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Lavoro

LO SMART WORKING ED I RISCHI LEGATI AGLI “ANYWHERE JOBS”

“Dobbiamo mettere in conto un cambiamento radicale nell’atteggiamento verso il lavoro e la tecnologia”.
Tony Blair, ex Primo Ministro britannico

Da un recente studio pubblicato dal Tony Blair Institute for Global Change, lo smart working porterà cambiamenti radicali nel mondo del lavoro.
Sono molti, infatti, i benefici riscontrati dalle aziende con il lavoro da remoto tra cui un incremento della produttività da parte dei lavoratori e la possibilità di ridurre gli spazi fisici degli uffici risparmiando notevolmente sugli affitti. Questo porta con sé la possibilità di delocalizzare la forza lavoro per alcune mansioni che, di fatto, possono essere svolte completamente a distanza: gli anywhere jobs.

“La pandemia ha iniziato ad allentare i legami tra una mansione lavorativa e la sede in cui viene svolta. Ormai è emersa una nuova classe di mansioni da colletti bianchi, relativamente ben remunerate, che possono essere svolte a distanza, ovunque si voglia, nel Regno Unito o, perché no, in qualsiasi altro posto al mondo”.

I RISCHI DEL “LAVORO OVUNQUE”

Con la possibilità di delegare alcuni lavori a manodopera proveniente da altri paesi, lo studio calcola che, nel Regno Unito – ma questo potrebbe accadere ovunque nel mondo – , un posto di lavoro su cinque potrebbe essere a rischio, circa sei milioni di persone.

Tra le mansioni “a rischio”, lo studio mette in elenco tutte quelle che possono essere svolte con un computer: dai tecnici informatici agli ingegneri, dagli sviluppatori ai responsabili marketing.

“Se non si farà nulla in proposito, questo fenomeno avrà conseguenze politiche, sociali ed economiche paragonabili alla perdita di lavoro nel settore industriale negli anni Settanta, ma a un ritmo ancora più sostenuto”.

LE CARATTERISTICHE DEGLI ANYWHERE JOBS

Gli anywhere jobs, secondo l’analisi, oltre ad avere un’attività di “non routine” presentano una o più delle seguenti caratteristiche:

  1. Attività fisica limitata. L’attività lavorativa viene svolta quasi esclusivamente su computer in ambiente digitale che non è quindi legato ad un luogo fisico specifico.
  2. Responsabilità limitata. Il lavoro è autonomo e “periferico rispetto al nucleo dell’azienda” in cui le decisioni vengono prese due o tre volte al mese o meno.
  3. Attività asincrone e dettagliate. L’attività lavorativa richiede un’alta attenzione verso i dettagli e viene svolta “nella stessa posizione o fuso orario del lavoro nel resto dell’azienda”.

La maggior parte del lavoro, secondo lo studio, verrà comunque mantenuta negli uffici (probabilmente prediligendo una forma di lavoro ibrido).

I POSSIBILI METODI DI “RITENZIONE”

Una risposta celere dai governi, ipotizza lo studio, potrebbe permettere di rafforzare le protezioni sociali facendo “resistenza” e mantenendo i posti di lavoro nel proprio paese adattandosi ad un mercato del lavoro “più mobile, più flessibile e globalizzato”.

Tra le azioni prioritarie da adottare per il Regno Unito, ma attuabili a livello globale, ci sono:

  • Rafforzare l’infrastruttura di supporto: assistenza all’infanzia, trasporti, banda larga 5G e gigabit, alloggi e spazi di lavoro adeguati renderebbero il lavoro a distanza una realtà in tutto il territorio.
  • Progettare nuove forme di competenze e (ri)formare: le soft skill saranno necessarie per restare competitivi nel mondo del lavoro di domani. Puntare su un sistema di formazione permette ai lavoratori di adeguare le proprie competenze mitigando così il rischio di ricerca di risorse esterne al paese.
  • Rinnovare il contratto sociale per supportare una forza lavoro più mobile e flessibile: con la riformulazione delle dinamiche tra lavoratori e imprese si potrebbe rendere il mondo del lavoro “meno insicuro” rivedendo “regolamentazione, tassazione, offrire flessibilità e sicurezza per i lavoratori e modelli operativi sostenibili per le imprese”.

Anticipare le tendenze e trarre vantaggio dalla trasformazione tecnologica è quindi la strada da percorrere per trarre vantaggi sia economici che sociali.

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