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LAVORO, MALESSERE PSICOLOGICO E BURNOUT

Crisi psicologica, burnout, esaurimento nervoso. Sono tanti i modi per definire uno stato di malessere che colpisce, in maniera sempre maggiore, lo stato di salute dei lavoratori. Un fenomeno mondiale che, nel corso degli anni, è stato oggetto di molteplici studi su diversi livelli.

Questa problematica, infatti, è riconducibile ad un ampio raggio di motivazioni e non è così semplice da individuare ed analizzare. Per questo motivo appare fondamentale affrontare la questione non in maniera superficiale ma andando a fondo ad un problema che sta diventando la quotidianità per migliaia di lavoratori in Italia. Concentrandoci, quindi, sul nostro Paese i dati del primo trimestre del 2024 sono allarmanti. Secondo l’INAIL, infatti, c’è stato un aumento vertiginoso di denunce di malattie professionali legate a disturbi psichici e comportamentali.

I numeri parlano chiaro: solo in questo breve lasso di tempo, c’è stato un incremento abbastanza importante. Stiamo parlando di 22.620 denunce di malattie professionali in più rispetto al 2023. Questo dato rappresenta una crescita del 24,5% considerando l’anno passato. Un gap che apre una voragine se paragonato ad altre annata: +55,8% sul 2022, +66,5% sul 2021, +60,4% sul 2020 e +42,3% sul 2019.

Alla luce di tutto questo, è evidente che il malessere psicologico sia una questione estremamente attuale che coinvolge non solo i lavoratori ma anche i datori di lavoro.

LE PRINCIPALI CAUSE

Affidandoci sempre ai numeri ed agli ultimi studi recenti, in Italia 8 lavoratori su 10 sono a rischio burnout. Una percentuale altissima che, come detto in precedenza, ha molteplici cause. Si passa da un ambiente di lavoro malsano tra orari eccessivi senza pause, conflitti interni tra dipendenti ed i datori di lavoro sino all’ingratitudine e al sottodimensionamento delle competenze. Poi ci sarebbe anche la questione della routine che, tra ritmi serrati e mancanza di autonomia, rende la giornata lavorativa uno standard monotono e senza sfumature diverse. Queste elencate sono alcune delle principali cause, ma è importante per un lavoratore anche riconoscere la sindrome del burnout per poter intervenire in anticipo.

La condizione di stress cronico, legato al contesto lavorativo, sviluppa dei sintomi ben precisi. A livello emotivo si passa dalle difficoltà di concentrazione e mancanza di attenzione e creatività, sino allo stato di agitazione, forte nervosismo, rabbia, infelicità e bassa stima di sé stesso. Da qui ne derivano una serie di conseguenze decisamente evidenti quali la mancanza di energie, un allontanamento e l’indifferenza verso i colleghi, negatività, noia ed uno svuotamento emotivo molto profondo.

Qualora questi sintomi diventino costanti, è importante iniziare subito un percorso di gestione dello stress che, al pari della prevenzione, sono fondamentali per preservare la salute dal burnout.

LE RESPONSABILITÀ DEL DATORE DI LAVORO

In questo contesto così intricato, un ruolo attivo lo hanno naturalmente anche i datori di lavoro. Questi ultimi, secondo molteplici sentenze della Cassazione italiana, sono responsabili anche dei problemi psichici dei dipendenti sul luogo di lavoro. Per non essere passibili di denunce e risarcimento danni, è necessario rimuovere tutte le cause di disagio psicologico e permettere ai dipendenti di lavorare con serenità.

Ogni azienda ha l’obbligo di mantenere un ambiente lavorativo sano e supportare i lavoratori nella gestione dello stress. Per mantenere produttività ed alto livello di impiego, il benessere della salute mentale deve essere argomento prioritario.

LE STRATEGIE DA ADOTTARE

Affrontare la questione del malessere psicologico non è materia facile ma, al contrario, molto complessa sia nella gestione che nella prevenzione. Ci sono, però, delle strategie ben specifiche che possono essere adottate.

In primo luogo è importante valutare ed indentificare i fattori di rischio psicosociale dai carichi di lavoro eccessivi alla comunicazione inefficace fino alla mancanza di coinvolgimento dei dipendenti. Di pari passo a tutto ciò, deve esserci un focus ben preciso sui lavoratori valorizzando il loro benessere anche con percorsi di cultura organizzativa che possano comprendere anche il supporto psicologico oltre ad un bilanciamento dei ritmi vita-lavoro.

Infine, sia i datori di lavoro che i dipendenti, dovrebbero avere una formazione adeguata su queste tematiche così da poter affrontare insieme situazioni difficili e carichi di stress importanti. Investire sulla salute mentale, quindi, diventa fondamentale a 360 gradi per garantire benessere individuale ed ottimizzare l’efficienza complessiva dell’azienda.

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