Negli ultimi 10 anni il settore della birra ha conosciuto un forte sviluppo. Birrifici artigianali sono sorti in tutta Italia creando prodotti particolari, innovativi e di nicchia. Questo fa sicuramente onore al popolo italiano, che nel bere sembra orientato a prediligere la qualità alla quantità. E la qualità, quando si tratta di prodotti enogastronomici, ormai oltre ai processi produttivi prevede tra i punti fondamentali la provenienza delle materie prime. L’idea del prodotto eccellente viaggia di pari passo con le materie prime che, se non a “km0”, devono quantomeno essere per la maggior parte (o totalmente) Italiane.
“Il forte sviluppo della filiera brassicola (…) ha messo in evidenza la necessità di riuscire ad avere maggiori quantità di luppolo di origine nazionale, così da dare agli agricoltori la possibilità di fregiarsi di un prodotto 100% italiano; ad oggi, infatti, tutte le birrerie agricole utilizzano per lo più malto italiano, ottenuto dalla coltivazione di orzo nazionale, e il luppolo è rimasto l’unico ‘ingrediente’ che i produttori fanno fatica a reperire nel nostro Paese”. Queste le premesse di Copagri nell’intervento alla riunione del Tavolo di filiera del luppolo, svoltasi a febbraio in videoconferenza al Mipaaf alla presenza del Sottosegretario alle Politiche Agricole Giuseppe L’Abbate.
QUESTIONE DI LUPPOLO
Secondo Copagri: “A fronte della notevole e costante crescita della filiera brassicola, infatti, che conta oltre mille microbirrifici, distribuiti lungo tutto la Penisola e concentrati soprattutto nelle regioni centro-settentrionali del Paese, la superficie a luppolo in Italia ammonta a poco meno di 60 ettari, coltivati da circa un centinaio di aziende agricole con una superficie media di poco più di mezzo ettaro”.
Stanti questi numeri, è evidente la necessità di incrementare la produzione nazionale puntando sulla ricerca e sull’aggregazione tra birrifici.
UN SETTORE DINAMICO
Secondo la Confederazione Produttori Agricoli, “il comparto brassicolo rappresenta uno dei settori più dinamici dell’economia italiana, caratterizzato da un alto livello di innovazione e di imprenditoria giovanile, e va pertanto sostenuto (…) continuando a lavorare per fare sistema tra la politica, il mondo della ricerca e quello delle associazioni di categoria e dei produttori”. In questo modo, infatti si potrà “andare a chiudere la filiera nazionale e sopperire alla carenza di materie prime, quali orzo e luppolo, necessarie per la produzione di birre 100% italiane”.
Questa sembra quindi essere la direzione in cui andranno impiegate le risorse previste dalla manovra 2021, che nell’ambito del Fondo per la tutela e il rilancio delle filiere agricole reca specifici interventi per la filiera brassicola. Analogo percorso dovrà seguire il Piano di settore per lo sviluppo della filiera luppolicola, che dalle stime sembrerebbe dover far fronte ad un fabbisogno che si aggira intorno alle 3500 tonnellate annue.