L’“effetto startup” avuto dalla pandemia ha portato le imprese ad adattarsi rendendosi più innovative e modificando i modelli di business.
Infatti, secondo le stime degli Osservatori Startup Intelligence e Digital Transformation Academy del Politecnico di Milano, il 63% delle startup italiane high-tech hanno avviato soluzioni alternative.
Tra queste:
- variazioni al modello di business per il 30% delle startup high-tech;
- creazione di nuove fonti di ricavo per il 44%;
- aumento della propria legittimità con iniziative di impatto sociale e ambientale per il 34%.
Alessandra Luksch, Direttore degli Osservatori Digital Transformation Academy e Startup Intelligence del Politecnico di Milano ha commentato:
“In un contesto di radicale e drammatico cambiamento, in cui le imprese tradizionali e le istituzioni sono apparse spesso disorientate, l’ecosistema startup ha mostrato alcune strade per fronteggiare la nuova quotidianità, mettendo in campo competenze, conoscenze, brevetti, prodotti e nuove soluzioni. […] Le imprese devono saper cogliere e valorizzare questa grande capacità di reazione al cambiamento”.
EFFETTO STARTUP, I DATI
Sono cresciute del 3,3% le startup italiane in questo 2020 particolare come evidenziano i dati del Mise. Sono passate da 10.630 del 2019 per arrivare a 12.068, numeri in crescita nonostante l’anno difficile.
Per Andrea Rangone, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Startup Intelligence:
“L’effetto startup che si è evidenziato nell’emergenza è un importante patrimonio da cogliere per la ripresa, sfruttando le opportunità di collaborazione in una logica di ecosistema.
I segnali sono positivi: durante l’emergenza, mentre diventava evidente agli occhi di tutti il ruolo strategico dell’innovazione digitale, è cresciuto l’interesse per la collaborazione tra aziende, startup e istituzioni in risposta alla crisi, con una spinta all’Open Innovation, di grande rilevanza per lo sviluppo del nostro sistema imprenditoriale”.
È stato anche l’anno, secondo i dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, di una crescita del 26% per l’e-commerce e che ha portato lo smart working ad essere la nuova modalità di lavoro, infatti il numero totale dei lavoratori agili è stato pari a 6,58 milioni, 97% nelle grandi imprese, 94% nelle PA italiane e 58% nelle piccole e medie imprese. Innovazione quindi la parola chiave di questo anno.
OPEN INNOVATION
La priorità data dall’emergenza sanitaria ha condizionato gli investimenti delle imprese incanalando le risorse verso l’incremento del digitale in particolare su: Information Security, Big Data e Analytics, e-commerce e Smart Working.
Mariano Corso, Responsabile Scientifico della Digital Transformation Academy ha affermato:
“In una situazione difficile le imprese hanno compreso come non sia possibile prescindere dalla spinta digitale, diventata condizione essenziale di resilienza, mentre i gap di digitalizzazione hanno inciso sulla possibilità stessa di sopravvivenza.
L’emergenza Covid19 ha avuto un impatto sulle priorità di investimento e sui budget dedicati all’innovazione, ma anche sull’organizzazione necessaria per stimolarla: l’obiettivo deve essere quello di farne cultura diffusa in azienda e favorire il coinvolgimento a tutti i livelli”.
La maggior parte delle imprese italiane (il 78%) hanno attuato azioni di Open Innovation come avviare collaborazioni con università e centri di ricerca o lo scouting di imprese con cui creare una partnership.
Raddoppia l’adozione da parte delle PMI dell’Open Innovation (53%) e si diffonde anche la collaborazione con le startup (45% per le grandi imprese e 15% per le piccole e medie imprese).
Stefano Mainetti, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Startup Intelligence ha dichiarato:
“Questi dati confermano una tendenza sempre più concreta tra le aziende ad instaurare partnership, forniture e progetti pilota con attori meno tradizionali, che spesso sono più agili e capaci di maggior collaborazione.
L’Open Innovation si fa strada tra le imprese e le startup sono ormai riconosciute come partner validi, sia nelle fasi iniziali delle sperimentazioni sia per rapporti più stabili e strategici”.