…”Cenere eri e cenere ritornerai…ma a Roma questo accade solo se sei fortunato, famoso o se rientri nei primi 200 morti della settimana…
PARCHEGGI PER SALME
Già a Novembre avevamo raccolto l’appello di alcuni operatori del settore funerario capitolino, che hanno portato alla nostra attenzione la drammatica situazione delle cremazioni romane. All’epoca si parlava di un migliaio di salme in attesa, parcheggiate tra il Verano e il Flaminio in condizioni discutibili. Se tanto ci da tanto, e così è stato, l’aumento esponenziale delle salme in stand-by ha fatto si che ad oggi il loro numero si attesti intorno a 1800 (dopo aver toccato picchi di 2000). I luoghi di sosta sono diventati 4, ai primi due si sono aggiunti il cimitero Laurentino e persino quello di Ostia.
Le attese tra consegna salma e ritiro ceneri possono arrivare fino a 3 mesi!!!! Tre mesi di decomposizione insalubre perpetrata in luoghi non consoni, dentro bare che essendo destinate a cremazione sono prive di zinco e perciò inadeguate al contenimento di liquidi, batteri, odori e quant’altro.
Su tutto non dimentichiamo l’invadente presenza del Covid. Le salme Covid, infatti, sono conservate insieme alle altre con le stesse modalità, risultando ancora più pericolose per gli operatori che lavorano in quei luoghi. L’augurio è lo stesso che avevamo espresso a Novembre, cioè che si siano adeguatamente valutati tutti i reali rischi diretti o indiretti derivanti da questa complessa situazione.
MEZZI PUBBLICI
Quanti sono i forni crematori attivi nella Capitale? Cinque, di cui uno non sempre operativo. Il tema, ampiamente trattato nella puntata di Report dell’11 gennaio, era stato già affrontato in tempi non sospetti. Nel 2017, infatti, era stata redatta una memoria (n. 54/2017) dall’assessora all’ambiente del Comune di Roma, Pinuccia Montanari, nella quale si stabiliva un piano di incremento dei forni crematori e degli spazi di sepoltura capitolini.
200 A SETTIMANA
Se proprio si vuole essere cremati, conviene essere nei primi 200 morti della settimana, questo è, infatti, il limite imposto dalla nuova circolare dell’AMA riguardo le cremazioni. Dal 201esimo in poi si dovrà scegliere tra essere cremati altrove con modalità affatto semplice che approfondiremo nel prossimo paragrafo, o si verrà inumati automaticamente. Anche la prassi dell’inumazione, in ogni caso, sta raggiungendo la saturazione nei cimiteri, e, a questa saturazione concorre sempre la questione delle cremazioni, poiché i forni servono anche per cremare resti antichi e liberare spazi per i nuovi…
UNA CREMAZIONE FUORI DAL COMUNE
Altro capitolo abbastanza spinoso è quello della cremazione fuori dal Comune di Roma. Quest’ultima potrebbe essere una soluzione per decongestionare la situazione capitolina, ma… prima di poterlo essere ci sono vari nodi da sciogliere.
Primo tra tutti la lungaggine delle procedure burocratiche romane: l’autorizzazione alla cremazione “fuori porta” può richiedere anche 20 giorni. Per questo motivo gli altri forni, temendo un rallentamento della loro operatività quotidiana nelle more delle lunghe attese, accettano malvolentieri – o direttamente rifiutano – le salme romane.
Il secondo punto tocca la sfera economica: per cremare “altrove” occorre comunque pagare 434,32 Euro all’AMA. Una specie di tassa che, almeno in questa fase, potrebbe forse essere riveduta con lo scopo di agevolare i la decongestione. Apparentemente dopo mesi di resistenza, forse proprio grazie all’intervento di report, AMA sembrerebbe in procinto di sospendere tale tassa…speriamo a breve di avere conferma di ciò.
GEMELLAGGIO FUNEBRE
Nei giorni scorsi abbiamo letto che a Los Angeles (uno dei maggiori epicentri dell’epidemia Covid in USA) le pompe funebri non hanno più spazio per ricevere i cadaveri ed esiste anche un altro problema: la carenza di pini per le bare. Un’impresa di pompe funebri della città ha addirittura affittato un camion-frigo di 15 metri per ospitare le salme in attesa di trovare una soluzione.
Questo ci ha ironicamente ispirato l’idea di un gemellaggio funebre. Anche a Roma a Novembre si era ipotizzato di disporre le salme in attesa, in depositi refrigerati, ma evidentemente si è soprasseduto sulla realizzazione del progetto.
Quel che è certo è che, se ora le basse temperature invernali possono leggermente mitigare il problema rallentando gli effetti della decomposizione, tra due mesi torneranno temperature miti e via via sempre più calde… O troviamo un modo per trasformare la decomposizione in energia “green” o ci sarà davvero di che morire!
Potrebbe interessarti anche: SALME IN ATTESA PER LA CREMAZIONE