Internet è decisamente uno strumento essenziale nella nostra quotidianità e, per questo motivo, il digital decluttering è una pratica di cui sentiremo un bisogno sempre maggiore.
Ma quanto inquinano questi servizi legati al mondo della tecnologia?
La fruizione del mondo digitale richiede l’utilizzo di molta energia elettrica.
L’impatto ambientale che ha l’infrastruttura fisica di internet (costituita da data center, server, reti di cavi e alimentata da energia) è molto alto e produce emissioni di CO2 e gas climalteranti.
Da un lato possiamo calcolare l’impatto legato alla fabbricazione e al trasporto di tutti questi hardware e dei nostri dispositivi (come smartphone e computer), dall’altro abbiamo la richiesta di energia per alimentare e raffreddare tutte le infrastrutture e i device.
ALCUNI DATI
L’edizione 2020 della Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (in inglese EWWR: European Week for Waste Reduction) ha dimostrato che uno dei nostri tradizionali smartphone lascia alle sue spalle ben 86 chili di rifiuti.
Nei dati presentati, si legge che l’impatto di una mail da un megabyte è pari a quello di una lampada da 60 watt accesa per 25 minuti.
L’invio di 20 e-mail al giorno (per 365 giorni l’anno) corrisponde alle emissioni rilasciate da un’automobile che percorre 1000 km. Considerando che, in media, vengono inviati oltre dodici miliardi di e-mail in un’ora…
Una ricerca su un motore online ha un costo per il Pianeta che va da 0,2 a 7 grammi di CO2 e si stima che, quotidianamente, vengono effettuate circa 3,5 miliardi di ricerche.
I video on demand non hanno un impatto tanto minore: 10 ore di film ad alta definizione possono equivalere al consumo di byte prodotto per tutti gli articoli in lingua inglese pubblicati su Wikipedia.
Il traffico video online nel 2018 è stato responsabile di oltre 300 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti alle emissioni prodotte in un anno da un Paese delle dimensioni della Spagna.
UN FENOMENO INVISIBILE
Il problema non è circoscritto ad un singolo “campo” e coinvolge molte nostre abitudini come: foto accumulate nello smartphone di cui a stento ci ricordiamo, sistemi di posta intasati, app utilizzate una volta e mai rimosse, file scaricati spesso anche per sbaglio e molte altre abitudini che coinvolgono ognuno di noi e che intasano la quotidiana tecnologia.
Fare ordine e liberarsi del superfluo è il digital decluttering, fondamentale per realizzare una nuova ecologia, sia fisica che mentale.
Il riordino digitale, infatti, fa bene anche alla nostra mente e riduce lo stress. Una ricerca condotta nell’Università di Princeton ha dimostrato che il disordine può ridurre la capacità di concentrarsi su un compito.
Il digital decluttering è più complicato del decluttering tradizionale perché l’eccesso delle nostre case è ben visibile mentre i file dentro i nostri pc e smartphone sembrano meno concreti e corrono il rischio di restare dove sono per anni.
Allora, cosa fare per ridurre questo tipo di inquinamento?
PICCOLI GESTI DI DIGITAL DECLUTTERING
La prima buona accortezza è di non portare telefoni e computer al livello limite. Ripulire una volta alla settimana o anche solo una volta al mese aiuterebbe a non trovarsi con gigantesche sessioni da eliminare. Si potrebbe iniziare dai file più vecchi e procedere eliminando quelli che non utilizziamo da più tempo.
Quando mandiamo una e-mail possiamo selezionare con attenzione gli allegati da inviare evitando quelli superflui o quelli già inviati precedentemente. Possiamo comprimere documenti e possibilmente utilizzare collegamenti ipertestuali (link).
Evitiamo e-mail inutili, non condividiamo “catene” di vario genere ed eliminiamo le newsletter che non ci servono.
Un’altra idea riguarda l’archiviazione. Potremmo scegliere di memorizzare alcuni dati su un nostro hard disk personale e usufruire dei servizi di cloud per altri elementi particolari.
Se ci occorre consultare più volte un documento, un video o ascoltare un brano è preferibile scaricarlo sul nostro pc che usufruire dello streaming. Un’altra buona abitudine è quella di spegnere i pc e staccare i caricabatterie dalle spine quando non servono.
Tra le iniziative più “green”, citiamo ad esempio i motori di ricerca con una maggiore attenzione verso l’ambiente: Ecosia – che trasforma le ricerche degli utenti in alberi da piantare – e Lilo – che investe i profitti in progetti sociali e ambientali.