Il SETTORE PRODUTTIVO SICILIANO IN GINOCCHIO
L’estate 2024 sarà ricordata, purtroppo, come uno dei periodi più neri della storia economica siciliana. Sono momenti drammatici quelli che si stanno vivendo nelle regioni del Sud Italia e, in particolare, all’interno dei confini isolani.
Le enormi problematiche legate alla siccità, preannunciate già con diversi mesi d’anticipo, stanno mettendo in ginocchio la quotidianità economica, produttiva ma anche sociale. Una crisi unica nel suo genere dal momento che, secondo le ultime stime, i danni si aggireranno attorno ai 2,5 miliardi di euro.
Queste previsioni provengono direttamente dagli uffici della Regione Siciliana che, a livello politico ed istituzionale, ha già chiesto diverse volte aiuto a Roma per un vero e proprio stato di calamità
LA CRISI DEL SETTORE PRODUTTIVO
Caronte, questo il nome scelto per indicare l’anticiclone africano che sta imperversando sulla Sicilia. Con picchi di calore che superano, abbondantemente i 40 gradi, le temperature torride non stanno lasciando spazio a manovre di assestamento sul territorio.
Secondo gli studi degli esperti, la colonnina di mercurio fa registrare ben 4-5 gradi superiori alla media stagionale. La siccità, unita alla problematica degli incendi dolosi, sta mettendo in ginocchio l’intera Sicilia. Su queste basi è evidente come il settore produttivo ed economico sia in ginocchio.
La frutta secca si è dimezzata del 50%, si è fermata la produzione del grano in mancanza d’acqua e di piogge mentre è a serio pericolo una delle eccellenze isolane. Le mandorle, infatti, sono uno dei capisaldi dell’economia siciliana. Si teme che il 10% possa andare completamente in rovina.
Questi numeri catastrofici non lasciano spazio ad alcun dubbio o speculazione: la Sicilia è uno dei territori in maggiore crisi e sofferenza in questo 2024.
TIMORI E PAURE VERSO IL FUTURO
Le ipotesi dei mesi scorsi hanno lasciato spazio alle certezze di questi giorni. Il quadro nero è destinato ad allargarsi con il passare delle settimane e si spera in un aiuto proveniente da un cambiamento meteorologico.
Nel frattempo, però, c’è grande incertezza in merito al futuro prossimo sia dal punto di vista economico che produttivo ed occupazionale. La penuria di piogge durante la stagione invernale ha, di fatto, annullato qualsiasi piano di accumulo d’acqua da parte del terreno.
Si è fermata la crescita degli alberi, le piante sono entrate in riserva idrica mancando sia la fioritura che la fruttificazione. In assenza di precipitazioni, le coltivazioni estive potrebbero subire un danni pari a 400 milioni di fatturato. Una situazione analoga che accomuna anche gli altri comparti agricoli come quello dell’uva da vino, della produzione in serra, dell’olivicoltura e tanti altri. Naturalmente tutto questo ha delle ricadute evidenti anche sui lavoratori del settore a tutti i livelli.
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