Ne percorro un piccolo tratto tutti i giorni per recarmi al lavoro. E tutti i giorni penso che viviamo in una città straordinaria e trascurata. La “grande bellezza” ci avvolge guidando le nostre automobiline su un percorso indicato da 2.300 anni: la Via Appia Antica che recentemente è diventato il 60° sito Patrimonio dell’Umanità italiano.
Il tracciato fu progettato nel 312 a.C. da Appio Claudio Cieco per unire Roma a Capua per consentire l’arrivo dell’esercito durante la seconda Guerra Sannitica. Successivamente la strada fu prolungata fino a Brindisi per avere un collegamento con la Grecia e l’Oriente. Questo fece della via Appia Antica la “regina viarum” (la regina delle strade), la via di comunicazione principale dell’età romana. Il tracciato era largo 4.10 metri il che consentiva la circolazione in entrambi i sensi. Vi erano stazioni di cambio, alberghi e osterie per i viaggiatori.
Passeggiare lungo la via Appia Antica ci fa conoscere i tantissimi complessi monumentali che furono costruiti nel corso dei secoli e il suo ottimo stato di conservazione è testimonianza della grandezza ingegneristica romana.
Quasi 1.000 Km che hanno unito la popolazione italica e il Mediterraneo, il passato e il futuro della civiltà romana e hanno dato impulso alle relazioni fra nord e sud nei secoli che hanno seguito, creando la base dell’attuale rete di comunicazione.
Nel 2022 il Mic ha iniziato la procedura per la candidatura della Via Appia Antica e il 27 luglio è arrivata la risposta positiva da parte dell’Unesco.
In oltre 2300 anni di storia, la via Appia ha creato un variegato ambiente culturale, ora universalmente riconosciuto, descritto anche da scrittori, pittori, poeti e viaggiatori europei e americani che furono innegabilmente contagiati dal fascino e bellezza dei territori che essa attraversa.