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NUOVI MODI DI FARE ARTE

L’arte non si ferma neppure davanti ad una pandemia o al lockdown. Anzi, oggi esistono nuovi modi di fare arte, che si reinventa e rinasce in luoghi inattesi.

Anche la sperimentazione è una forma d’arte e, in questo clima incerto tra chiusure e restrizioni, vediamo fiorire una nuova energia artistica che vuole tornare vicino alle persone.

Nascono nuovi spazi espositivi, non convenzionali ma non per questo meno affascinanti. Le nuove idee e gli spunti artistici proposti sono talmente pieni di vita da invitare spontaneamente alla riflessione e al dibattito perché l’arte è di tutti.

“AGGIUNGI AL CARRELLO”

Una delle sperimentazioni più avvincenti di questo periodo è stata la mostra allestita a Napoli dal gallerista Luigi Solito insieme con la curatrice Carla Travierso e Antonella Polito, socia del food store Gourmeet sede l’evento.

Lo spirito che ha animato il progetto promuove l’arte come forma di nutrimento a 360°. Stupisce l’insospettabile fluidità visiva che ha caratterizzato gli spazi condivisi dalle opere d’arte e dai prodotti esposti.

Una sorta di “alternanza virtuosa” generata dagli artisti Christian Leperino, Francesca Matarazzo, Ryan Mendoza, Laura Niola e Maurizio Savini che hanno esposto le proprie opere vicino alle casse, al banco pescheria e all’ortofrutta. L’esperienza non ha generato alcuna sensazione di “disagio” né percezione di “fuori posto”, solo pura occasione di bellezza.

NUTRIMENTO PER L’ANIMA

Laura Niola, nelle opere tratte dal ciclo Signatura Rerum, rappresenta il cibo come nutrimento dell’anima e cura del corpo. Un approccio che invita a riflettere sulla relazione esistente tra gli organi umani e i frutti della terra.

Maurizio Savini ha esposto il Ritratto di Valentino Zeichen, realizzato in pietra calcarea e chewing gum, un materiale da lui molto usato e simbolo della produzione industriale.

Il chewing gum ci porta idealmente a “Emma with Marshmallows” di Ryan Mendoza. Questa è la foto di una donna che incarna con il suo stile il rapporto tra cibo e corpo, troppo spesso vissuto in modo conflittuale.

L’articolo 32 di Francesca Matarazzo, un cubo con quattro facciate in acrilico e pietra lavorata su tela, è rimasto sospeso al centro dell’area mercato per tutta la mostra. L’opera incarna il potere della parola richiamando il testo della Costituzione Italiana per la tutela alla salute come diritto fondamentale.

La mostra ha coinvolto anche l’opera del ciclo “Abisso”, un’imponente scultura in gesso senza volto di Christian Leperino e la “Maternità consumata” di Laura Niola, in cui abbiamo una madre in gesso e stracci che rappresenta l’attuale situazione culturale.

ART’IGIANI PER IL TEATRO

La condizione critica che investe tutta l’arte riguarda, purtroppo, anche teatri e cinema, chiusi tragicamente da circa un anno. Gli artisti continuano a rinnovarsi e si esibiscono nelle aziende artigiane attraverso un nuovo progetto chiamato Art’igiani.

L’obiettivo è creare un’iniziativa concreata di supporto ai professionisti dello spettacolo, su cui le restrizioni anti Covid hanno gravato pesantemente, e spingere le aziende artigiane verso nuovi modi innovativi di comunicare il proprio brand e far conoscere i propri prodotti e servizi. Nuove opportunità in questa particolare Era digitale utili a far rivivere lo spettacolo, l’arte e la cultura anche in luoghi che non ti aspetti.

Silvia Bugno, danzatrice, coreografa, insegnante e danzeducatore del Centro Sperimentale Danza Teatro, è stata coinvolta nello spettacolo del 26 marzo tenutosi a Printmateria srl, azienda specializzata nella stampa digitale su grande formato.

«La performance è stata creata pensando al luogo che la ospita; si appoggia, aggrappa, a questo tempo sospeso che impone un inusuale “stare insieme” a distanza, fermi da un po’ in un’attitudine di attesa e immobilità forzata. I corpi, custodi di vita e arte, hanno un gran desiderio di riprendere a respirare, desiderare e permettere. La danza si scolla, preme timidamente e trova soluzioni nuove per resistere e farsi nuovamente corpo, sguardo e condivisione. “Ieri ho danzato” è un ricordo, ma è anche il più bel sogno per i giorni a venire».

Silvia Bugno, danzatrice, coreografa, insegnante e danzeducatore del Centro Sperimentale Danza Teatro

L’ARTE E LA PANDEMIA

L’arte è linfa vitale per molte persone e non possiamo credere che la pandemia possa imprigionarla nelle sue sedi tradizionali. Sappiamo che questo periodo è stato sfruttato con grande attenzione da musei, teatri e gallerie che hanno approfittato dello stop forzato per realizzare importanti lavori di restauro e nuovi allestimenti.

Ma come l’arte è importante per le persone, allo stesso modo, le persone sono importanti per l’arte. Così rivive in luoghi dove prima non avremmo mai pensato di trovarla.
Esperienze artistiche che si prefiggono di entrare in ognuno di noi per incentivare cambiamenti positivi e stimolare nuove percezioni.

Da questi esperimenti potrebbero nascere nuove modalità di fruizione dell’arte, qualcosa che dovremmo far crescere e sperimentare anche dopo la pandemia, senza dimenticare i nuovi rischi che i possibili scenari possono comportare per i beni artistici verso i quali bisognerà sempre trovare la miglior forma di tutela.

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