Il Rapporto annuale dell’Istat evidenzia una situazione preoccupante per il nostro Paese.
I GIOVANI
In Italia, gli indicatori del benessere dei giovani sono ai livelli più bassi d’Europa. Nel 2022, quasi un ragazzo su due tra i 18 e i 34 anni ha manifestato almeno un segnale di deprivazione. Tra le sfere dove le difficoltà sono maggiori abbiamo l’istruzione ed il lavoro. I Neet sono circa 1,7 milioni di giovani (quasi un quinto di chi ha tra 15 e 29 anni) e solitamente non studiano, non lavorano e non seguono percorsi di formazione. L’Istat evidenzia che questo fenomeno dei Neet interessa in misura maggiore le ragazze (20,5%), i residenti nelle regioni del Mezzogiorno (27,9%) e gli stranieri (28,8%). L’incidenza dei Neet diminuisce al crescere del titolo di studio: è di circa il 20% tra i giovani diplomati o con al più la licenza media, mentre è del 14% tra i laureati.
I Neet sono fortemente collegati ad un tasso di disoccupazione giovanile elevato (il 18%, quasi 7 punti superiore a quello medio europeo). Infatti, circa un terzo di loro (559 mila) è disoccupato, nella metà dei casi da almeno 12 mesi mentre quasi il 38% (629 mila) non cerca lavoro né è disponibile a lavorare immediatamente. Oltre tre quarti dei Neet vivono da figli ancora nella famiglia di origine e solo un terzo ha avuto precedenti esperienze lavorative, un valore che varia tra il 6,8% per chi ha meno di 20 anni, il 46,7% per chi ha 25-29 anni.
GLI ULTRACENTENARI
Il quadro descritto dall’Istat include anche la situazione degli ultracentenari italiani che hanno raggiunto il numero più alto a livello storico: al 1° gennaio 2023 è stata raggiunta la soglia delle 22 mila unità (oltre duemila in più rispetto all’anno precedente). Questo gruppo annovera specialmente donne, più dell’80% dal 2000 a oggi. Nel 2041 la popolazione ultraottantenne supererà i 6 milioni; quella degli ultranovantenni arriverà a 1,4 milioni. Attualmente, l’età media è salita da 45,7 anni a 46,4 anni tra l’inizio del 2020 e l’inizio del 2023. Questo nonostante l’elevato numero di decessi di questi ultimi tre anni, oltre 2 milioni e 150mila, di cui l’89,7 per cento riguardante persone con più di 65 anni.
LA POVERTÀ E GLI STIPENDI BASSI
Secondo l’Istat, l’Italia ha un tasso della povertà molto alto, è più intensa che nella maggior parte dei paesi dell’Unione europea e sta aumentando. Quasi un terzo degli adulti (tra 25 e 49 anni) a rischio di povertà proviene da genitori che, già a 14 anni, versavano in una cattiva condizione finanziaria. La negatività di questa situazione riguarda anche i salari italiani che sono inferiori alla media Ue di 3.700 euro l’anno. Infatti, la retribuzione media annua lorda per dipendente è pari a quasi 27 mila euro, inferiore del 12% a quella media Ue e del 23% a quella tedesca.
LA SCUOLA
Altro dato significativo riguarda gli istituti scolastici in quanto la maggior parte degli edifici statali in Italia non dispone di tutte le attestazioni relative ai requisiti di sicurezza. Infatti, le certificazioni sono detenute da poco meno del 40 per cento dei casi. La spesa pubblica per istruzione in rapporto al Pil evidenzia un minore impegno del nostro Paese per questa funzione rispetto alle maggiori economie europee (4,1 per cento del Pil in Italia nel 2021 contro il 5,2 in Francia, il 4,6 in Spagna e il 4,5 in Germania) e in generale rispetto alla media dei paesi Ue (4,8 per cento).
L’ACQUA E L’AMBIENTE
Sebbene anche in Italia è aumentata la sensibilità per le tematiche ambientali, nel 2022, a causa della riduzione delle piogge e dell’aumento della temperatura, le analisi hanno registrato una riduzione della disponibilità di acqua in Italia che ha raggiunto il suo minimo storico: quasi il 50% in meno rispetto all’ultimo trentennio 1991-2020. Molto critica la situazione dell’infrastruttura idrica italiana. Infatti, nel 2020, ben il 42,2% dell’acqua immessa nelle reti di distribuzione dell’acqua potabile non arriva agli utenti finali.
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