Con l’inaugurazione del National Biodiversity Future Center (NBFC), il primo centro di ricerca italiano dedicato alla biodiversità, si compie un importante passo in avanti per la tutela dell’ambiente e la salvaguardia degli ecosistemi del nostro Paese.
“Il National Biodiversity Future Center coordinato dal Cnr, contribuisce a monitorare, preservare e ripristinare gli ecosistemi terrestri, marini e urbani della Penisola e del Mediterraneo, aiutando a valorizzare la biodiversità e a renderla un elemento centrale su cui fondare lo sviluppo sostenibile.
Maria Chiara Carrozza, Presidente del Consiglio nazionale delle ricerche
Un’attività che assume una rilevanza strategica nell’ottica di contribuire a raggiungere i traguardi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite per lo sviluppo sostenibile, in particolare per quanto riguarda la riduzione della perdita di biodiversità e la conservazione, il ripristino e il corretto utilizzo degli ecosistemi”.
NBFC, STUDIARE E PROTEGGERE LA BIODIVERSITÀ
Il Centro Nazionale di Ricerca rappresenta un importante strumento per lo studio e la salvaguardia della biodiversità in Italia. Grazie a questo centro, è possibile condurre ricerche scientifiche e sviluppare nuove tecnologie per la sua conservazione.
La biodiversità è un patrimonio naturale di valore inestimabile che va salvaguardato perché è la base stessa della vita sul nostro pianeta. Oltre ad essere un elemento fondamentale per il corretto funzionamento degli ecosistemi terrestri, infatti, impatta direttamente sul benessere collettivo e individuale.
La sua importanza è tale da essere tutelata dall’articolo 9 della Costituzione che ne sancisce la protezione e la salvaguardia. Nel febbraio del 2022, tale articolo è stato modificato per includere il concetto di biodiversità, insieme alla nuova formulazione dell’articolo 41 che riguarda la tutela della salute e dell’ambiente.
La sua salvaguardia è fondamentale soprattutto nel Mediterraneo – Italia in primis – che, con oltre 60.000 specie animali, 10.000 piante vascolari e oltre 130 ecosistemi (dati Ispra), rappresenta una delle aree più importanti in Europa per la sua concentrazione di diverse varietà biologiche.
TRASFORMARE RICERCA IN VALORE
Il National Biodiversity Future Center, con sede centrale a Palermo, è uno dei cinque centri nazionali dedicati alla ricerca di frontiera. Finanziato dal PNRR e coordinato dal CNR, Consiglio Nazionale delle Ricerche, per i prossimi 3 anni vedrà collaborare 2000 scienziati – di cui la metà sono donne – e 49 partner – tra università, centri di ricerca, fondazioni e imprese – con lo scopo di trasformare la ricerca in valore per la società.
Per gestire una rete di collaborazione così complessa, il Centro utilizza il modello Hub&Spoke, articolato in spoke tematici dedicati a mare, alle città, terre emerse e aree umide. A supporto di questi, ci sono spoke trasversali dedicati a formazione, comunicazione, condivisione della conoscenza e all’innovazione.
“NBFC è stato concepito seguendo il modello Hub & Spoke, un sistema di gestione e sviluppo delle reti nel quale le connessioni si realizzano – usando per analogia un’espressione riferita alla ruota della bicicletta – dallo spoke (raggio) verso l’hub (perno centrale) e viceversa.
Luigi Fiorentino, Presidente di NBFC
Dall’hub centrale, con sede presso l’Università degli Studi di Palermo, si dipartono così 8 raggi (spoke) dedicati alle problematiche legate al mare, alla terra e acqua dolce, alle aree urbane e alle ricadute sulla società, ciascuno dei quali comprende diversi partner affiliati (università, enti pubblici di ricerca e società private).
Ogni area di interesse prevede due nodi incaricati del monitoraggio dell’ambiente e dello studio di soluzioni, affidate al Cnr e alle più prestigiose Università italiane”.
GLI SPOKE
MARE
Lo spoke numero 1, affidato alla leadership di Gianluca Sarà, professore di ecologia all’università di Palermo, e Simonetta Fraschetti, professoressa di Eeologia all’università di Napoli Federico II, si occupa di azioni di mappatura e monitoraggio per preservare la biodiversità e il funzionamento dei sistemi marini.
Lo spoke numero 2, diretto da Gian Marco Luna, direttore dell’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine (Irbim) del Cnr, e Mariachiara Cantore, professoressa di ecologia all’università di Genova, ha il compito di studiare soluzioni per invertire la perdita di biodiversità marina e gestire le risorse marine in modo sostenibile.
TERRA
Della biodiversità terrestre e d’acqua dolce (spoke 3) si occupano i ricercatori coordinati da Francesco Frati, professore di zoologia dell’università di Siena, e Lorena Rebecchi, professoressa di zoologia dell’uiversità di Modena e Reggio Emilia, con il compito di valutare e monitorare la biodiversità terrestre e d’acqua dolce e la sua evoluzione: dalla tassonomia alla genomica e alla citizen science.
Il quarto spoke è dedicato alle funzioni dell’ecosistema terrestre, ai servizi e alle soluzioni ed è diretto da Carlo Calfapietra, direttore dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri (Iret) del Cnr, e Donatella Spano, professoressa di scienze e tecnologie dei sistemi arborei e forestali dell’università di Sassari.
AMBIENTI URBANIZZATI E SALUTE
Allo studio della biodiversità urbana è dedicato lo spoke numero 5 diretto da Massimo Labra, professore di biologia vegetale dell’università degli studi di Milano-Bicocca, e Maria Chiara Pastore, direttrice scientifica di “Forestami” del Politecnico di Milano, mentre il sesto spoke sulla biodiversità in relazione al benessere urbano, vede la leadership di Danilo Porro, direttore dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare (Ibfm) del Cnr, e Hellas Cena, prorettore alla Terza Missione dell’università di Pavia.
COMUNICAZIONE E IMPATTO
Gli ultimi due spoke sono dedicati all’impatto della biodiversità sulla società: il settimo – affidato a Telmo Pievani, professore di filosofia delle scienze biologiche dell’università di Padova, e a Isabella Saggio, professoressa di terapia genetica all’università La Sapienza di Roma – è dedicato a comunicazione, educazione, impatto sociale e musei naturalistici. L’ottavo spoke, diretto da Riccardo Coratella, responsabile dell’Unità di valorizzazione della ricerca (Uvr) del Cnr, e Alberto Di Minin, professore di economia e gestione delle imprese della Scuola Superiore Sant’Anna, è indirizzato all’innovazione aperta sulla biodiversità e allo sviluppo delle tecnologie abilitanti.
Fonte immagini e dati: https://www.cnr.it/