” o per restare in tema “il morto”, e che si sia fatta una giusta valutazione dei rischi. Così, forse, il famoso “Riposi In Pace”, anche a Roma potrà riguardare le spoglie mortali e non solo l’anima dei defunti.