Nel mese dedicato alla prevenzione del cancro al seno, “l’ottobre rosa”, vi proponiamo la lettera aperta scritta dalla responsabile del Coordinamento Donne di Fials Elena Marrazzi, in cui sono presenti anche gli ultimi dati rispetto alla diffusione della malattia e all’efficacia della prevenzione.
LA LETTERA DI ELENA MARRAZZI, RESPONSABILE DEL COORDINAMENTO DONNE FIALS
Niente paura. Quando si parla di tumori la mente istintivamente scappa altrove. Anche o soprattutto al dolore e alla malattia sei abituato per professione. Chiamiamola autoconservazione. Perché il tumore fa paura, il tumore ammazza, lascia cicatrici, ti obbliga alla lotta. Oppure no, oppure lo prendi in tempo, lo annienti prima che si sia fatto largo in te. Lo annichilisci con la scienza.
Ed è per questo care donne che, in quanto responsabile di Fials Coordinamento Donne, vi faccio da promemoria. Perché non chiudiate la paura in un cassetto che poi vi trascinerete in giro, pesante come l’incertezza. Arriva il “mese rosa”, un ottobre in cui i centri diagnostici vi aprono le porte per prendersi cura di voi. Perché, diciamocelo, siamo preziose.
Nell’ultimo quinquennio è aumentata del 15% l’incidenza del tumore al seno, soprattutto tra le giovani donne tra i 35 e i 50 anni. Secondo i dati Lilt, i tumori mammari rappresentano il 30% della totalità di tumori maligni diagnosticati alle donne. Nel 2019 i nuovi casi di carcinomi della mammella stimati in Italia sono stati 53.200. Paura? Certo, ma sentite anche questo: la guaribilità del cancro al seno è attestata intorno all’85% dei casi. Il Covid ci ha imposto altre priorità, abbiamo tutti trascurato qualcosa. Saltato un check-up, la visita, la mammografia. Il tumore non chiede il permesso, non aspetta. Per questo bisogna prenderlo a calci appena si presenta, arrogante e senza invito.
Questo Coordinamento, che è una fantastica avventura, nasce da un’ispirazione. Dalla consapevolezza che la sanità italiana è in buona parte femmina, letteralmente, ma che le donne spesso non siedono nelle stanze dei bottoni, sulle poltrone dirigenziali (ci stiamo già battendo perché non sia più così). Ma soprattutto perché le donne che ho intorno sono forti, determinate, capaci di spostare le montagne. Metterle insieme mi sembrava il modo migliore per spianare la strada alle ragazze, alle professioniste, di domani. E se possiamo questo, per poter far questo, la prevenzione è la precondizione.