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MILANO, UN CITTÀ DI ANZIANI FATTA PER I GIOVANI

OVVERO: È ANCORA POSSIBILE UNA CONVERGENZA TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE?

Abbiamo deciso di pubblicare queste riflessioni oggi 7 Dicembre – Sant’Ambrogio, patrono milanese – proprio perché Milano ne ha ispirato l’origine. Buona lettura, buone elaborazioni a tutti voi nostri cari lettori e buoni festeggiamenti ai milanesi.

Romana Spagnoli – Direttore GBSAPRITALK

Vivo a Milano da tanti anni e non ci sto male.

Quando sono arrivato la differenza con altre realtà mi risultò materialmente palpabile. Nella città, tutta racchiusa nelle sue tre cerchie, si respiravano ancora gli ultimi aliti della lunga stagione di Teresa d’Austria alla quale quelli appena arrivati, all’inizio un po’ frastornati, si adeguavano spontaneamente godendo dei favori di un ambiente nel quale si sentivano felicemente integrati. C’era una forte contiguità; nei quartieri convivevano tutte le classi sociali. E c’era anche una forte vicinanza generazionale; giovani, adulti ed anziani condividevano le stesse abitudini, gli stessi svaghi, lo stesso cibo, lo stesso modo di vestirsi ed in qualche modo gli stessi stili di vita.

Questa “alleanza generazionale” era certo l‘effetto di un periodo storico nel quale la Società si fondava su un modello nel quale la classe degli anziani conservava il predominio sulle altre classi; un modello che ha resistito fino all’immediato dopo guerra (quella del 1939/1945).

Mi chiedo come questo traumatico cambiamento, in realtà traumatico soltanto per gli anziani, si sia prodotto. Parafrasando Ennio Flaiano potrei dire: un po’ alla volta e poi all’improvviso.

UN PO’ ALLA VOLTA E POI ALL’IMPROVVISO

I giovani hanno cominciato a vestirsi in modo diverso, a volte molto originale, mutuando spesso il “look” ed i pensieri degli Hippies. Il ’68 poi ha fatto la sua parte. Sono stati rimessi in discussione tutti i capisaldi sui quali fino a quel momento si fondavano i punti di riferimento della convivenza. I modelli educativi basati sulla “obbedienza a prescindere” si sono trasformati nella “ricerca del consenso” ad ogni costo.

Nel corso degli anni, con l’avvicendarsi delle generazioni, questo cambiamento è andato consolidandosi. La famiglia patriarcale è scomparsa; le tre classi generazionali non hanno più convissuto sotto lo stesso tetto. Si è realizzato una specie di corto circuito tra Tradizione ed Innovazione, tra Passato e Futuro, che ha provocato una soluzione di continuità mai verificatasi in precedenza. Sono proliferate le Case di Riposo ove gli anziani sono stati ghettizzati in gabbie più o meno dorate. I nuovi orari di lavoro, spalmati su tutta la giornata, hanno impedito il benefico incontro/confronto giornaliero del momento del pranzo. Il pomeriggio dei ragazzi, non sorvegliato soprattutto dalle madri lavoratrici, ha aperto loro nuove strade di crescita esperenziale. I modelli di riferimento sono stati sempre più ricercati e individuati fuori dalla propria porta di casa.

NUOVE TECNOLOGIE PER NUOVI DOMINATORI

In aggiunta, la disponibilità e l’utilizzo di nuovi strumenti informatici e telematici, ha rafforzato nei millennials la percezione di essere i nuovi dominatori delle classi anagrafiche. Abolita la struttura piramidale – al cui vertice si collocavano gli Anziani, più sotto gli Adulti e quindi alla base i Giovani – oggi è stata disegnata una nuova architettura rappresentativa del nuovo assetto: tre colonne parallele e lontane che, forse, si guardano ma non si ascoltano. Dove gli Anziani criticano in silenzio, gli Adulti sembrano rassegnati e i Giovani sono i costruttori di un nuovo, rivoluzionario modo di interpretare la Vita.

Per questo motivo quelli che continuano a dire: “… i giovani si preoccupano solo di cose frivole e senza importanza. Quando ero ragazzo io ci insegnavano le buone maniere e a rispettare gli anziani, ma la gioventù oggi vuole tutto subito e senza sforzo”, parafrasando una nota frase di Esiodo, quindi vecchia di oltre 2500 anni, hanno torto. No, quello che sta accadendo ai nostri giorni è ben più definitivo di quanto è accaduto nel passato.

Trascuro per altro il richiamo al “rispetto degli Anziani” che mi sembra proprio l’espressione di un patto collusivo tra generazioni: “rispetta me anziano in modo che quando sarai anziano sarai rispettato; contribuisci a questa tradizione nel nostro reciproco interesse!” Il rispetto dovrebbe riservarsi a ben altri requisiti!

OMOLOGAZIONI

Per il resto io spero che questa nuova struttura sociale tipica di Milano, certo non assente in altri territori – fatta di omologazioni precarie nelle quali addirittura le parti si sono invertite in quanto sono proprio gli adulti ed anche gli anziani a tentare di adottare gli stili di vita dei giovani – nell’abbigliamento, nei viaggi, nello sport – e non viceversa, potrà comportare un generale miglioramento del nostro tessuto sociale. Un nuovo tessuto ordito con i valori migliori che da sempre caratterizzano i giovani: la inclusività, il rifiuto del pregiudizio e dell’opportunismo, la voglia di mettersi in gioco, la visione ottimistica del proprio futuro. 

Questa speranza rimane tuttavia “condita” dal convincimento che un progresso stabile e virtuoso non possa dimenticare i fondamentali della nostra cultura, intesa come un comune fattore genetico identitario piuttosto che come complesso etererogenico di tradizioni desuete.

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