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Ambiente

STRETTO DI MESSINA: IL PARADISO DELLA BIODIVERSITÀ

Da Scilla e Cariddi al futuristico progetto del Ponte sullo Stretto. Millenni di storia racchiusi in un piccolo lembo d’acqua che divide un’isola dal continente.
Lo Stretto di Messina è, senza dubbio, uno dei luoghi magici che hanno contraddistinto la culla della nostra civiltà. Un’area che racchiude, al suo interno, storia e mitologia e che rappresenta una location unica nel suo genere.
Tornato alla ribalta mediaticamente negli ultimi anni, lo Stretto è di nuovo al centro dell’attenzione relativamente alla progettazione e costruzione dell’importante opera infrastrutturale. Tuttavia i progetti futuri possono anche essere messi da parte di fronte alla complessità che si nasconde sotto il livello del mare nello Stretto. Tra flora e fauna marina, l’intera area è stata definita il “Paradiso della biodiversità”.
Non potrebbe essere altrimenti dal momento che i continui studi che si susseguono mostrano scoperte sempre più strabilianti ed inaspettate.

BIODIVERSITÀ A 360 GRADI

Tra terra e mare con un occhio al passato ed uno sguardo al futuro nel solco della lotta all’inquinamento. Lo Stretto di Messina va preservato ad ogni costo dal momento che nasconde un tesoro di inestimabile valore. A livello geografico, si colloca perfettamente al centro del Mediterraneo che rappresenta, a livello globale, una delle aree più importanti dal punto di vista della biodiversità.
Le acque dello Stretto, poi, hanno una caratteristica particolare ed unica. Grazie al moto continuo delle correnti, infatti, si riesce ad avere un equilibrio sempre mutevole delle temperature che favoriscono l’idrodinamismo e raccolgono percentuali alte di Sali d’azoto e fosforo pari anche alle acque oceaniche.
Per questo motivo è comune avere una fauna marina sia legata al Mar Mediterraneo che agli oceani. Su questa lunghezza d’onda, infatti, appare fondamentale evidenziare la presenza di comunità plantoniche antichissime, coralli e alghe. Sia sulla sponda calabrese che siciliana, ogni anno le tartarughe depongono le loro uova mentre lo Stretto rappresenta un luogo di passaggio e riproduzione anche per delfini, balene e squali.
Questo paradiso va preservato e le azioni messe in campo devono necessariamente lottare contro l’inquinamento, l’eccessivo sfruttamento delle coste ed i danni derivanti dai cambiamenti climatici.

LA FAUNA ED IL PATRIMONIO ABISSALE DELLO STRETTO

Le diverse temperature, le profondità e le peculiarità fisiche rendono lo Stretto di Messina unico a livello di biodiversità. Due tra le specie più particolare sono i Pesci lanterna ed i Pesci lampadina, dotati di organi fotogeni che permettono di raggiungere le zone più oscure dello Stretto.
Il grande sviluppo storico della pesca è stato favorito dall’abbondante presenza di seppie, polpi, pesce spada, costardelle, spatola, ricciole, cernie e tonno. Tuttavia oltre alle specie autoctone ed ai risvolti economici della pesca, lo Stretto è anche un fondamentale punto di passaggio caratterizzato dalle direttrici migratorie del tonno rosso, dell’aguglia imperiale ma anche di balene, diverse specie di squali tra cui quelli bianco e raramente di orche come avvenuto con il passaggio di tre esemplari nel 2019.
Ci sono, infine, delle aree che ancora nascondono delle specie sconosciute. Si fa riferimento a quella fauna abissale che vive nelle profondità ad oltre 1000 metri. Gli esemplari più singolari e rari sono la vipera di mare con i suoi denti taglienti, il drago marino caratterizzato dall’enorme bocca, il luccio imperiale e, soprattutto, il re di aringhe che ha dato origine alla leggenda del serpente del mare dal momento che può raggiungere anche i dieci metri di lunghezza negli oceani ed i tre metri nel Mediterraneo.

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