Negli ultimi anni è cresciuta l’innovazione femminile. Sono oltre 2mila le startup “rosa” registrate a fine settembre 2022, 572 in più rispetto allo stesso periodo del 2019 segnando una crescita, in questo biennio, del +40%. Un dato (elaborato da InfoCamere per l’Osservatorio sull’imprenditorialità femminile di Unioncamere) che lascia ben sperare.
Molte donne innovatrici – il 13,6% del totale delle start up – che hanno deciso di puntare su questa tipologia di società di capitali, specializzata nello sviluppo, nella produzione e nella commercializzazione di un prodotto o servizio ad alto valore tecnologico.
Per Andrea Prete, presidente di Unioncamere, “la crescente propensione delle donne a impegnarsi in settori imprenditoriali più innovativi, oggi in gran parte ancora appannaggio degli uomini, è un fatto certamente positivo. Speriamo che sempre più giovani vogliano seguire questo esempio, scegliendo di laurearsi in discipline Stem, oggi tanto ricercate dalle imprese”.
I SETTORI DI INVESTIMENTO
La maggior parte delle due mila startup al femminile oltre il 70% opera nei servizi alle imprese (1.455) mentre poco più del 15% nel manifatturiero (306). Quote minori invece sono destinate al commercio (4,6%) e le restanti sono attive negli altri settori economici.
Questo aumento è dovuto alla maggior presenza femminile nei settori a maggior contenuto di conoscenza: servizi di informazione e comunicazione, attività finanziarie ed assicurative, attività professionali, scientifiche e tecniche, istruzione, sanità e assistenza sociale, che oggi rappresentano quasi il 10% dell’universo femminile che fa impresa.
LA PRESENZA SUL TERRITORIO
Sono quattro le regioni dove l’innovazione al femminile concentra più del 50% del totale delle imprese guidate da donne di questa tipologia: Lombardia (470), Lazio (263), Campania (204), Emilia-Romagna (143). In valori assoluti, invece, i saldi più consistenti si sono registrati in questi due anni in Lombardia, Lazio, Campania e Toscana.
Inoltre, le imprese femminili sono più diffuse al Centro e nel Mezzogiorno, dove rappresentano oltre il 23% dell’imprenditoria totale, con punte del 27% nel Molise, del 26% in Basilicata, di oltre il 25% in Abruzzo e di più del 24% in Sicilia e in Umbria.