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CLIMATE CLOCK

Ambiente

ARRIVA A ROMA IL PRIMO “CLIMATE CLOCK” ITALIANO

Inaugurato a Roma, in occasione della Giornata mondiale per l’ambiente, il primo Climate Clock italiano. L’orologio, posizionato sulla facciata del MiTE, ha visto la partecipazione del ministro Roberto Cingolani e dell’Amministratore Delegato di GSE SpA (Gestore dei Servizi Energetici), Roberto Moneta.

“Il tempo che questi orologi indicano è il tempo che abbiamo per agire. Un tempo che possiamo invertire. La transizione ecologica è lo strumento principale per spostare queste lancette e liberarci dalla spada di Damocle dei rischi a cui ci espongono i cambiamenti climatici. L’ora che segna è l’ora della volontà”.

Roberto Cingolani, ministro della Transizione ecologica

L’obiettivo principale del Climate Clock è quello di sensibilizzare i cittadini sul problema del cambiamento climatico. Solo lavorando tutti insieme, infatti, si può attuare un programma per un futuro a zero emissioni salvando così il pianeta.

IL PRIMO CLIMATE CLOCK

Il 19 settembre del 2020 è stato attivato il primo orologio climatico: poco più di 24 metri di diametro su Union Square a Manhattan che ricordava che avevamo a disposizione
7 anni e 102 giorni per salvare il pianeta.

Ma come viene effettuato questo conteggio? Sono gli scienziati del Mercator research institute on global commons and climate change (Mcc), insieme agli studi effettuati dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc), a fornire il calcolo per stabilire il momento in cui le temperature globali raggiungeranno la soglia massima di 1,5° C stabilita con l’accordo di Parigi, in base alle tendenze delle emissioni.

Il nostro pianeta, una volta raggiunta la soglia massima, dovrà affrontare effetti sempre peggiori ed irreversibili. L’orologio, oltre a segnare la velocità con cui ci si avvicina al fatidico 1,5°, mostra anche la quantità, fino ad oggi, di CO2. L’invito è chiaro: occorre agire, ed agire in fretta.

IL CLIMATE CLOCK A ROMA

L’orologio italiano, sulla facciata del Ministero della Transizione ecologica, come a sottolineare la connessione tra sviluppo ed ambiente, segnerà anche la percentuale dell’energia ottenuta da fonti rinnovabili nel mondo. Ad ora la percentuale è leggermente superiore al 12%, non ancora sufficiente a rientrare nella deadline scandita dall’orologio.

Nei prossimi mesi ci attendono sfide fondamentali, dal G20 Ambiente, Clima ed Energia fino alla Cop26 sul clima a Glasgow, passando per la Youth4Climate e la PreCop che ospiteremo nel nostro Paese. L’orologio del clima che inauguriamo sulla facciata del MiTE da oggi dialoga in contemporanea con quello già installato anche a Glasgow“, specifica Cingolani.

Per Roberto Moneta questa è “una sfida che richiede una decisa accelerazione per essere vinta“. Bisogna agire e le rinnovabili possono essere le leve principali oltre che una dimostrazione di volontà al cambiamento. Un cambiamento che parte dall’informazione e dalla sensibilizzazione di tutti verso comportamenti virtuosi che possono aggiungere tempo prezioso alla nostra sopravvivenza.

“Promuovere lo sviluppo sostenibile è la nostra missione. Ogni azione del GSE è rivolta a incentivare e supportare cittadini, imprenditori, professionisti e Istituzioni nel percorso di transizione energetica del nostro Paese per il raggiungimento degli obiettivi al 2030 e al 2050. Con l’indirizzo del MiTE sapremo lasciare una nuova impronta ambientale per le future generazioni”.

Roberto Moneta, AD di GSE
IL MESSAGGIO

Oltre a tutti i numeri relativi al clima, nel nostro Climate Clock vengono riprodotte anche alcune citazioni:

Il chimico James Lovelock: “La CO2 è come il sale, indispensabile alla nostra vita, ma velenosa se in eccesso”.
L’analista ambientale e fondatore del Worldwatch Institute, Lester R. Brown: “Non abbiamo più tempo per essere pessimisti”.
Il regista Ermanno Olmi: “Il futuro ci giudicherà soprattutto per quello che potevamo fare e non abbiamo fatto”.
La poetessa Emily Dickinson: “L’immutabilità è il mutare della Natura”.
Il premio Nobel per la pace Wangari Maatha: “La gestione sostenibile delle nostre risorse naturali promuoverà la pace” .
Il Capo nativo americano See-ahth: “La Terra non è un’eredità ricevuta dai nostri Padri, ma un prestito da restituire ai nostri figli”.

Fare tutto il possibile per invertire la rotta è un dovere che abbiamo nei confronti delle generazioni future. Un dovere non solo per tutti i governi ma per tutti noi. Solo adottando un percorso strategico condiviso possiamo riuscire a rispettare gli obiettivi prefissati nell’Agenda 2030 e salvare la Terra.

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