L’inquinamento da plastica rappresenta un problema globale, al pari dei cambiamenti climatici e delle specie invasive. Con una produzione annua di circa 360 milioni di tonnellate di plastica, di cui il 50% è di tipo monouso, è fondamentale sviluppare nuovi strumenti condivisi per contrastare questa problematica che interessa gli ecosistemi costieri e oceanici di tutto il mondo.
Uno degli ostacoli alla lotta contro l’inquinamento è la mancanza di informazioni standardizzate, comparabili e integrate soprattutto per quanto riguarda la plastica di piccole dimensioni (micro e nano). Molto spesso, infatti, le particelle di plastica tendono ad accumularsi e a sostare per un lungo periodo nei sedimenti costieri senza che riusciamo a definirne quantità, origine, punti di accumulo, frammentazione e trasporto nell’area di transizione costiera.
Per ovviare a questo problema, il progetto i-plastic – finanziato da JPI Oceans con la collaborazione di esperti provenienti da cinque istituti e quattro paesi, tra cui l’Università del Salento come partner italiano – vuole appurare il percorso delle microplastiche (da 5 mm a 1 µm) e delle nanoplastiche (sotto 1 µm) dalla terra al mare, in diversi regimi di flusso e climatici insieme alla loro diffusione nell’oceano aperto.
IL PROGETTO
Attraverso un protocollo standardizzato di campionamento dei sedimenti superficiali. Questo ha permesso di rivelare i modelli spaziali di distribuzione e le cause associate all’inquinamento.
Il gruppo di ricercatori italiani del Dipartimento di Scienze e Tecnologie, Biologiche e Ambientali dell’Università del Salento, coordinati dal professor Sergio Rossi, docente di Zoologia, di è occupato dello studio degli effetti delle plastiche sul biota marino, lo studio dei processi di frammentazione delle plastiche in ambiente marino tramite la tecnica di spettroscopia fotoelettronica a raggi X (XPS) (responsabile: professor Cosimino Malitesta, docente di Chimica analitica) e la caratterizzazione delle nanoplastiche (responsabile: professor Giuseppe De Benedetto, docente di Chimica analitica)
“Nel progetto si sono approfondite le conoscenze di base relative a microplastiche e nanoplastiche, a cui si è aggiunto lo sviluppo di nuovi protocolli di caratterizzazione e determinazione di questi materiali, valutandone anche il bioaccumulo in alcune specie marine, tutte queste informazioni sono essenziali per capire il loro ruolo negli ecosistemi e sulla salute delle specie viventi.
D’altra parte, abbiamo cercato soluzioni reali, come l’utilizzo di specie biorimediatori tra cui spugne, ascidie e policheti specialmente in zone impattate come il Mar Grande di Taranto.
Il ruolo dell’Università del Salento, tanto per l’unità di Zoologia quanto per quella di Chimica Analitica, è stato decisivo e ha rafforzato ancora di più la sua rilevanza internazionale con un progetto che dimostra quanto è importante la cooperazione tra gruppi di lavoro diversi“.
Sergio Rossi, coordinatore gruppo di ricercatori italiani del Dipartimento di Scienze e Tecnologie, Biologiche e Ambientali dell’Università del Salento
I RISULTATI DEL PROGETTO
I risultati principali del progetto i-plastic si sono concentrati sul ruolo del sistema fiume estuario nell’inquinamento da plastiche degli oceani ed i suoi potenziali impatti. Questa indagine è di particolare importanza poiché questo habitat naturale è uno dei più produttivi nel mondo e l’inquinamento da plastica rappresenta un serio pericolo per la salute delle specie acquatiche e dell’uomo.
Sono stati raccolti e messi a disposizione di scienziati, divulgatori scientifici e consulenti in materia di politiche scientifiche, 10 informazioni per facilitare l’elaborazione di strategie di risoluzione del problema.
Per fornire una linea di base dei livelli di inquinamento e una base scientifica comparabile per le attività di monitoraggio e per le decisioni future, è, infatti, essenziale avere a disposizione un ampio database con protocolli standardizzati per i rifiuti di plastica. Grazie a questo studio è stata presentata la prima valutazione sistematica e standardizzata dell’inquinamento delle spiagge brasiliane di meso e microplastiche.
Dati e immagini: comunicato stampa Università del Salento
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