UN PROBLEMA DA AFFRONTARE URGENTEMENTE
Dalla carenza alla crisi totale da nord a sud. L’Italia sta affrontando uno dei momenti più difficili in ambito sanità pubblica e servizi ai pazienti. In questo caso non ci riferiamo ai casi di malasanità, alle strutture antiquate e poco all’avanguardia o alle risorse sprecate e male investite. Il problema principale che il governo ed il ministero della Sanità si trovano a dover analizzare e provare a risolvere nell’immediato riguarda tutto il personale sanitario.
La crisi che sta colpendo il nostro paese, infatti, è evidente e preannunciata già da parecchi anni. Il grande rischio è che tutto il sistema possa crollare su se stesso mettendo in crisi l’intero comparto della sanità pubblica. Alla luce di tutto questo, con alla mano dati e report incontrovertibili, la risposta deve essere decisa e ben calibrata perché le “soluzioni tampone” non possono più reggere l’intero peso della vicenda a 360 gradi.
Ma, nello specifico, quale è il panorama generale che ci troviamo davanti agli occhi? Questo l’interrogativo principale che va ben delineato per avere una percezione reale di questa importante crisi di settore.
IL SISTEMA SANITARIO IN GINOCCHIO
Per andare a fondo a questa crisi, bisogna analizzarne le cause. Secondo gli studi condotti dall’Istituto Superiore di Sanità, ad avere un forte impatto sul sistema sanitario italiano è l’età media della popolazione italiana. La domanda di assistenza, negli ultimi anni, ha subito un’impennata notevole proprio perché gli italiani sono una delle popolazioni più vecchie al mondo. Quasi il 20% supera i 65 anni di età e, secondo le previsioni Istat, nel 2050 l’8% totale avrà più di 85 anni. Di fronte a questi numeri è appurato che il sistema sanitario italiano non potrà mai far fronte a questi cambiamenti sia dal punto di vista dei servizi sia sul fronte del rinnovo e assunzione del personale sanitario.
Lo squilibrio emerge in tutta la sua forza specialmente sul fronte infermieristico. La carenza di infermieri, specialmente nel nord Italia, aumenta ogni anno specialmente perché le nuove assunzioni non coprono nemmeno la metà dei pensionamenti. Ad oggi la maggior parte di queste figure lavora nel settore pubblico ma, negli ultimi tempi, l’ambito privato comincia ad attirare sempre di più non solo dal punto di vista economico ma anche di sicurezza in ambito lavorativo.
Per cercare di tamponare questa situazione ed allentare la pressione sugli infermieri, diverse regioni si sono affidate a nuove figure professionali come l’assistente e l’operatore socio-sanitario.
Tutto ciò, però, nasconde anche un’altra faccia negativa della stessa medaglia. Molto spesso, infatti, si crea una tale confusione nei ruoli e mansioni che infermieri ed oss si ritrovano a svolgere il medesimo lavoro.
LA SANITÀ PRIVATA ATTIRA I MEDICI
La figura del medico è diventata una delle più controverse negli ultimi anni. Rispetto all’area infermieristica, quella medica vive problematiche di stampo diverso. L’Italia ha molte difficoltà nella formazione di alcune determinate categorie di professionisti tanto da dover richiedere l’aiuto a medici provenienti dall’estero. C’è un notevole squilibrio anche nell’età media dovuta ai cambiamenti nel sistema universitario. Tra gli anni Settanta e Novanta c’è stato il boom di studenti di medicina: basti pensare che nel 1980 furono 17 mila gli iscritti. Successivamente, però, l’introduzione del numero chiuso ha portato ad una notevole riduzione di queste cifre. Ad oggi la grande problematica del sistema sanitario pubblico è che i medici preferiscono, sempre di più, l’area privata. Le scarse opportunità di far carriera, unita a motivazioni sia economiche che di sicurezza personale, spingono i medici sia verso le strutture private o, addirittura, in contesti fuori dall’Italia. Questa “fuga”, naturalmente, è accentuata anche dalla cronica mancanza di fondi che la sanità italiana ha a disposizione.
L’ITALIA DI FRONTE AD UNA GRANDE SFIDA
Fronteggiare la crisi del personale sanitario è argomento spinoso e non di facile analisi. La questione risorse umane è prioritaria perché la carenza è costante e peggiorerà nel corso dei prossimi anni se non ci dovessero essere delle manovre dirette sul tema.
L’Italia ha bisogno di un intervento a largo raggio che possa coinvolgere sia il sistema sanitario ma anche quello universitario e della formazione. Il post Covid-19, insomma, sembra non aver insegnato nulla perché, oltre alla carenza del personale, anche i definanziamenti hanno dato un colpo di grazia.
Negli ultimi undici anni, la sanità pubblica italiana ha perso una cifra complessiva pari ad oltre 28 miliardi di euro. Tra errori di programmazione, scarse opportunità ed offerta dei servizi totalmente inadeguata, l’Italia ha bisogno di riprendere in mano la situazione provando ad avviare un vero cambio generazionale dal punto di vista del personale e fermando quella “fuga” sempre più diffusa verso l’estero da nord a sud.
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