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Cultura

MUSEI 4.0: NUMERI E POTENZIALITÀ

Per sfruttare appieno il potenziale economico e occupazionale dei musei pubblici italiani, è necessario investire in strumenti e logiche 4.0, nonché nell’ampliamento dell’offerta di servizi museali e culturali. Questo è quanto è stato evidenziato dallo studio “Musei pubblici, un patrimonio strategico per il sistema Italia“, condotto da The European House – Ambrosetti in collaborazione con Aditus.

LA SITUAZIONE ITALIANA

Nel 2019, prima della pandemia, l’intero sistema dei musei pubblici italiani ha generato 242,4 milioni di euro di ricavi da ingressi. Tuttavia, tale cifra equivale alla somma dei ricavi di appena cinque musei e monumenti più visitati in Europa (Musée du Louvre, Tour Eiffel e Musee d’Orsay in Francia e Museo Nacional del Prado e Museo Reina Sofia in Spagna).

Nonostante il settore abbia un grande potenziale di sviluppo e possa servire come volano per l’economia del Paese, i ricavi dei musei statali in Italia sono ancora limitati rispetto ai principali Paesi europei. Lo studio dimostra che il settore culturale potrebbe attivare un effetto moltiplicatore economico e occupazionale che consentirebbe di generare 237 euro in tutti i settori economici per ogni 100 euro investiti nelle attività museali e culturali e 1,5 posti di lavoro al di fuori del settore per ogni postazione creata all’interno del settore stesso.

Il patrimonio museale italiano è distribuito su tutto il territorio, ma le prestazioni di attrazione variano notevolmente. Otto regioni su venti hanno ridotto il numero di enti culturali, mentre il Lazio, che rappresenta solo il 7% del patrimonio nazionale, attrae il 25% dei visitatori annuali totali in Italia.

Inoltre, la grande maggioranza dei ricavi si concentra in soli tre regioni (Lazio con 87,3 milioni di euro, Campania con 60,2 milioni e Toscana con 55,2 milioni). Solo poche regioni hanno visto un aumento sia dei visitatori che dei ricavi (Campania, Marche e Basilicata). In particolare, Toscana (54% del totale regionale), Veneto (52%) e Lazio (50%) sono le regioni con la maggior incidenza di visitatori stranieri negli istituti culturali.

LE POTENZIALITÀ

Per permettere al settore culturale di essere un motore di sviluppo significativo per il Paese, occorre un cambio di direzione. Per migliorare la competitività dei musei pubblici e sostenere la loro crescita, sono stati individuati due macro-ambiti di trasformazione: la centralità del visitatore, l’ampliamento dell’offerta di servizi museali e culturali.

Lo studio di The European House – Ambrosetti ha individuato cinque linee guida per aumentare la competitività e sostenere lo sviluppo dei musei italiani. Di seguito, ecco le principali proposte:

  1. Offrire un numero minimo di servizi aggiuntivi, come il bookshop, i servizi di caffetteria e ristorazione, i servizi di visita interattivi, le aule didattiche e le iniziative educative per bambini.
  2. Adeguare il layout dei musei e dei luoghi della cultura alle esigenze dei visitatori, sia in termini di infrastrutture fisiche (aree di svago, intrattenimento e relax) che digitali.
  3. Conoscere e valutare il giudizio dei visitatori sull’esperienza della scoperta del museo e su ciò che lo circonda, attraverso l’introduzione su scala nazionale di un sistema di monitoraggio e valutazione della soddisfazione del visitatore, basato su criteri omogenei e indicatori quantitativi.
  4. Semplificare i rapporti fra i soggetti privati e le Amministrazioni locali per la gestione degli enti museali e culturali, riducendo il numero di interlocutori e prevedendo gare che permettano di superare la parcellizzazione su base regionale.
  5. Introdurre nuove forme di contratti per la gestione dei servizi accessori dei musei pubblici statali che consentano una migliore capacità di programmazione e una maggiore flessibilità agli operatori privati.
LE OPPORTUNITÀ DEL DIGITALE

Le tecnologie digitali possono migliorare l’esperienza dei visitatori e ampliare l’offerta di servizi museali. Tuttavia, i musei italiani sembrano essere indietro nell’adozione di queste soluzioni.

Ecco alcuni dati significativi:

  • Solo il 31,2% dei musei in Italia offre ai visitatori video e/o touch screen per la descrizione e l’approfondimento delle opere.
  • Solo il 27,5% dei musei è dotato di QR Code e/o di sistemi di prossimità nelle strutture (WiFi).
  • Meno di un museo su cinque mette a disposizione applicazioni per tablet e smartphone.
  • Solo il 22,4% dei musei è dotato di supporti multimediali (es. allestimenti interattivi, ricostruzioni virtuali, realtà aumentata).
  • Il 34,8% dei musei non ha ancora digitalizzato i beni esposti al pubblico e il 37,8% non ha ancora digitalizzato i beni conservati in archivio.
  • Solo poco più di un museo su cinque organizza convegni, conferenze e seminari online o tour virtuali online.
  • Il 37% degli istituti culturali in Italia non ha ancora un proprio sito web dedicato, mentre solo uno su cinque ha una biglietteria online.
  • Inoltre, la metà delle istituzioni culturali non dispone di alcuna risorsa dedicata al mondo digitale.

Siamo ancora lontani da un utilizzo completo del potenziale offerto dalle tecnologie digitali nei musei italiani.

LE DICHIARAZIONI

“I musei rappresentano un asset diffuso del Paese su cui costruire un volano di creazione di occupazione qualificata, con ricadute economiche a beneficio dell’Italia. I musei stanno evolvendo nella loro funzione, integrando sempre più la dimensione territoriale e sociale per le comunità locali.

Vi sono opportunità di sviluppo nell’intercettare la nuova domanda di cultura attraverso modalità di relazione multicanale con i visitatori, la digitalizzazione e l’aumento dell’offerta esperienziale e dei servizi.

Per abilitare questa visione occorre agire attraverso il completamento del percorso di autonomia e la valorizzazione della collaborazione pubblico-privata”.

Lorenzo Tavazzi, Partner e Responsabile dell’Area Scenari e Intelligence di The European House – Ambrosetti

“In uno scenario in crescente evoluzione e accelerazione, il partenariato pubblico-privato è imprescindibile per un ampliamento dei servizi e una maggiore flessibilità focalizzata alla user experience del visitatore, per accompagnare l’evoluzione dei Musei in chiave 4.0.

Nel ‘museo del futuro’, il ruolo del concessionario virtuoso si tradurrà sempre più nella capacità di sviluppare, offrire e gestire servizi integrati (come visite guidate, laboratori, mostre ed esibizioni temporanee, attività online) e rendere disponibili servizi esperienziali che possano soddisfare le nuove esigenze del visitatore italiano e straniero, favorendo la piena fruizione del patrimonio culturale anche presso gli enti museali minori e meno conosciuti.

Questo dovrà avvenire dedicando particolare attenzione alla dimensione tecnologica e digitale, alla sostenibilità e alla formazione del personale dei Musei”.

Riccardo Ercoli, Presidente di Aditus.
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