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L’IMPORTANZA DI ATTRARRE INVESTIMENTI ESTERI NEL SISTEMA PAESE

L’importanza di attrarre nel “sistema Paese” investimenti esteri è stato il focus della prima riunione post pandemia della Cabina di Regia per l’Internazionalizzazione che si è conclusa nei giorni scorsi.
Co-presieduta dal ministro Di Maio degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e dal ministro Giorgetti dello Sviluppo Economico, la Cabina di Regia ha visto anche la partecipazione di numerosi ministri, sottosegretari ed altre figure autorevoli.
Hanno preso parte ai lavori, a sostegno dell’export, anche enti pubblici (tra questi ICE, Cassa Depositi e Prestiti, SACE, SIMEST) ed associazioni del mondo imprenditoriale e finanziario, nonché gli enti firmatari del “Patto per l’Export”.

“Per potenziare l’internazionalizzazione e la capacità di esportare delle aziende italiane sono necessari interventi che modernizzino rapidamente il Paese, investendo sull’innovazione dei processi produttivi, migliorando le infrastrutture e semplificando la burocrazia.
La strada da seguire è quella identificata dalla Cabina di Regia per l’Internazionalizzazione e dal Patto per l’Export e l’obiettivo è rendere l’Italia un polo di eccellenza per gli investitori internazionali […]”.

Luigi di Maio, Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale

“Il Pnrr rappresenta un’occasione storica, straordinaria, dal punto di vista delle risorse e del progetto riformatore, per rilanciare davvero il nostro Paese ed è per questo che sul tema dell’attrazione degli investimenti esteri abbiamo aumentato e riqualificato le risorse, rispetto alla prima stesura del piano”.

Giancarlo Giorgetti, Ministro dello Sviluppo Economico
LA POSIZIONE ITALIANA

Per una maggiore crescita economica, occupazionale e di sviluppo sociale sono fondamentali due elementi che fanno parte del processo di internazionalizzazione: export ed investimenti di società italiane all’estero.
A questo però deve essere affiancato anche un processo di promozione per attrarre investimenti esteri. Questi tre fattori insieme, infatti, possono favorire la competitività delle aziende italiane sui mercati internazionali.

L’Italia è, ad oggi, uno dei principali Paesi manifatturieri con una forza lavoro altamente qualificata. Entrare nel “Made in Italy” significa per un investitore estero “essere percepito come unità di un mondo di eccellenza”.

Il nostro Paese si attesta tra i primi 20 al mondo per stock di capitali esteri con un peso sul PIL che oscilla fra il 20% e il 25%. Questo dato non si allontana di molto da quello registrato dalla Germania nel 2018 (23%) ma non si avvicina a quello della Francia (30%) e della Spagna (46%).

Altri ambiti competitivi di cui vanta il nostro Paese sono quello farmaceutico ed aerospaziale. Si aggiunge anche l’eccezionale posizione geografica ed il ricco patrimonio artistico e culturale con una solida filiera “nell’ambito della cultura, del design, della moda, dello spettacolo e delle arti performative”.

ALCUNI INDICI INTERNAZIONALI

Il Paese sta riscontrando una sempre maggiore posizione per quel che riguarda la percezione positiva all’estero. Ecco alcuni indici internazionali:

  • Il Global Attractiveness Index 2020 di The European House – Ambrosetti, colloca l’Italia al 18° posto su 144 Paesi analizzati, tra le economie a buona attrattività (nel 2017 l’Italia occupava la 25° posizione).
  • Il Kerney FDI Confidence Index 2021, elaborato sulla base delle indicazioni di investimento degli investitori internazionali, ha registrato una crescita del nostro Paese, ritenuto oggi in 8° posizione tra le economie più attrattive.
  • La classifica Nation Brands di Brand Finance colloca l’Italia fra i Paesi più riconoscibili, con una posizione tra 8° e la 10° dal 2015 ad oggi.
  • Inoltre, nella classifica “1.000 Europe’s Fastest Growing Companies 2021” del Financial Times l’Italia è il primo Paese in Europa per numero di startup a più elevato tasso di crescita in termini di fatturato.
LA STRATEGIA

Dal documento conclusivo della Cabina di Regia è stato individuato un percorso di medio termine per “Un’Italia per l’impresa Internazionale – Una strategia per attrarre”:

  1. valorizzazione dell’offerta settoriale di investimento, con un posizionamento in comparti e funzioni ad alto potenziale;
  2. ricerca di investitori attraverso la rete diplomatico-consolare e degli Uffici e dei Desk/Unit per la Attrazione Investimenti Esteri (AIE) di ICE-Agenzia all’estero, avvalendosi – ove presenti – anche dell’assistenza degli uffici e delle strutture delle Camere di Commercio Italiane all’Estero, nel quadro di quanto previsto dal decreto legislativo 25 novembre 2016, n. 219;
  3. semplificazione normativa, regolamentare e procedurale, adottando misure mirate sugli aspetti più critici che incidono sugli investimenti a beneficio sia degli investitori esteri che nazionali;
  4. valorizzazione delle opportunità di investimento, attraverso il coinvolgimento di competenze e strutture sul territorio;
  5. comunicazione – non solo presso la comunità degli investitori all’estero – ma anche nella percezione nazionale, per diffondere la consapevolezza del valore aggiunto che gli IDE apportano nei sistemi produttivi locali;
  6. governance, per rendere più efficace la collaborazione tra amministrazioni ed enti centrali e le strutture regionali e locali.
IL SETTORE AGROALIMENTARE

Il settore agroalimentare, nonostante le numerose difficoltà dovute alla situazione di emergenza e le conseguenti restrizioni e chiusure di sbocchi commerciali, ha registrato una crescita dell’export dell’1,8%, “superando quota 46 miliardi e avvicinandosi sensibilmente all’obiettivo programmatico dei 50 miliardi”. È quanto evidenziato dal presidente della Copagri Franco Verrascina nel corso della Cabina di Regia sull’internazionalizzazione.

Ha, inoltre specificato che:

“Per proseguire sulla strada della crescita diventa quindi prioritario continuare a puntare sulla promozione del Made in Italy e sull’attrazione degli investimenti, asset fondamentali per la tenuta economica del Paese; basti pensare che il 32% del PIL nazionale deriva dalle esportazioni e il 20% dagli investimenti esteri”.

E prosegue:

“Gli agricoltori sono da anni impegnati sul versante della qualità, fronte sul quale hanno sensibilmente contribuito a dare lustro e prestigio all’immagine del Made in Italy nel mondo, ma chiedono uno sforzo che porti a colmare il gap con i principali competitor comunitari del Paese in termini di costi che le imprese sono costrette a sostenere per stare sui mercati […]”.

Le linee guida designate nel documento conclusivo sono pienamente condivise dal presidente Verrascina: “si individua l’agroalimentare, fra gli altri comparti, quale settore prioritario su cui concentrare le iniziative promozionali che verranno messe in campo dal Comitato Interministeriale per l’Attrazione degli Investimenti Esteri-CAIE e cui destinare un’adeguata dotazione di risorse per portare avanti l’attività di attrazione degli investimenti esteri”.

CONFITARMA: SFRUTTARE IL POSIZIONAMENTO GEOGRAFICO 

Il presidente di Confitarma, Mario Mattioli, anche lui intervenuto alla Cabina di Regia per l’Internazionalizzazione, ha rilevato che nel nostro Paese sono molte le normative ma siamo carenti in tutto ciò che implica il controllo di quanto è stato creato.

“Non possiamo che essere concordi con l’esigenza di rendere più efficiente la Pubblica Amministrazione, di risolvere il problema della giustizia nonché gli aspetti fiscali che incidono pesantemente sulle nostre imprese, e siamo convinti che ci siano tutte le condizioni per rigenerare il Paese dal punto di vista economico realizzando le riforme necessarie e da più parti invocate”.

Ha aggiunto poi:

Il settore marittimo è vitale per l’interesse del Paese, così come è vitale tutelare la sua competitività nei mari del mondo ed è capofila nella catena della blue economy che rappresenta il 2% del nostro PIL. Il recente blocco del canale di Suez ha dimostrato quanto il trasporto via mare sia fondamentale, non solo per l’Italia ma per tutti i paesi del mondo”.

Proprio nell’ottica di fornire porti e flotte green al Paese, il presidente Mattioli ha sottolineato che “non dobbiamo dimenticare che l’Italia sconta un gap logistico di circa 70 miliardi proprio per i colli di bottiglia che si creano nei nostri porti che non riescono ad essere la porta di accesso ai mercati europei, nonostante la strategica posizione del nostro Paese al centro del Mediterraneo”.

Il presidente di Confitarma conclude con l’auspicio che finalmente “si inneschi un’inversione culturale per mettere il nostro Paese in grado di sfruttare i punti di forza che derivano proprio dal nostro posizionamento geografico”.

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