È sempre più evidente che il passaggio alle energie rinnovabili non è solo un progetto per il futuro ma è già in corso, e, come ogni innovazione e trasformazione anche questa porta con sé nuovi rischi.
Molte aziende sono prossime a diventare protagoniste sui mercati energetici abbinando i combustibili fossili, non del tutto abbandonati, a soluzioni green soprattutto nell’eolico e nel solare.
Abbiamo apprezzato la definizione de Il Sole 24 Ore che indica questa come la transizione “dalle 7 sorelle del petrolio alle 7 sorelle dell’energia pulita” segnando il cammino verso la decarbonizzazione.
INVESTIMENTI VERDI
Gli “investimenti verdi” sono in crescita. Secondo il rapporto “Global Trends in Renewable Energy Investment 2019”, il decennio 2010-2019 ha quadruplicato la capacità delle energie rinnovabili da 414 GW a circa 1.650 GW producendo, a livello globale, energia elettrica per il 12,9 per cento nel 2018. Una crescita rispetto all’anno precedente di oltre un punto percentuale (11,6 per cento).
L’energia solare è quella che ha visto l’impiego di metà degli investimenti nel suo sviluppo ed ha portato ad una crescita da 25 GW del 2010 a 663 GW nella fine del 2019.
“Investire nelle energie rinnovabili significa investire in un futuro sostenibile e redditizio, come ha dimostrato l’ultimo decennio di incredibile crescita delle energie rinnovabili”.
Inger Andersen, direttore esecutivo del Programma ambientale delle Nazioni Unite
In Europa si sono investiti circa 690 miliardi di euro in capacità installata mentre al primo posto troviamo la Cina (oltre 750 miliardi di euro tra il 2010 e la prima metà del 2019). Gli Stati Uniti seguono con circa 350 miliardi di euro.
“Negli ultimi anni, il forte calo dei costi dell’elettricità da eolico e solare ha cambiato le politiche energetiche nazionali. Queste tecnologie sono state per parecchio tempo quelle a basse emissioni di carbonio e relativamente veloci da costruire. Ora, in molti paesi del mondo, l’eolico o il solare sono l’opzione più economica per la produzione di elettricità”.
Jon Moore, amministratore delegato di BloombergNEF (BNEF) – società di ricerca che fornisce i dati e le analisi per il rapporto Global Trends
CLASSIFICAZIONE
Le fonti rinnovabili possono essere racchiuse in sei macro-categorie.
- Energia idroelettrica – ricavata dal corso di fiumi e di laghi tramite condotte forzate e dighe.
- Energia eolica – fonte di energia generata dal vento, dallo spostamento continuo delle masse d’aria. Può essere onshore, quindi a terra oppure offshore, in mare.
- Energia solare – fonte più conosciuta che utilizza il sole per produrre energia, grazie alla tecnologia fotovoltaica.
- Energia marina – si ricava energia meccanica dal movimento dell’acqua, per esempio, attraverso il moto ondoso, le maree, le correnti, gradiente di salinità. È una tecnologia in fase di sviluppo ma destinata a subire un buon incremento visto che consentirebbe di superare l’attuale fabbisogno di energia mantenendo un ridotto rischio per l’ambiente.
- Geotermica – l’energia della Terra e il calore proveniente dal sottosuolo. Generalmente viene utilizzato su larga scala e ha un costo relativamente basso.
- Biomasse – si intende l’energia derivata dalla combustione di materiali di scarto di origine organica di natura vegetale e animale. Generalmente utilizzato nel settore trasporti.
I NUOVI RISCHI
Come ogni cambiamento importante, anche quello energetico avrà un impatto sulle cosiddette aree di rischio delle aziende. Il mondo dei risk manager, dei broker e dei consulenti di settore, sembra pronto ad affrontare queste nuove sfide. Più pronto e più consapevole di quanto non fosse prima della Pandemia. É stato forse questo un importante contributo del Covid-19: risvegliare e stimolare crescita e resilienza in tutti i settori.
Anche nel settore dell’energia rinnovabile la valutazione dei rischi da poter affrontare “in casa” e di quelli da trasferire a strumenti assicurativi o di altro tipo appare fondamentale, sia per i nuovi impianti in costruzione che per quelli esistenti.
La costante che non cambia è che una buona valutazione e gestione del rischio può aiutare ad evitare perdite finanziarie e ritardi nel progetto. I danni eventualmente causati da una gestione sbagliata delle aree di rischio, come sempre possono essere molti, dovuti a fattori esterni (come eventi naturali, incendio, furto, etc.) od interni (errore umano, materiali difettosi, errori in fase di progettazione, etc.).
Occorre al contempo valutare le dimensioni e le tipologie delle aziende che intraprendono questi nuovi percorsi, che molto spesso sono cosiddette startup, economicamente meno forti, ma agili e snelle nelle prassi e nei progetti. Esse richiedono spesso interventi e strumenti che siano al contempo stabili elastici e resilienti.
Parola d’ordine quindi unicità perché ogni progetto, visto il numero di persone coinvolte, ha un grado di esposizione al rischio mutevole e complesso. Fornire al proprio cliente una quotazione dettagliata di tutti i possibili scenari di perdita ed eventuali raccomandazioni per prevenire sinistri, garantirebbe una maggior sicurezza dell’investimento stesso.
L’ANRA E LE NUOVE OPPORTUNITA’
Grande attenzione a questi temi viene data, ovviamente, dall’ANRA che in un recente webinar ha coinvolto una importante Compagnia di assicurazioni. Nella fattispecie la compagnia ha analizzato la copertura definita “Montaggio” (EAR), una polizza All Risk (che decorre dal momento di consegna dei materiali sul cantiere o di inizio lavori e termina alla presa in consegna o dopo il collaudo).
Il campo di analisi e di intervento è chiaramente molto più ampio di una polizza EAR, ma possiamo riconoscere che le Compagnie stanno mostrandosi pronte nelle risposte e disponibili verso le richieste anche dei broker e dei clienti più scrupolosi ed esigenti.
Questo ci fa sperare che tutte le parti riescano a cogliere le opportunità nel modo più fluido, trasparente e completo possibile. Solo queste possono essere le basi di una vera ripartenza socio-economica.