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Chicche

IL MARCHESE DEL GRILLO E’ ANCORA TRA NOI

…La vicenda del tennista Djokovic lo testimonia. Non conosco il carattere del tennista serbo, anche se dalle sue gag e ripetute intemperanze qualcosa si intuisce. In ogni caso ritengo utile precisare che non è mia intenzione dilatare la mia riflessione oltre qualche considerazione sull’ “episodio australiano”.

Ma certamente le apparenze sui fatti che hanno riempito le cronache di queste settimane mi convince che, almeno in questa occasione, il serbo si sia ispirato alla regola del: “ io so’ io e voi non siete un cavolo” (versione edulcorato a tutela, più che dei minori ormai rotti a ben altro, di coloro che  non usano parole “forti” come unico strumento per risultare  pienamente espressivi).

Io appartengo a quella numerosa categoria che, se avesse avuto il sangue blù, avrebbe adottato come stemma un cavolo verde su campo neutro, neutro come neutri siamo noi. Siamo quelli che rispettano le regole, quelli che si svegliano all’alba e che ancora mezzo assonati affollano la metropolitana e si gratificano con il cappuccio e cornetto al bar sotto l’ufficio; quelli che obbedientemente si sono vaccinati per il rispetto delle regole ed anche perché ci è sembrato che non fosse disponibile per noi un’altra alternativa.

Il Marchese del Grillo Serbo invece ha inanellato una serie di comportamenti opinabili che in verità non trovano motivazione diretta in questioni economiche – sia pur queste di una certa rilevanza – ovvero nella astuzia tipica di colui che è avvezzo per natura a “saltare la coda” (penso a quegli automobilisti che eludono un ingorgo in autostrada utilizzando la corsia di emergenza).

E’ un no-vax o non lo è? È stato positivo o no? E nel suo stato di positività ha viaggiato comunque per il mondo? La sentenza australiana di domenica scorsa, rispondendo a tutte queste domande, sembra mettere in croce il Marchese; dice che il suo comportamento è stato improntato alla menzogna, alla falsità ed in conclusione alla illeceità.

Ma come crocifiggere il Serbo? Ovvero come limitarci a punire soltanto Lui?

Perché il Nostro è chiaramente in buona fede!

Le motivazioni del suo comportamento sono infatti profonde ed umanamente comprensibili; lui è in buona fede; non ritiene di essere stato furbo o quantomeno scorretto. Lui era – e probabilmente lo è ancora – profondamente convinto che quelle regole non gli appartengono, che non state concepite per essere rispettate anche da Lui. Il Marchese rimane convinto che “lui è lui e gli altri non sono neanche…!”

Allora Lui era e rimane dalla parte della ragione. Perché tutti noi ce lo siamo messi sulle spalle; lo abbiamo esaltato ed osannato per la sua inimitabile abilità nel rinviare sempre in maniera perfetta una pallina oltre una rete posticcia; lo abbiamo considerato degno di quella stima, rispetto ed affetto che non riserviamo neanche ad uno scienziato premiato con il Nobel. Abbiamo contribuito a farlo diventare ultraricco, onorato, famoso costruendo intorno a lui l’aurea.

Poi succede che arriva un oscuro funzionario australiano che gli dice che non ha rispettato le regole o, ancora peggio, che Lui non è diverso da noi.

Come non assolverlo! O quanto meno come non farci carico, tutti noi, di gran parte della responsabilità dell’incidente nel quale il serbo è incorso?

In realtà – confessiamolo – questi nuovi Marchesi li abbiamo generati proprio noi – quelli del “cavolo in campo neutro” – quasi come il cervello di Zeus a suo tempo generò Atena.

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