Durante la pandemia abbiamo esplorato le opportunità e i limiti della DAD (didattica a distanza) e molti lamentano l’inefficacia di questo metodo in confronto alla DIP (didattica in presenza). A prescindere da qualsiasi specifica considerazione in merito, possiamo affermare che il digitale è un fattore imprescindibile per aumentare la competitività della nostra società.
Non si può ipotizzare che la fine della pandemia (quando avverrà) determinerà anche la fine della digitalizzazione della didattica. Inoltre, non possiamo guardare la DIP e la DAD come due fenomeni separati ed in contrapposizione tra loro, fatti per escludersi a vicenda. Al contrario, è indispensabile immaginare una futura integrazione tra queste due modalità di fare didattica.
SEGNALI DIGITALI
Una ricerca intitolata “Bambini e lockdown” condotta dall’Università di Milano-Bicocca con il SicuPP (Società Italiana delle Cure Primarie Pediatriche) ha evidenziato come, a seguito della pandemia, i bambini hanno aumentato considerevolmente il tempo trascorso con Pc, smartphone e dispositivi digitali, sia per attività ludiche che didattiche.
L’analisi ha interessato più di 3.500 famiglie nel 2020 e 3.200 nel 2021 coinvolgendo bambini con età compresa tra zero e dieci anni. Dalle indagini è emerso che l’utilizzo principale per i più piccoli riguarda la fruizione di video (prettamente film, cartoni, documentari e video su YouTube). Recentemente è cresciuto l’uso di dispositivi digitali anche per giocare, sia in modalità individuale che collaborativa e, inoltre, sei bambini su dieci hanno uno smartphone personale. Dati che devono farci riflettere sui ritmi e sulle caratteristiche di vita degli attuali “nativi digitali”.
IL CAPITALE UMANO
La digitalizzazione della scuola e di tutta la nostra attuale società è un punto cruciale anche nel PNRR in quanto è considerato “un abilitatore trasversale ad ampio spettro”.
Quando parliamo di digitalizzazione non intendiamo esclusivamente la disponibilità di dispositivi tecnologici ma anche le competenze digitali che le persone devono inevitabilmente possedere.
Secondo il Digital Economy and Society Index dell’Unione europea, i cittadini italiani sono tra i meno formati d’Europa nel settore digitale. L’Italia occupa il 25° posto con un 42% di popolazione dotata di competenze digitali di base mentre solo un 22% possiede competenze digitali avanzate. I laureati nel settore ICT sono solo il 3.9%.
I REPORT SUI RISULTATI SCOLASTICI
Analizzando il report della Commissione Europea e quello dell’OCSE, entrambi incentrati sull’impatto che il Covid ha avuto sui risultati scolastici in Europa, notiamo come nella scuola la digitalizzazione sia un’infrastruttura assolutamente necessaria ma, attualmente, non ancora sufficiente. In entrambi gli studi emerge una notevole diminuzione dei risultati scolastici durante la pandemia. Nella pratica, si evidenzia uno stretto legame tra quanto tempo viene trascorso a scuola durante le lezioni e i risultati di apprendimento.
Non bisogna pensare che questo abbassamento sia collegato esclusivamente all’arrivo della didattica a distanza. Le ragioni si possono ritrovare in molteplici fattori come, ad esempio:
- un minor tempo dedicato all’insegnamento e all’apprendimento;
- un minor contatto sociale tra allievi e insegnanti;
- diverse problematiche legate alla capacità degli insegnanti di adattarsi alle lezioni digitali;
- condizioni socioeconomiche delle famiglie non sempre molto buone.
IL FUTURO DELLA DIDATTICA
Non si può pensare di tornare indietro o di ignorare i passi che sono stati fatti e possiamo vedere come i nativi digitali non notano particolari confini tra l’esperienza reale e quella digitale. È, quindi, indispensabile formare adeguatamente gli insegnanti ed i genitori per educare al meglio i più giovani. Bisognerà trasmettere alle generazioni del futuro una maggior consapevolezza nell’uso dei dispositivi digitali e tecnologici. Proprio questa sarà la sfida da vincere per la scuola italiana che attualmente non sembra ancora pronta a conseguire questo risultato. Da un lato sarà indispensabile abbandonare il tradizionale approccio didattico finalizzato all’apprendimento e dall’altro bisognerà intervenire sull’attuale corpo docente in modo tale da formarlo adeguatamente per entrare nella nuova era della didattica digitale.