Domani 1 Maggio, ricorre la festa del Lavoro. Mai come ora vorremmo poterci ritrovare tutti a festeggiare accalcati al “concertone” in piazza San Giovanni a Roma. Avremmo bisogno di cantare a squarciagola abbracciandoci e facendo “folla”. Eppure, per il secondo anno consecutivo dovremo accontentarci di una maratona musicale a distanza, nell’ormai nota modalità digitale, che alla stregua del virus ha ormai contagiato moltissimi comparti, ed è stata applicata ovunque possibile, nel tentativo di sopperire ad una fisicità a cui non potremo mai rinunciare.
MEMORIA E CAMBIAMENTI
Il ricordo delle lotte, degli scioperi e degli eventi che hanno portato alla conquista di tutti quelli che oggi conosciamo e viviamo come “diritti dei lavoratori”, è fondamentale nella nostra cultura. Eppure proprio in questi anni segnati dalla pandemia, tutto, incluso il lavoro, ha subito sconvolgimenti di proporzioni enormi, rivelando quanta strada ancora resta da percorrere. Per questo abbiamo dedicato un piccolo spazio a qualche impressione leggera.
Che lo stesso concetto del lavoro sia in continua evoluzione è un dato oggettivo: il lavoro esiste da quando esiste l’uomo e ne segue tutti i cambiamenti. Dal lavoro come schiavitù al lavoro che nobilita l’uomo, in ogni epoca il lavoro è stato, è e sarà sempre una pratica centrale e fondamentale. Il suo significato primario, la funzione di sostentamento, pur continuando ad esistere e ad essere spesso motore che spinge a lavorare, ha lasciato ampi spazi ai concetti di carriera, realizzazione personale e professionale, reputazione e molte altre sfumature.
LAVORARE PER VIVERE O VIVERE PER LAVORARE
In quest’ultimo periodo, da un lato la pandemia ha lasciato centinaia di famiglie senza lavoro – perdita che ha portato le peggiori conseguenze, ovviamente, a tutti i lavoratori in nero e ai precari – dall’altro ha contribuito ad assottigliare ancora di più il labile confine tra vita personale e vita lavorativa. Proprio in questo periodo, infatti è nato ufficialmente lo smartworker: il lavoratore intelligente o agile, che prescinde dall’ufficio fisico e si muove in uno spazio dematerializzato. In questo frangente, senza dubbio, le figure più sacrificate sono state le donne, che hanno dovuto coordinare lavoro da casa e i figli a casa in DAD.
LAVORI NUOVI
Ben lontano dalle romantiche idee del “lavoro dei propri sogni”, il lavoro in fondo è il modo convenzionale per poter vivere e sostentarsi svolgendo una funzione utile ad altri. Sebbene le conseguenze e gli effetti dei recenti sconvolgimenti sociali saranno misurabili solo nel “lungo periodo”, è certo che ogni cambiamento profondo cancella qualcosa e crea altro. Perciò, in questa giornata dedicata ai lavoratori, ci piace pensare che già ora sono nate e stanno nascendo nuove funzioni e nuove figure professionali che offriranno agli uomini opportunità di crescita e sviluppo inimmaginabili solo qualche tempo fa.
RIFLESSI E RIFLESSIONI
Pensandoci bene il fatto che la pandemia, per un lungo periodo ha fermato praticamente tutto, potrebbe addirittura aver generato delle dinamiche positive. Il tempo di stasi, dopo un inizio segnato dall’incredulità e dalla disperazione, ha aperto grandi spazi di riflessioni che hanno riguardato ogni ambito, tra questi, ad esempio:
- la salute e il diritto alla cura
- la sicurezza – anche quella sul luogo di lavoro – sempre meno scontata
- la necessità di maggior tutela per le categorie lavoratrici più deboli (come le donne)
- la necessità di progetti di inclusione per accogliere le “diversità”
- l’attenzione alle scelte ecosostenibili
…e potrebbe essere un elenco infinito, perciò lo interrompiamo per lasciare qualche riga alla speranza che la pandemia, nonostante tutto possa renderci più forti e più consapevoli dei doveri e dei diritti che ci legano l’un l’altro in rapporti di varia natura sociale e lavorativa, per noi stessi, i nostri antenati e soprattutto per i nostri posteri.