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CLIMA E CO2 - GecoExpo

Ambiente

CLIMA E CO2 NELLA PRIMA GIORNATA DI GECO EXPO

Nella prima tavola rotonda di Geco Expo dal titolo “Clima e emissioni CO2: compensare ed innovare” si parla di emergenza climatica, possibili soluzioni e abbattimento, assorbimento e stoccaggio della Co2.

Al dibattito partecipano:

  • Stefano Caserini, professore Politecnico di Milano;
  • Andrea Pesce, CEO e Founder ZeroCO2;
  • Rudi Bressa, giornalista Huffpost;
  • Andrea Ronchi, fondatore CO2 Advisor, CO2 Resource e Fluidance;
  • Luca Mercalli, presidente Società Meteorologica Italiana intervistato precedentemente da Daniele Capogna, ideatore di GECO Expo e Co/Founder di Smart Eventi.

Modera Gianni Terenzi, ArchiNZEB – Ordine degli Architetti di Roma e Provincia – Bio-Safe.

COME STA IL NOSTRO PIANETA?

Con questa domanda si apre la tavola rotonda. “Il nostro pianeta possiamo dire che è febbricitante, è ammalato, è intossicato. Questo lo sappiamo ormai con precisione scientifica direi da una cinquantina d’anni” così Luca Mercalli mette in evidenza come i problemi legati al surriscaldamento si erano già previsti quasi cinquant’anni fa facendo riferimento ai premi Nobel per la Fisica del 2021 Syukuro Manabe e Klaus Hasselmann. Il quadro della situazione risulta quindi ormai chiaro: le temperature anomale continuano a caratterizzare il nostro clima rendendo tangibili gli effetti del cambiamento climatico. Per questo motivo, secondo Stefano Caserini “ogni decimo di grado è importante proprio come ci mostra la scienza del clima e come ci illustra il secondo volume del Sesto Rapporto di Valutazione dell’IPCC presentato in questi ultimi giorni.

Occorre quindi prendere delle decisioni e per Rudi Bressa l’importante è “scegliere che tipo di società vogliamo per il prossimo futuro“, dobbiamo decidere come vogliamo “adattarci”. “La scienza è piuttosto concorde – prosegue Bressa – nel dire che con le attuali politiche di adattamento non riusciremo a raggiungere l’obiettivo di 1,5° di riscaldamento”.

È sempre una questione di scelte anche per Andrea Pesce secondo il quale “la situazione attuale del nostro pianeta è estremamente vincolata al suo modello di sviluppo” modello, per Pesce, fallimentare e che si basa troppo sulla ‘prevaricazione dell’altro’. “Siamo tante comunità diverse, tutte quante con il diritto di vivere in un pianeta sano e quindi dobbiamo iniziare a interrogarci su quale sia il modello più corretto da portare avanti.

MA QUAL È L’ATTEGGIAMENTO GIUSTO PER AFFRONTARE QUESTA CRISI?

Dal dibattito un punto è certo: occorre recuperare il concetto di limite“. Infatti, come evidenzia Mercalli, come cittadini possiamo fare molto per ridurre gli sprechi togliendoci dalla mente la visione di un mondo dove le risorse sono infinite ma fondamentale è renderci conto che “deve cambiare il modello economico: non può esistere crescita infinita in un mondo finito, dobbiamo recuperare un concetto di limite”. Limiti imposti dalle leggi fisiche noti come “limiti planetari” o “planetary boundaries” nella formulazione di Rockström con cui possiamo “misurare la nostra sostenibilità ambientale”.

Pensiero condiviso da Bressa che, però, ci tiene a precisare che non bisogna farsi prendere dallo sconforto perché le soluzioni ci sono ed il mondo accademico, industriale ed economico stanno lavorando per questo. Non possiamo certo sperare in una tecnologia in grado di risolvere di colpo tutti i nostri problemi, occorre – sottolinea Bressa – un cambio di paradigma. Cambio che sta già avvenendo ed il segnale arriva proprio dalle aziende di vari settori: “Pensiamo solo alle migliaia di B-Corp, B Corporation certificate – già presente in Italia – che si sono impegnate a ridurre, se non ridurre quasi a zero, le proprie emissioni entro il 2030”.

Anche per Caserini che “bisogna fare qualcosa di diverso dal passato” e occorre farlo in tempi stretti cercando di capire se qualcosa dell’attuale modello economico va cambiato. Purtroppo, infatti, fin troppe persone stanno soffrendo dei danni del cambiamento, occorre invertire la rotta e agire per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica.

E DAL PUNTO DI VISTA DELLE AZIENDE?

Per le aziende – secondo Andrea Ronchi – occorre assegnare alle emissioni un “valore”. Non occorre, però, necessariamente cambiare il modello con cui la società organizzata, lo si può modificare andando a lavorare su quei limiti che il modello economico in passato non aveva preso in considerazione ma che la scienza sta mettendo in luce.

Per raggiungere gli obiettivi di zero emissioni entro il 2050, si può procedere in due direzioni: “ridurre a monte il consumo di emissioni, oppure bisogna ragionare per quel quantitativo di Co2 che non riusciremo ad evitare alla sorgente, a delle modalità per catturarla e farci qualcosa”. Si torna quindi al concetto di Co2 da intendere come possibile risorsa sfruttabile, un “input di produzione”, e non vederne solo l’aspetto negativo.

Il mondo sta attrezzandosi per utilizzare uno strumento che la società ha imparato a maneggiare – pur con alti e bassi – nella storia moderna dell’uomo, che è il mercato, per uscire ad allocare in modo corretto le risorse verso quelle tecnologie o quelle modalità che permettono di generare ricchezza con il minor apporto di emissioni climalteranti”.

Con la sua ZeroCO2 Pesce mette invece da parte le logiche di mercato, e quindi di concorrenza, per poter portare avanti, attraverso la collaborazione, una mission più alta e più concreta perché “in questo contesto così complesso di crisi climatica, essendo questa una delle sfide più grandi che la nostra specie debba affrontare, le partnership, le collaborazioni e la contaminazione positiva siano la strada da seguire”.

LA RIFORRESTAZIONE PUÒ ESSERE UNA SOLUZIONE?

Essendo l’assorbimento della Co2 un problema molto urgente per la nostra popolazione, per Pesce la riforestazione è, ad oggi, “la tecnologia economica ed efficiente per mitigare gli effetti della crisi climatica”. Gli alberi, in quest’ottica, sono “a tutti gli effetti degli strumenti”. Ma non si limitano soltanto all’aspetto ambientale, per Pesce infatti, l’albero porta benefici anche alla parte sociale.

Gli alberi piantati nei progetti gestiti da ZeroCO2 “vengono donati a comunità contadine cercando di generare un duplice impatto: quello ambientale, quindi compensazione di Co2, salvaguardia degli ecosistemi, rigenerazioni in alcuni casi degli ecosistemi e poi un altro impatto, quello di tipo sociale, quindi dare degli strumenti di tipo alimentare ed economico a comunità contadine in diversi luoghi del pianeta che viceversa continuerebbe a vivere una situazione di povertà tanto economica quanto alimentare”. Inoltre, vanno implementate educazione e formazione nelle comunità perché la conoscenza è il motore dello sviluppo sostenibile.

USCIRNE INSIEME SI PUÒ?

Con questa domanda si chiude il primo panel di geco Expo. I piccoli gesti servono ma non sono abbastanza per riuscire ad uscire da questa situazione abbiamo bisogno anche di quelli che Mercalli definisce “grandi gesti”. Certo è che anche le azioni individuali hanno un peso, “è sempre meglio cominciare da qualcosa di piccolo per poi farlo maturare e crescere che invece girare la testa dall’altra parte”.

Anche per Ronchi non c’è dubbio, se ne esce insieme. “Non c’è più tempo per i romanticismi o per le che azioni che richiedano troppa modifica del sistema valoriale degli individui. Bisogna cercare di capire che da questa sfida ne usciamo tutti sconfitti se non si perseguono gli obiettivi” e occorre fare leva “su quelle che sono le forze dei soggetti in campo”.

E tra i soggetti in campo, Andrea Pesce sottolinea l’importanza delle società benefit. L’Italia, infatti, è uno dei due paesi al mondo ad avere questa forma di aziende, aziende for profit ma che si danno degli obiettivi di impatto. Un altro modo di fare squadra e diventare tutti “cittadini più responsabili, più consapevoli e ad un impatto minore”.

Per uscirne insieme, secondo il professor Caserini, è necessaria una lotta. “Se non c’è una grande lotta globale per cambiare l’attuale modo, l’attuale sistema” difficilmente questo potrà difficilmente cambiare da solo. “Questo è il momento del dirigismo perché non possiamo aspettare” e, nonostante la scienza ha fatto – e sta facendo – molti passi avanti, ancora non è in grado di fornire un quadro dettagliato su quali siano i pro e contro delle situazioni che sono state pensate per uscire dalla crisi climatica e di riduzione e stoccaggio della Co2.

Fondamentale anche per un’azione decisiva è la comunicazione perché è necessario far arrivare a tutti che il cambiamento climatico è qualcosa che ci riguarda, che riguarda tutti noi in ogni aspetto della vita.

Bressa, infine, confida nel “movimento dal basso” – ricollegandosi al professor Caserini – e nei giovani. Sono infatti queste generazioni che hanno molto da dire e che, spera, riusciranno a pilotare un certo tipo di politica. Inoltre, occorre lasciare la nostra visione “occidentocentrica” ed aprire ad una visione globale del mondo per riuscire a trovare, attraverso il confronto, una possibile via d’uscita perché – come sottolinea la scienza – “con le politiche attuali siamo già nella strada verso i 2,4 – 2,7 di aumento e questo porterà a conseguenze vedranno le generazioni future”.

Molti punti di vista in questo primo panel di geco Expo che, però, puntano tutti in unica direzione: trovare le soluzioni per contrastare il cambiamento climatico.

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