Nel corso dell’85° Congresso Nazionale della Società Italiana di Cardiologia (SIC), concluso ieri a Roma, è stato presentato il primo Documento di Consenso italiano sull’impiego dell’intelligenza artificiale in cardiologia. Questo documento, firmato dai massimi esperti nazionali, evidenzia le grandi potenzialità dell’IA nella gestione delle patologie cardiovascolari.
I BENEFICI DELL’IA
Uno degli aspetti più promettenti dell’IA – osserva Ciro Indolfi, past-president della Società Italiana di Cardiologia e professore straordinario di Cardiologia all’Università di Cosenza – è la sua capacità di diagnosticare l’infarto in tempi record. Uno studio su 362 pazienti ha dimostrato che l’IA può identificare i casi più seri con un’accuratezza del 99% in soli 37 secondi (circa 4 volte inferiori a quelli di un medico in carne e ossa), riducendo significativamente i tempi di intervento rispetto ai metodi tradizionali.
Inoltre, si è dimostrata l’efficacia dell’intelligenza artificiale anche per quanto riguarda il monitoraggio dei pazienti e le terapie personalizzate.
“L’AI si è rivelata efficiente nella valutazione degli esami Holter o per il telemonitoraggio di pazienti con defibrillatori impiantabili, e potrebbe rivelarsi decisiva per aumentare l’utilità dei dispositivi indossabili nella diagnosi precoce, migliorando l’analisi dei parametri raccolti.
Anche l’analisi delle ecocardiografie, delle risonanze magnetiche e delle TAC può essere resa più precisa e approfondita grazie all’AI, per la diagnosi di cardiomiopatie o di disfunzioni valvolari o anche per la quantificazione della stenosi coronarica attraverso la valutazione delle angiografie, che ha dimostrato un’accuratezza superiore al 98% nell’identificare trombi e calcificazioni”.
Ciro Indolfi
Ma l’IA non solo accelera solo la diagnosi ma può anche ridurre la mortalità. Un ampio studio su quasi 16.000 pazienti, pubblicato su Nature Medicine, ha rivelato che l’uso dell’IA in combinazione con l’elettrocardiogramma può ridurre la mortalità a tre mesi del 31% nei pazienti ad alto rischio.
LE SFIDE
Nonostante le potenzialità, l’uso dell’IA presenta anche delle criticità. È, infatti, necessario affrontare le questioni etiche e normative, come la trasparenza degli algoritmi e la responsabilità delle decisioni prese dall’IA.
“Molti algoritmi – precisa Ciro Indolfi –, specialmente quelli basati sul deep learning, operano spesso come ‘black box’ prendendo decisioni sulla base di calcoli complessi da decrittare per un umano, che quindi possono rendere difficile riconoscere eventuali errori o bias“.
E prosegue: “È altrettanto fondamentale interrogarsi sulle modalità di introduzione dell’AI per definire bene di chi siano le responsabilità di scelte dettate dagli algoritmi: la FDA classifica i prodotti di AI ‘software come dispositivi medici’, il regolamento ‘AI act’ dell’Unione Europea 2024/1689 impone ai produttori e agli sviluppatori specifici obblighi e caratteristiche in merito agli usi dell’AI, per esempio proibendo applicazioni di AI che potrebbero porre rischi troppo elevati, richiedendo requisiti stringenti per le applicazioni a rischio e imponendo valutazioni di conformità per tutti i prodotti da introdurre sul mercato, suddivisi in 4 classi a rischio crescente. La valutazione dei sistemi di AI, che possono imparare e cambiare nel tempo con possibili effetti sulla loro performance, pone sfide più complesse rispetto ai dispositivi medici tradizionali ma sarà importante affrontarle, per poter trarre i molti vantaggi che questi sistemi hanno da offrire”.
CONCLUSIONI
L’introduzione dell’IA in cardiologia rappresenta una svolta significativa, con il potenziale di migliorare notevolmente la diagnosi e il trattamento delle malattie cardiovascolari. Tuttavia, è fondamentale continuare a sviluppare e validare questi strumenti, garantendo al contempo un uso etico e responsabile.
Fonte: comunicato stampa Star Service Communication