Il settore delle biotecnologie in Italia non solo ha resistito bene all’emergenza sanitaria ma ha visto anche una crescita delle aziende impegnate in ricerca e sviluppo biotech a capitale italiano rendendo le biotecnologie un volano di innovazione nazionale. Questo è il quadro che emerge dal rapporto annuale di Assobiotec-Federchimica ed ENEA “Le imprese di biotecnologia in Italia. Facts&Figures 2022”.
La pandemia ha permesso di evidenziare quando l’investimento in biotecnologie sia fondamentale per fornire strumenti utili a contrastare la crisi sanitaria. Per questo motivo, un impegno concreto in ricerca e innovazione potrebbe permettere alle imprese di crescere esponenzialmente a livello economico ed occupazionale, favorendo così la competitività e la crescita stessa del nostro Paese.
“Forse non tutti lo sanno, ma le biotecnologie sono state alla base di tutte le risposte alla crisi pandemica: dal sequenziamento del genoma del virus alla diagnostica molecolare, dai vaccini agli anticorpi monoclonali e agli antivirali, tutto è basato sul biotech”.
Elena Sgaravatti, Vice Presidente Assobiotec – Federchimica
IL BIOTECH IN ITALIA
Dopo una piccola flessione dell’1% a fine 2020, le aziende biotech nel 2021 sono tornate a crescere in tutti i settori superando, con 790 aziende, il livello raggiunto a fine 2019.
Il fattore maggiore di crescita si è registrato in particolare nelle imprese a controllo italiano dedicate alla R&S (registrando un aumento del fatturato del 30%)., con applicazione prevalente nelle biotecnologie industriali. La maggior parte di esse è rappresentata da piccole e micro imprese per circa l’82% del totale.
“I nuovi dati del rapporto non solo confermano la tenuta del settore delle biotecnologie in Italia nel 2020, l’anno più duro della crisi pandemica legata al COVID-19, ma ne evidenziano un ulteriore incremento degli investimenti in R&S”.
Gaetano Coletta, responsabile ENEA “Offerta e Valorizzazione Servizi di Innovazione”.
Il settore maggiormente coinvolto, nonostante la crescita delle imprese con applicazione industriale (con un aumento del 29% fra il 2014 e il 2021), resta quello della salute che genera il 73,9% del fatturato totale.
Come si può vedere dal grafico sottostante sale la quota anche per agricoltura e zootecnia (+35% nello stesso arco temporale) che sta attirando su di sé l’attenzione anche il relazione alle attuali sfide che si stanno presentando: “crescita economica sostenibile, diversificazione e ampliamento delle fonti energetiche ma anche capacità di approvvigionamento di materie prime per l’alimentazione umana e animale“.
Per quanto riguarda la loro dislocazione, la presenza maggiore resta nelle regioni del Nord, Lombardia in testa, anche se negli ultimi anni si è registrato nel Mezzogiorno un progressivo aumento delle imprese biotech industriali.
Lombardia, Lazio, Toscana e Piemonte, infatti, vedono la quota maggiore del fatturato delle imprese biotech superando il 90% del totale.
BIOTECNOLOGIE PROTAGONISTE PER UN FUTURO MIGLIORE
L’Italia, per Elena Sgaravatti, con il PNRR “ha una straordinaria occasione per ripartire e non può permettersi adesso di sbagliare. Scegliere di avviare riforme e investire le risorse del Next Generation EU sull’innovazione significa traghettare il Paese verso un futuro migliore e il biotech è certamente una tecnologia che, in questa prospettiva, non può essere trascurata”.
Ed è proprio per l’importanza che rivestono per il futuro che, secondo le previsioni dell’Ocse, nel 2030 le biotecnologie saranno protagoniste ed avranno un impatto enorme sull’economia mondiale arrivando ad incidere per il 2,7% del PIL globale. Si stima, infatti, che saranno biotech l’80% dei prodotti farmaceutici, il 50% i prodotti agricoli ed il 35% i prodotti chimici e industriali.
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