Il 9 febbraio ricorre la quinta giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo. La prima edizione si è svolta nel 2017, in coincidenza con la Giornata Europea della Sicurezza in Rete indetta dalla Commissione Europea (Safer Internet Day).
Bullismo e cyberbullismo sono due parole che insieme ad altre parole come intolleranza, discriminazione e odio, gli studenti delle scuole primarie e secondarie conoscono molto bene ma che, sempre di più, sembrano parole svuotate di senso e ridotte a puro tecnicismo. Infatti, a ben vedere, questa conoscenza sembrerebbe non bastare a ridurre i numeri di un fenomeno che continua a dilagare tra i giovani.
QUESTIONI DI RELAZIONE
Per questo occorre tornare a lavorare sulla relazione. Il bullo e il cyberbullo scaricano le proprie frustrazioni sull’altro: privi di empatia, intolleranti alle regole e agendo in modo impulsivo, non mostrano sensi di colpa rispetto al male arrecato. Ed è proprio questo sgretolarsi della capacità di riconoscere e rispettare l’altrui soggettività a destare una grande preoccupazione tra gli studiosi di tale fenomeno.
Gli ultimi casi di cronaca parlano chiaro: studenti con disabilità presi di mira, umiliati con della vernice al volto e poi derisi sui social. Calci, percosse, bastonate e minacce di morte: immagini filmate con gli smartphone e diffuse in rete, sui social, con tanto di titoli di derisione e purtroppo con tanto di spettatori.
L’IMPORTANZA DEL DIALOGO TRA LE ISTITUZIONI
Indifferenti? Complici? Quale vitamina emotiva mancherebbe a chi rimane impassibile a guardare? A quattro anni di distanza dall’entrata in vigore della legge n. 71 del 2017, il fenomeno del bullismo e del cyberbullismo sono tutt’altro che risolti, rappresentando una delle priorità per le politiche educative e richiedendo un dialogo sempre più stringente tra le diverse istituzioni. Le famiglie, prime comunità educanti, dovrebbero porre ai loro figli dei limiti nel tempo di utilizzo delle nuove tecnologie sociali per impedire che si verifichi una mancata maturazione delle competenze empatiche.
L’attenzione verso il mondo interiore dell’altro è necessaria per attivare una sana e robusta socializzazione. E’ importante che non solo i genitori, ma anche i docenti conoscano tutti i pericoli che si nascondono nel web, legati alle social mode come le challenge, che anziché generare appartenenza rischiano di accrescere il senso di solitudine. Di fronte alla crescita inarrestabile della tecnologia, aumentare una forma sana di relazionalità negli allievi, rappresenta una funzione preventiva urgente e non rinviabile.
EDUCAZIONE EMOTIVA
Diventa necessario, pertanto, fornire alle figure predisposte all’educazione dei minori, tutti gli strumenti che possano orientare la loro pratica rispetto agli obiettivi dell’Agenda Europea 2030 che, in materia di promozione dell’intelligenza emotiva, mirano a favorire a una comunicazione non violenta e un’adeguata gestione del conflitto. Si diventa cittadini digitali laddove venga concretamente coltivata una maturità digitale attraverso programmi di educazione civica, di educazione all’affettività ed alle emozioni. Gli insegnanti sono difatti i più abili a piantare semi emotivi nei giardini interiori dei ragazzi. Affidiamoli pertanto alla loro cura. Siamo certi che, all’interno delle aule scolastiche e con strumenti idonei a sostenere la loro pratica, sapranno trasformare la carica aggressiva in qualcosa di più utile alla nostra società.
Ogni forma di vulnerabilità, infatti, se presa in tempo e adeguatamente gestita può rientrare in un armonico sviluppo della personalità. Ricordiamoci che gli unici anticorpi a comportamenti caratterizzati da scarso senso civico hanno origine culturale ed emozionale!
a firma di :
Andrea Bilotto Presidente A.I.C.S. – Associazione Italiana di prevenzione al Cyberbullismo e al Sexting
Maria Alario Vice Presidente A.I.C.S.