Tra i luoghi più affascinanti che ci offre il nostro Belpaese, c’è Crespi d’Adda, il villaggio operaio – situato in provincia di Bergamo – meglio conservato dell’Europa meridionale. Un luogo dove il tempo sembra essersi fermato, ricco di importanza culturale e storica, unico per le sue bellezze architettoniche tanto da esser stato dichiarato nel 1995 Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO perché “esempio eccezionale del fenomeno dei villaggi operai” a testimonianza del “periodo più cruciale dell’evoluzione della società moderna: il periodo della rivoluzione industriale“. Infatti, il villaggio Crespi d’Adda soddisfa i seguenti criteri che giustificano l’inserimento:
- “Offrire esempio eminente di un tipo di costruzione o di complesso architettonico o di paesaggio che illustri un periodo significativo della storia umana”.
- “Costituire esempio eminente di insediamento umano rappresentativo di una cultura, soprattutto quando esso diviene vulnerabile per effetto di mutazioni irreversibili”.
Un moderno “villaggio ideale del lavoro” che la famiglia Crespi, industriali illuminati, cotonieri lombardi, realizzò per i suoi dipendenti e le loro famiglie a fine Ottocento, accanto al loro opificio tessile, lungo la riva bergamasca del fiume Adda.
UNA CITTÀ IDEALE
Nel 1877 Cristoforo Benigno Crespi, uno dei più grandi pionieri dell’industria italiana, decise di rilanciare il territorio costruendo un cotonificio. L’ambizioso progetto di Crespi prevedeva di affiancare agli stabilimenti una sorta di “città ideale” del lavoro operaio, un vero e proprio paese dove vivere e lavorare. Gli operai potevano disporre di una casa (dotata di orto e giardino) e di tutti i servizi necessari alla costruzione di una vera e propria comunità, tra cui ospedale, chiesa, scuola, teatro, campo sportivo e bagni pubblici.
Il villaggio è rimasto di proprietà di un’unica azienda fino agli anni ’70, quando diversi edifici, soprattutto residenziali, vennero venduti ad altri privati. In questo periodo si registrò un calo dell’attività industriale dovuto, tra le altre cose, allo spopolamento del villaggio operaio.
Oggi, il villaggio di Crespi ospita una comunità in gran parte discendente dagli operai che vi hanno vissuto o lavorato e la fabbrica stessa è rimasta in funzione, sempre nel settore tessile cotoniero, fino al 2003.
Dal 2013 il futuro di Crespi d’Adda è legato al progetto di riqualificazione della storica fabbrica tessile acquistata, in quell’anno, dalla società Odissea del gruppo Percassi.
UN VIAGGIO NEL TEMPO
Passeggiare tra le strade del villaggio operaio di Crespi d’Adda equivale a fare un viaggio nel tempo. Il villaggio operaio si è conservato pressoché intatto nel corso degli anni ed è considerato un gioiello dell’archeologia industriale, di cui ancora oggi è riconoscibile l’impianto geometricamente regolare.
Il villaggio di Crespi d’Adda è suddiviso in tre aree:
- zona residenziale,
- zona con con i servizi di pubblica utilità (il lavatoio, il dopolavoro, l’albergo, la chiesa, il teatro, le scuole),
- zona industriale, con ciò che resta dell’originario Cotonificio Crespi.
L’ingresso del cotonificio è oggi l’immagine più conosciuta dai visitatori, con la ciminiera, le palazzine dirigenziali e il cancello in ferro battuto che creano una superba composizione architettonica, simbolo dell’architettura industriale a cavallo tra Ottocento e Novecento.
ORGANIZZARE UNA VISITA
La visita al villaggio Crespi d’Adda richiede circa mezza giornata. Per avere una visione d’insieme della struttura urbanistica, il consiglio è di partire dall’alto, ovvero dal punto panoramico in prossimità delle case del medico e del parroco.
La villa padronale dei signori Crespi, simbolo del potere della famiglia, è simile a un imponente castello medioevale e si distingue dalla trama regolare del borgo.
Particolarmente suggestivo è il cimitero, al cui interno si può ammirare una sorta di piramide a gradoni. Questa eclettica e imponente costruzione è il monumento funebre della famiglia Crespi che si alza sulle tombe dei dipendenti, piccole lapidi poste in ordine nel prato.
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