La Sardegna, vista la composizione del suo territorio, ha un ottimo potenziale rinnovabile per garantire una transizione energetica al 100% che porterebbe anche ad un miglioramento del valore occupazionale.
Su questa idea, dall’alleanza tra le associazioni ambientaliste WWF Italia, Legambiente, Greenpeace Italia e Kyoto Club, è nata “Sardegna rinnovabile” per promuovere e sostenere uno sviluppo a carbonio zero della Regione.
“È arrivato il momento di tracciare lo sviluppo energetico dell’Isola e dar vita a un nuovo modello energetico 100% rinnovabile, che permetta alle famiglie e alle attività presenti nella Regione di produrre autonomamente l’energia di cui hanno bisogno, ottimizzando i consumi attraverso uno sviluppo sicuro delle rinnovabili, progettando prioritariamente una rete di distribuzione smart, che risponda adeguatamente allo sviluppo delle Fer (fonti energetiche rinnovabili) e che avvantaggi la distribuzione tra le comunità energetiche.
Associazioni dell’alleanza “Sardegna rinnovabile”
Così facendo, la Sardegna potrebbe diventare un esempio virtuoso da riproporre, basato su sistemi per la gestione intelligente e l’uso efficiente dell’energia, con un mix energetico completamente coperto da fonti rinnovabili”.
L’ENERGIA IN SARDEGNA
La Sardegna per molto tempo ha fatto affidamento sull’energia prodotta da fonti fossili, in particolare il carbone. Ha cominciato solo negli anni 2000 a produrre energia tramite fonti rinnovabili, soprattutto fotovoltaico ed eolico e che oggi copre oltre un terzo della domanda elettrica dell’isola.
Nonostante la produzione di energia verde sia andata crescendo però, non c’è stata una riduzione della quota di energia da fonti fossili. Sono ancora in funzione due centrali a carbone che, con la Strategia Energetica Nazionale e il Piano Integrato Energia e Clima, devono essere chiuse entro il 2025.
Per questo motivo, il progetto evidenzia la necessità di “riportare al centro della politica energetica le fonti rinnovabili, il cui potenziale è immenso sull’isola, escludendo tutti i combustibili fossili (carbone, petrolio, gas)” e di sensibilizzare il maggior numero possibile di cittadini per ridurre le emissioni nel 2030 per arrivare entro il 2050 alla neutralità climatica.
“Lo sviluppo dell’infrastruttura energetica sarda nei prossimi anni rappresenterà un passaggio significativo per le politiche energetiche nazionali. Dato il suo immenso potenziale ambientale, la Sardegna, attraverso le fonti di energia rinnovabili, potrebbe diventare la prima Regione d’Europa libera dai combustibili fossili, a zero emissioni di CO2.
Luca Iacoboni, responsabile energia e clima di Greenpeace Italia
Per questo motivo, è necessario fare un passaggio decisivo verso un sistema efficiente, basato su nuove tecnologie a basse o nulle emissioni di carbonio. Decarbonizzare il sistema contribuirebbe a raggiungere gli obiettivi climatici, a migliorare l’occupazione e non per ultimo ridurre i costi a carico dalla popolazione”.
CONSAPEVOLEZZA E CONOSCENZA
Il progetto si basa sull’importanza dell’informazione, per questo sul sito di Sardegna rinnovabile sono state inserite notizie, ricerche ed informazioni utili per approfondire l’argomento aumentando così la consapevolezza e la conoscenza.
Per la direttrice di Legambiente Sardegna, Marta Battaglia, “la Sardegna può fare da apripista verso nuovi scenari che conducano a una neutralità climatica ben prima del 2050. L’isola ha le caratteristiche e i numeri per fare il salto tecnologico e divenire un vero e proprio laboratorio di sostenibilità. Per questo è necessario investire in innovazione, affinché la produzione rinnovabile diventi la migliore risposta per una domanda crescente di energia e una produzione affidabile per sostituire le tecnologie ad alte emissioni”.
Carmelo Spada, delegato del WWF Sardegna, mette in evidenza come “la Sardegna già presenta alcuni modelli consolidati di realtà sul territorio in grado di produrre autonomamente energia pulita, vendendo la sovrapproduzione, come le comunità energetiche di Benetutti, Berchidda, Borutta o il progetto del Comune di Porto Torres con gli impianti fotovoltaici pagati dal Comune. Le comunità energetiche sono un esempio reale e dimostrano come le aziende del territorio, le amministrazioni e i cittadini possano investire in maniera proficua su un sistema energetico innovativo che guardi al futuro, incentrato sulle energie pulite”.
Per il responsabile energia di Legambiente Sardegna, Vincenzo Tiana, “è fondamentale attivare un approccio dal basso creando cultura dei paesaggi energetici, consapevolezza nelle comunità, e privilegiando la produzione in loco e l’autoconsumo. Questo porterà importanti benefici di carattere economico, sociale e ambientale”.
I CITTADINI SARDI PER LA TRANSIZIONE
WWF Italia, a novembre di quest’anno, ha promosso un sondaggio, commissionato a EMG Acqua group, per conoscere l’opinione dei cittadini sardi sulla gravità del cambiamento climatico, le politiche energetiche e le loro aspettative per il futuro.
Il campione preso a sondaggio comprende 800 individui composto per il 51% da donne ed il 49% da uomini. La fascia di età è distribuita su: 19% età compresa tra i 18 e i 34 anni, 35% tra i 35 e i 54 e il 46% oltre i 55 anni.
Il 48% del campione proviene da centri con un massimo di 10.000 abitanti, il 20% da centri con abitanti compresi tra 10.000 e 30.000 abitanti e il 32% da città con oltre 30.000 abitanti.
I risultati del sondaggio parlano chiaro: il 76% della popolazione sarda percepisce l’impatto negativo del cambiamento climatico sulla vita delle persone ed l’84% si augura che con la chiusura delle centrali a carbone si scelga di passare a fonti rinnovabili e che questo, per il 94% degli intervistati, sarebbe vantaggioso per l’ambiente.
Particolare attenzione è rivolta agli effetti del cambiamento climatico tra i quali si teme maggiormente: aumento della siccità (26%), possibile carenza d’acqua (22%), ondate di calore (21%) e aumento di malattie (20%).
Risposte che non lasciano dubbi: per i sardi, per aumentare il benessere sociale, ambientale ed economico, occorre che il futuro sia “green”.