I RISULTATI DELL’INDAGINE EY-SWG
Da una recente indagine realizzata da EY con SWG è emerso che, sebbene il mondo del lavoro in Italia sia riconosciuto per la qualità delle sue produzioni, riceve valutazioni basse in termini di innovazione, produttività e competitività internazionale.
Inoltre, su un campione di più di 500 manager e imprenditori italiani, si osserva che ricevono una bassa valutazione anche la capacità delle aziende di attrarre finanziatori ma soprattutto lavoratori qualificati.
Questa difficoltà, secondo gli intervistati, dipende soprattutto dai mutamenti demografici che hanno ridotto la forza lavoro disponibile e dalla mancanza di personale con le competenze necessarie per rispondere alle esigenze attuali delle aziende.
Inoltre, sebbene rispetto ai mercati europei l’Italia offra più protezioni ai dipendenti e ai lavoratori vulnerabili, ha una minore capacità di attirare personale qualificato dall’estero e difficoltà a garantire salari adeguati.
COME MIGLIORARE LA SITUAZIONE ATTUALE
Per affrontare questa situazione, sarebbe essenziale aumentare gli stipendi dei lavoratori e creare un modello più flessibile per la gestione del personale in termini di assunzioni e licenziamenti. L’attuale assetto in materia di politiche del lavoro, infatti, risulta “adeguato” solo per un intervistato su quattro mentre sono molti gli elementi di “inadeguatezza” riscontrati:
- Le tasse sul lavoro sono eccessive
- La regolamentazione del mercato del lavoro è obsoleta e richiede una revisione completa
- Sono necessari maggiori investimenti per garantire una forza lavoro più qualificata
- La formazione tecnica e professionale non soddisfa le esigenze delle aziende
- Il costo del lavoro è troppo elevato
- Mancano strumenti per consentire maggiore flessibilità nei rapporti di lavoro, inclusi orari, compensi e lavoro a distanza
- Esistono troppi vincoli che rendono rigido il rapporto tra lavoratore e azienda
“Da troppo tempo il tema del lavoro non è al centro del dibattito, invece è assolutamente centrale. Si tratta di un tema fondamentale per incidere sull’attrattività del Paese e delle aziende italiane. Ne sono convinti anche i manager e gli imprenditori che abbiamo intervistato insieme a SWG: per il 74% politiche del lavoro non all’altezza della situazione penalizzano l’attrattività del Paese.
In questo momento, inoltre, il livello di fiducia non è altissimo: circa la metà degli intervistati non è sicuro che si potranno realizzare tutti gli interventi necessari.
È quindi fondamentale muoversi rapidamente e in modo efficace e immettere fiducia nel sistema, attraverso una riforma organica, una vera e propria politica industriale del lavoro, per incidere in maniera concreta ed efficace sull’attrattività del Paese“.
Stefania Radoccia, EY Italy, Managing Partner Tax & Law
LE QUATTRO PRIORITÀ CHIAVE
I manager e gli imprenditori intervistati hanno riscontrato quattro priorità chiave:
- implementare misure per favorire la conciliazione tra vita e lavoro per le famiglie per (82%);
- riduzione strutturale del costo del lavoro (81%),
- aumentare l’offerta formativa professionalizzante (81%)
- semplificare le procedure amministrative per la gestione del personale da parte delle aziende (81%).
Guardando al futuro, l’82% degli intervistati ritiene che il lavoro sarà sempre più automatizzato e l’81% che richiederà profili professionali sempre più specializzati.
“La trasformazione tecnologica iper-accelerata avrà un impatto notevole sulle dinamiche lavorative a livello nazionale e globale. È fondamentale che la formazione, intesa anche come upskilling e reskilling, si parli con la politica industriale del Paese.
Soltanto attraverso l’incrocio di queste due variabili saremo in grado di incidere concretamente su salari, produttività e innovazione. E in questo è cruciale il ruolo del governo: il 52% degli intervistati si aspetta che il governo assuma un ruolo di guida e da protagonista, fiancheggiato dalle aziende (32%) in una logica di sistema”.
Stefania Radoccia, EY Italy, Managing Partner Tax & Law
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