I giovani di oggi sono sempre più ufficialmente etichettati come “Generazione Ansia”. Psicologi , medici ed esperti continuano ad allertare l’opinione pubblica sull’aumento dei disagi psicologici-psichiatrici delle nuove generazioni.
Grande accento si pone sull’aumento delle richieste di aiuto o dei ricoveri più o meno spontanei da parte di questi giovani.
GENERAZIONE ANSIA: I RISCHI
Immaginiamo di fare un risk assessment sulla situazione di questa “Generazione Ansia”.
I rischi più evidenti dei giovani di oggi, tolti gli incidenti e le malattie, sono:
- crescere spesso molto soli
- non avere il tempo di annoiarsi
- avere troppi stimoli
- iperconnessione e digitalizzazione estrema
- subire troppo le aspettative degli altri (in primis dei genitori)
- Perdita di valori
I genitori di oggi in occidente, fanno pochi figli e non riescono neanche a dedicarsi a quei pochi che fanno. Nella maggior parte dei casi, infatti, parliamo di bambini figli di genitori entrambi lavoratori, che, sulle ipotetiche 12 ore di veglia, ne trascorreranno almeno 8 fuori dal contesto familiare, per almeno 5 giorni a settimana. I genitori saranno con lui qualche ora iniziale e finale del giorno nei giorni feriali, e i due giorni del weekend compatibilmente con commissioni ed altri impegni.
A loro volta i genitori sono consci del fatto di non riuscire a dedicare il giusto tempo al loro ruolo di genitori, o sono sopraffatti dal proprio lavoro e dal peso delle proprie incombenze, o si sentono inadeguati, tanto da entrare in ansia loro per primi.
Moltissimi giovani di oggi, poi, figli di famiglie sempre meno numerose, spesso hanno i genitori separati, e sempre più raramente hanno fratelli – a volte nemmeno cugini – con cui relazionarsi e condividere le proprie “radici” e i propri stadi. Il rischio di crescere e sentirsi “soli” è abbastanza evidente. E questo rischio porta con se anche quello di “preferire di stare da soli” piuttosto che confrontarsi ed essere coinvolti nelle dinamiche sociali o di gruppo sfociando nei casi più estremi nel fenomeno dell’Hikikomori.
IL SISTEMA DELL’ANSIA
Il sistema dell’ansia deriva anche da fattori di carattere prestazionale:
- ansia da prestazione familiare , dovuta alle aspettative che i ragazzi pensano che gli altri – soprattutto i genitori – abbiano su di loro, generando spesso un senso di inadeguatezza cosmica;
- ansia da prestazione sociale: non piacere ai propri coetanei/amici, non sentirsi o non essere all’altezza e quindi spesso fare cose che non si sarebbero fatte, solo per imitare, seguire gli altri ed essere accettati riconoscendosi almeno parte di un gruppo – anche piccolo.
L’intermediazione familiare nel trasferimento dei valori ai propri figli e nel sostegno nei momenti di loro difficoltà, patisce molto la mancanza di tempo. Ci si racconta spesso la favoletta che di tempo ne basti poco purché di qualità, la realtà sembra invece dimostrare il contrario. Se per tempo di qualità si intende tempo in cui si fanno attività insieme ai propri figli, si potrebbe incorrere in una distorsione di percezione. Il tempo da dedicare ai figli dovrebbe poter essere anche riempito di pause, noie, atti quotidiani, senza dover sempre cercare eventi coinvolgenti o sensazionali, durante i quali di naturalezza non ce n’è molta.
LA COMUNICAZIONE
Sembra assurdo ma nell’era dell’ipercomunicazione il problema delle famiglie sembra sempre più essere la COMUNICAZIONE. Quella comunicazione naturale che prende fiato e lascia il tempo di pensare e tempo di ascoltare.
Non ci stupiamo più di sentire genitori di figli che finiscono a riempire le cronache dei giornali con atti o comportamenti estremi – dichiarare che non avrebbero mai detto che il loro figlio sarebbe stato in grado di fare una cosa simile o che siano totalmente stupiti delle attitudini dimostrate dal proprio figlio in contrasto con i “valori familiari”. Non possiamo stupirci perché nel poco tempo che si trascorre insieme, magari stanchi, esauriti, pieni di problemi lavorativi o di pensieri per la testa, non è umanamente possibile cogliere sottili sfumature che negli anni si radicano divenendo “problemi”.
I TEMPI FAMILIARI
La riflessione sui tempi familiari torna sempre a uno dei principali noccioli del problema: le famiglie andrebbero sostenute non soltanto con gli assegni familiari, ma riformando il concetto stesso di lavoro. Ad esempio riducendo le ore settimanali di lavoro almeno di uno dei due genitori – magari a discrezione dei genitori stessi. Permettendo la flessibilità lavorativa ove questa possa essere applicata, rivalutando il valore economico delle ore lavorate etc etc… In modo da permettere almeno a uno dei due genitori di passare tempo a crescerli per i primi 10 anni di vita – che poi sono quelli più importanti per la formazione dello “zainetto” di valori – e di conoscere davvero i propri figli.
REALE E VIRTUALE
Altre questioni sono legate ai temi propri della Generazione Ansia, che sono i social, la digitalizzazione in giovanissima età, l’AI…e anche qui, la mediazione degli adulti di riferimento svolge un’azione chiave che non dovrà essere limitata al “controllo” o alla “limitazione fine a sé stessa” ma estesa alla “condivisione”. Sebbene per la maggior parte dei casi si utilizzino queste tecnologie su dispositivi individuali, occorrerebbe trovare il modo di condividere anche i tempi dei social, i tempi della realtà virtuale che sempre di più invade la vita reale di persone giovanissime, che non conoscono ancora bene neanche il loro posto nel mondo reale.
Siamo nell’era del mostrare e guardare, nell’epoca dell’effetto wow, perché è vero che ormai chiunque può comunicare potenzialmente con tutto il mondo, ma a maggior ragione, per risaltare bisogna sempre più ricorrere a contenuti che déstino in qualche modo clamore. Allora forse servirebbe la forza ed il tempo di coinvolgere i propri figli nel “fare”, attenzionarli sull’importanza dell’agire per il bene sociale e non solo per se stessi. Non se ne deducano risvolti direttamente politici o religiosi, ma insegnare ad avere ideali sani e a compiere azioni per raggiungere questi, ingaggiare i giovani in sfide non individuali ma di famiglia e di gruppo, potrebbe aiutare ad attenuare gli effetti dell’ansia.
QUESTIONE DI VALORI
Gli appartenenti alla “Generazione Ansia” difficilmente riescono a definire se stessi, a sentirsi centrali e centrati. Anche qui i valori risultano un punto focale poichè è proprio tramite essi che ci si definisce come individui e si possono orientare le proprie scelte.
Che poi “il mondo sia diventato un posto pieno di pericoli” potrà anche essere parzialmente vero, ma il giusto bagaglio valoriale potrà essere una delle difese più importanti, uno degli strumenti primari per affrontare tutto.
Anche perché il mondo esterno non si potrà mai cambiare se non con un’azione capillare sui singoli genitori e figli.
La mancanza di “centratura” di oggi, tende poi a sviluppare un’incertezza maggiore sul futuro – sul proprio futuro – e anche qui la presenza di valori a cui tendere potrebbe rappresentare una soluzione, le fondamenta su cui provare – e magari riuscire – ad immaginare di costruire qualcosa.
In definitiva non sono solo le cose esterne che generano i problemi della Generazione Ansia, o meglio, le cose esterne fanno emergere l’ansia in questione, ma la cura o la prevenzione di questa ansia deve essere il sostrato familiare stesso.