IL MERCATO DELLE VERITÀ
Concludiamo questa prima settimana di questo nuovo anno mantenendo una relazione con la filosofia con altri spunti di riflessione. Parliamo di filosofia ed etica applicata alla nostra realtà impregnata di informazioni e flussi comunicativi che transitano nel mare digitale della “Rete” e del concetto di “Libertà”. Già a occhio, nelle accezioni più immediate che possiamo associare ai due termini: rete e libertà hanno un che di poco relazionabile…
Come ben sappiamo i principali problemi attuali relativi alle informazioni circolanti online sono molteplici: da un lato la diffusione di notizie false o ingannevoli, dall’altro una forma di deregulation che potrebbe, secondo alcune analisi mettere in pericolo proprio la “libertà” individuale e di conseguenza la stessa democrazia.
Questi sono i temi che analizza Antonio Nicita – ordinario di politica economica alla Lumsa ed ex commissario AGCOM – nel suo nuovo libro “Il Mercato delle Verità”. L’autore, parte dal presupposto che la realtà digitale che ci circonda sia un ambiente ostile, nel quale l’utente è erroneamente portato a credere di muoversi liberamente, senza accorgersi di essere guidato, invece, da schemi di algoritmi.
Nel leggere questa analisi emerge una grande capacità di fondere teorie e realtà tenendo insieme filosofia, politica, economia, diritto e informatica. Nicita esprime analisi e posizioni chiare e nette che ovviamente stimolano la tanto ambìta libera discussione e riflessione.
BOLLE DI PENSIERO
In assenza di secondi fini, gli algoritmi del “sistema” tendono a riportare gli utenti dove sono già stati, come se ci si ritrovasse in delle “bolle” uniformate dalla presenza di un pensiero unico senza contrapposizioni e, proprio per questo, destinato a divenire sempre più radicale. In questo cosiddetto “mercato delle verità”, quindi, ogni gruppo chiuso in se stesso avrà la sensazione di essere portatore di verità assolute e di poterle imporre agli altri. Così, se si divulgassero informazioni inventate all’interno di contesti simili, in assenza di contraddittorio, queste rischiano di non essere riconosciute, anzi hanno alta probabilità di essere metabolizzate dal gruppo “bersaglio”, alimentandone l’estremizzazione.
Fondamentalmente è in questo meccanismo di base che nasce il presupposto del fallimento del libero mercato delle idee la cui anima è, invece, il confronto aperto, la “messa in discussione” e la vittoria dell’opinione migliore – dove con migliore si intende la più capace di convincere il maggior numero di persone.
La teoria della “bolla”, parzialmente condivisibile, sembra sottovalutare che l’uomo ha più di una dimensione e molte sfaccettature, pertanto nessun algoritmo potrà davvero prevedere né “copiare” il pensiero di un individuo.
LA LIBERTÀ DEL PROPRIO PENSIERO
Uno dei primi spunti di discussione emerge proprio dal concetto di Libertà di pensiero, che, nella visione dell’autore, ha la chiara finalità pubblica di garantire lo sviluppo della democrazia. Questa finalità sembra presumere la legittimazione dell’intervento del potere dello Stato in ogni caso in cui l’esercizio del libero pensiero non fosse in linea con l’interesse pubblico, con tutti i rischi che deriverebbero da questa “intromissione” del potere. Così pur codividendo una possibile finalità pubblica non possiamo non sottolineare invece il carattere marcatamente individuale del pensiero libero. In questa accezione la libertà è un valore in sé e lo Stato può “regolarla” solo per creare le condizioni per poterla lasciare esprimere senza condizionamenti o per reprimere lesioni a beni giuridici concreti, individuali o collettivi.
MERCATO DELLE IDEE E DELLA VERITÀ
Un altro tema che genera riflessioni è quello della contrapposizione tra il concetto romantico del “mercato delle idee” e il cosiddetto “mercato della verità”. Quest’ultimo, secondo Nicita, è talmente pervaso di disinformazione da richiedere la creazione di un nuovo diritto, quello di “non essere disinformati”. Anche qui le tesi dell’autore sono molto estreme e confidano quasi totalmente in un intervento del “potere”, ma a ben vedere, le tecnologie, il giornalismo professionale attivo e partecipativo possono essere antidoti per reagire ai veleni del mondo digitale e aiutare a discernere trà verità e falsità.
L’informazione non passa solo dalla Rete, la televisione, la radio e molti altri luoghi che non rientrano nella categoria dei “media” e che contribuiscono alla formazione esperienziale ed informativa oltre che comunicativa di tutti gli individui.
LE SOLUZIONI POSSIBILI
Prescindendo dalle eventuali discrepanze interpretative a monte, le soluzioni individuate da Nicita sono più o meno tutte condivisibili. Tra queste troviamo:
- rendere l’algoritmo “trasparente”;
- chiarire la provenienza dei contenuti;
- obbligare le piattaforme di rivelare la fonte in caso di violazione di diritti, con la relativa assunzione delle responsabilità civili del caso;
- potenziare i media relativi al servizio pubblico;
- sostenere l’editoria e il giornalismo professionale.
L’applicazione di queste indicazioni potrebbe davvero restituire alla circolazione delle notizie e al pensiero quella libertà che troppo spesso è solo apparente e mettere al riparo dagli innumerevoli rischi che deriverebbero dal proliferare senza freni di un “mercato (nero) delle falsità”.