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Storie

TOMBINI DI ROMA

I tombini di Roma la vita non li spezza,
questa città è ancora nostra,
ma come fanno gli amministratori comunali
a ripararli con Photoshop.
Le bombe d’acqua si che fanno male,
è solo il traffico che muore, è solo il traffico che muore.

IL PRETESTO: LA BOMBA D’ACQUA

Azzardiamo questa parafrasi sulle note di Venditti a pochi giorni dagli ultimi eventi avvenuti nella Capitale. La settimana scorsa, infatti, la Capitale è stata messa a dura prova da un mini nubifragio simile a quelli tropicali. Tra caos e disagi la “piccola bomba d’acqua” ha messo in ginocchio la parte nord della città. Strade allagate a Ponte Milvio, Prati, Corso Francia non più una strada ma un fiume con automobilisti in panne e cassonetti galleggianti. Addirittura un asilo di Ponte Milvio, è stato invaso dall’acqua: maestre e bambini bloccati nella struttura, sono stati salvati dall’intervento dei vigili del fuoco.

LA FUNZIONE DEI SOCIAL

Le immagini di strade allagate, negozi e garage invasi dall’acqua, è naturalmente divenuta virale sul web, luogo virtuale dove ormai si conducono anche rivoluzioni, guerre e battaglie. L’evento ha scatenato nuove polemiche sui soliti temi. In particolare uno dei problemi storici della Capitale, quelli dei tombini e delle condizioni delle strade, sono tornati ad essere centrali. Sui tombini in particolare, a fine marzo, era nata una polemica dai toni accesi e colorati dopo che un rappresentante dell’amministrazione romana aveva postato l’immagine di un tombino ritoccata con un programma ad hoc asserendo di aver provveduto alla sua disostruzione…

LA NUOVA NORMALITÀ: IL RUOLO DELLA PREVENZIONE

Con la complicità del cambiamento climatico e le questioni micro e macro-ambientali, negli ultimi anni gli eventi naturali e catastrofali, hanno aumentato notevolmente le loro frequenza e portata. Per questo motivo occorre prendere seri provvedimenti risolutivi.

Ben lungi da farne questioni politiche dalle quali il nostro giornale si astiene per principio informativo di neutralità ed oggettività, non possiamo non esprimere alcune considerazioni sugli aspetti della prevenzione e della gestione dei rischi.

Le grandi città, la Capitale in primis, dovrebbero essere d’esempio dotandosi di piani di controllo e gestione ben organizzati, per far fronte a questi rischi sempre più frequenti. Si potrebbe lavorare sui piani di allerta, con comunicazioni tempestivamente aggiornate alle previsioni e avvisi sulle strade/zone più o meno sicure da percorrere o attraversare in determinate condizioni. Questi progetti, peraltro, potrebbero includere la partecipazione attiva dei cittadini creando una rete di sicurezza basata sulla comunicazione. Ci auguriamo che passata la tempesta, anzi, la bomba d’acqua, non si resti immobili ad attendere la prossima, ma ci si muova con attenzione e lungimiranza nell’interesse dei cittadini e della Capitale.

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