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ARI
Foto ©UniTrento ph. Giuseppe Froner

Sociale

ARI, IL ROBOT UMANOIDE CON CUI SOCIALIZZARE

ARI, così si chiama il robot umanoide, alto quanto una persona, che ha uno scopo specifico: socializzare! ARI è nato dal progresso in capo di intelligenza artificiale e rientra nella categoria “robotica sociale”. Sarà impiegato per svolgere compiti di servizio, fornire informazione alle persone e fare loro da guida.

Questa tipologia di robot, infatti, sono progettati per sviluppare abilità avanzate di comunicazione e analisi di dati multimodali (ad esempio audio e video). Inoltre, devono saper interagire, nella maniera più “naturale” possibile, con più persone contemporaneamente.

ARI ED IL PROGETTO SPRING

ARI è prodotto dall’azienda di Barcellona PAL Robotics, è arrivato nei giorni scorsi al Dipartimento di Ingegneria e Scienza dell’Informazione (Disi) dell’Università di Trento che si occuperà della programmazione in modo da impiegarlo in ambito assistenziale e sanitario, nell’ambito del progetto europeo SPRING (Socially Pertinent Robots in Gerontological Healthcare).

Questo progetto europeo, di cui la professoressa Elisa Ricci del Disi è la referente per l’unità di Trento, mira proprio all’utilizzo dei “robot sociali” per fornire supporto in contesti sanitari e di assistenza.

ARI è in grado di muovere braccia, mani, testa e combina insieme anche le animazioni degli occhi e le funzionalità di sintesi e riconoscimento vocale. Inoltre, il touchscreen integrato nel petto permette la visualizzazione di contenuti multimediali e offre un’interfaccia intuitiva per gli utenti.

Al Disi, spiega la professoressa Ricci, si creano gli algoritmi di intelligenza artificiali necessari per permettere al robot di muoversi in situazioni sempre più complesse.
Deve sapersi districare in ambienti dove sono presenti persone ed oggetti – come le strutture sanitarie – nonché sviluppare un linguaggio naturale e avanzato in modo da facilitare l’interazione con pazienti e persone anziane.

“Il nostro progetto punta a capire se il robot potrà essere accettato dai pazienti: una sfida che richiede competenze interdisciplinari, come la psicologia e le scienze cognitive, che vanno oltre le tecnologie dell’informazione e della comunicazione ICT”.

Professoressa Elisa Ricci (Disi)
I ROBOT SOCIALI

Sono sempre più i robot sociali che vengono impiegati in molti luoghi pubblici: dai musei agli aeroporti, dai centri commerciali alle banche.
I progetti come SPRING hanno proprio l’obiettivo di far crescere una nuova generazione di robot. Robot sempre più sofisticati e flessibili che possano adattarsi ai bisogni degli utenti.

“La ricerca sugli umanoidi non finisce qui. Un altro ARI è infatti in arrivo nelle prossime settimane e andrà a completare le infrastrutture disponibili nei laboratori didattici del dipartimento che da settembre saranno a disposizione di studenti, studentesse, ricercatori e ricercatrici per l’inizio del nuovo anno accademico”.

Paolo Giorgini, direttore del DISI

Nel 1988 Corto Circuito sembrava solo fantascienza e molti dei ragazzi che hanno sognato di conoscere “Numero 5” a breve forse potranno conoscere ARI. Negli ultimi anni la robotica sociale ha fatto moltissimi progressi verso l’attuazione di quello che fino a poco tempo fa era solo “teoria”: la possibilità di inserire robot come ARI nel contesto sociale di cooperazione. Si intuisce che lo sviluppo della robotica in tal senso miri ad un benessere sempre maggiore sia sociale che personale. Ma cosa dovremmo aspettarci per il futuro?
Se nel periodo di pandemia, anche solo in parte, gli operatori sanitari fossero stati robot – soprattutto nei reparti Covid – forse si sarebbe potuto risparmiare qualche contagio… In cuor nostro speriamo però che nessun algoritmo potrà mai davvero rimpiazzare la bellezza imprevedibile delle emozioni umane e che nessuna scienza possa svelarne l’essenza.

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