Non è solo più un problema degli agricoltori. Il proliferare della fauna selvatica, in particolare cinghiali, è diventato sempre di più un’emergenza anche per gli automobilisti, anche in città.
Secondo il report dell’Osservatorio Asaps (l’Osservatorio considera solo quelli con persone ferite o decedute) nel 2020 gli incidenti stradali “gravi” provocati da animali sono quasi 157, che hanno causato 16 morti e 215 feriti. Un numero estremamente alto nonostante il lockdown.
Come abbiamo visto proprio durante il lockdown, l’arresto delle attività umane negli ambienti urbani ha causato un aumento della presenza di animali selvatici nelle città. Anche sui social hanno proliferato foto ritraenti mandrie di cinghiali, orsi e altre specie, oltre, ovviamente, a gruppi di topi (alcuni di dimensioni davvero ragguardevoli) muoversi indisturbati nei centri abitati.
Analizziamo la situazione e lo scenario dei rischi che ne deriva.
QUALCHE NUMERO
- In 138 casi l’incidente è avvenuto con un animale selvatico (88%) e in 19 con un animale domestico.
- 118 incidenti sono avvenuti di giorno e 39 di notte.
- 151 incidenti sono avvenuti sulla rete ordinaria e 6 nelle autostrade e extraurbane principali.
- In 110 casi il veicolo impattante contro l’animale è stato una autovettura, in 58 casi un motociclo, in 6 incidenti l’impatto è avvenuto contro autocarri o pullman e in 3 incidenti sono coinvolti dei velocipedi. Il totale è superiore al numero degli eventi perché in alcuni sinistri sono rimasti coinvolti veicoli diversi.
La classifica delle regioni per incidenti gravi con investimenti di animali:
- Lombardia: 17 sinistri
- Emilia-Romagna: 15 sinistri
- Piemonte: 14 sinistri
- Abruzzo: 13 sinistri
- Campania: 12 sinistri
- Marche: 11 sinistri
- Toscana e Liguria: 10 sinistri
- Veneto, Lazio e Sardegna: 8 sinistri
- Sicilia: 7 sinistri
- Molise: 6 sinistri
- Puglia: 5 sinistri
- Trentino, Umbria e Friuli: 4 sinistri
- Calabria: 1 sinistro
Le segnalazioni, afferma Asaps, arrivano dai 600 referenti sul territorio e dalle cronache della stampa.
Nel 2019 ci sono stati 164 incidenti significativi con 15 persone decedute e 221 persone ferite seriamente; nel 2018 risultano 148 eventi con 11 decessi e 189 persone ferite.
È evidente che ogni anno gli incidenti stradali “non gravi”, cioè quelli nei quali muore o rimane ferito solo l’animale, sono parecchie migliaia ed è difficile fare una stima perché, in molti casi, gli automobilisti coinvolti non denunciano il sinistro.
Oltre otto italiani su 10 (81%), secondo l’indagine Coldiretti, pensano che l’emergenza cinghiali vada affrontata con il ricorso agli abbattimenti.
Notizia di qualche giorno fa è che in Umbria il Comune di Perugia ha emesso un’ordinanza per una “speciale” battuta di caccia a ridosso del centro storico dopo che è stata rilevata la presenza di cinghiali in ambito urbano.
LA FAUNA SELVATICA E GLI INCIDENTI STRADALI
La giurisprudenza ci dice che chi subisce un danno da incidente stradale provocato da fauna selvatica, può chiedere il risarcimento alla Provincia o alla Regione (secondo le competenze ed anche in base alle leggi regionali da esaminare caso per caso) per responsabilità aquiliana, ai sensi e per gli effetti dell’art. 2043 Codice Civile.
La III Sezione Civile della Corte di Cassazione, con l’ordinanza 6 luglio 2020, n. 13848 , ha illustrato lo stato dell’arte in tema di responsabilità dell’Ente pubblico per i danni cagionati da animali selvatici, precisando le questioni in tema di presupposti per l’imputazione della responsabilità (in applicazione del criterio ex art. 2052 c.c.), individuazione dell’effettivo oggetto della prova liberatoria gravante sulla Regione, conseguenze scaturenti dal negligente esercizio delle funzioni amministrative.
LA QUESTIONE DELLA RESPONSABILITÀ
La Corte Costituzionale (ord. n. 581/2000) ha deciso che la responsabilità per danni causati da animali selvatici non è presunta perché gli animali selvatici si trovano allo stato libero.
In altre parole, è onere di chi richiede il risarcimento del danno provare tutti gli elementi del fatto illecito e, quindi, anche un concreto comportamento colposo ascrivibile all’Ente danneggiante, essendo insufficiente la prova del mero nesso di causalità materiale.
L’automobilista deve quindi dimostrare, che lo scontro con il cinghiale, capriolo, ecc. è avvenuto per negligenza nella custodia dell’animale da parte di Regione o Provincia, o di chi per loro.
Una prova questa di fatto impossibile da produrre. Senza considerare poi che l’incidente potrebbe essere stato causato anche da una qualche responsabilità dell’automobilista: disattenzione nel leggere i cartelli stradali che avvertono della presenza di animali, eccessiva velocità, uso del telefonino, stato di ebbrezza ecc.
Insomma, un vero rompicapo per l’automobilista.