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SEA-UNICORN

Mare, Mondo

SEA-UNICORN: UNA SFIDA PER SALVARE GLI OCEANI

La complessità degli ecosistemi marini e l’importanza degli oceani sono i motori propulsori che hanno generato la nuova COST Action europea SEA-UNICORN.

Il progetto consiste in una rete internazionale di ricerca finalizzata a studiare la Connettività Funzionale Marina (MFC: Marine Functional Connectivity), ossia le complesse relazioni che intercorrono tra le specie e gli habitat marini.
Capire in modo approfondito il loro funzionamento è indispensabile per il raggiungimento di uno sviluppo sostenibile dei mari di tutto il nostro pianeta.

UNA QUESTIONE MONDIALE

Gli oceani ricoprono più del 70% della superficie terrestre. Sono indispensabili per la regolazione del clima e, attualmente, le risorse marine rappresentano la settima economia al mondo.

L’azione dell’uomo, a causa della pesca eccessiva e del cambiamento climatico provocato da alcuni nostri comportamenti, sta causando una massiccia perdita della biodiversità marina con conseguente compromissione della salute degli ecosistemi.

Un esempio?
Nell’ultimo secolo, il 90% dei principali predatori marini è scomparso e molti habitat costieri e oceanici sono stati distrutti o gravemente degradati.

È fondamentale lavorare in modo sinergico per una gestione sostenibile degli oceani. Considerando anche che, al momento, le azioni adottate per la loro protezione sono molto inferiori rispetto a quelle per gli habitat terrestri.

Il progetto SEA-UNICORN ha, quindi, un approccio globale fondamentale per raggiungere una maggior salute mondiale. Attraverso una conoscenza articolata delle connessioni che intercorrono tra le popolazioni e gli habitat marini, si potranno intraprendere le giuste azioni. Occorre agire per conservare le specie più vulnerabili e controllare la diffusione di organismi invasivi. Inoltre, le ricerche condotte permetteranno di costruire reti efficaci di aree protette e promuovere una gestione sostenibile della pesca.

Audrey Darnaude scienziata del Centre National de la Recherche Scientifique (Francia) e presidente di SEA-UNICORN, ha dichiarato:

“Migliorare la nostra conoscenza e comprensione della connettività marina è la chiave per garantire un’economia blu sostenibile nei prossimi decenni. Negli oceani, gli habitat e le risorse viventi sono intrinsecamente interconnessi, ma le nostre conoscenze su queste connessioni sono ancora limitate e queste dinamiche sono quindi ampiamente trascurate nei processi decisionali per la gestione dei mari”.

IL RUOLO DELL’UNIVERSITÀ DI BOLOGNA

SEA-UNICORN mette in relazione più di cento istituzioni europee ed extra-europee. Una comunità interdisciplinare di scienziati, responsabili politici e specialisti del mare provenienti da tutto il mondo per promuovere una conoscenza unificata e condivisa.

All’interno del gruppo di lavoro c’è anche l’Università di Bologna con la professoressa Federica Costantini del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali. Il team mira a promuovere la consapevolezza globale sull’importanza ecologica ed economica della Connettività Funzionale Marina. L’obiettivo finale è inserire queste conoscenze nei processi decisionali per la gestione e conservazione degli habitat marini.

“La Connettività Funzionale Marina caratterizza tutti i flussi migratori di organismi marini che determinano l’interdipendenza tra popolazioni, specie ed ecosistemi in mare e nelle aree tra terra e mare. Conoscere da vicino queste connessioni ci permette di comprendere meglio le complesse relazioni tra specie o comunità marine e i diversi habitat in cui si trovano, migliorando così notevolmente la nostra capacità di sviluppare nuove strategie di conservazione delle coste e dei mari”.

Federica Costantini, professoressa del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali
UNA VASTA RETE INCLUSIVA

Il progetto SEA-UNICORN ci farà esplorare dai più piccoli microrganismi marini fino alle balene creando, contemporaneamente, una nuova sinergia tra scienziati e istituzioni di tutto il mondo.

Un momento di studio e confronto che permetterà di integrare le conoscenze ottenute per la gestione sostenibile dei mari con nuove possibili implicazioni economiche ed eventuali futuri rischi.

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