Qualche considerazione riguardo l’annunciata istituzione del “Fondo Mutualistico nazionale per la copertura dei danni catastrofali meteo-climatici in agricoltura”
Nel corso di un convegno tenutosi a Perugia nei giorni scorsi sul tema della “Gestione del rischio in agricoltura” il ministro on. Patuanelli ha richiamato l’art. 160 contenuto nella legge finanziaria 2022 da poco approvata; questo articolo ha previsto la istituzione, presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, di un Fondo mutualistico nazionale per la copertura dei danni alle produzioni agricole causati da eventi naturali catastrofali quali le alluvioni, il gelo e la siccità.
E’ all’evidenza di ognuno di noi che la sempre maggior frequenza e severità degli eventi atmosferici, difficilmente evitabili ovvero mitigabili nel breve periodo dai provvedimenti governativi che auspicabilmente saranno adottati in tutto il mondo, richiede l’adozione di efficaci e tempestive formule di protezione sociali ed economiche.
UN INIZIO…TIMIDO?
La notizia, alla prima lettura molto positiva, necessita tuttavia di qualche approfondimento. In primo luogo, andando alla sostanza della questione, la provvista finanziaria che la legge mette a disposizione del Fondo per l’Agricoltura risulta pari ad € 50 milioni. Qualcuno potrebbe considerare che si tratta di un intervento ben pensato nella sua progettualità, tuttavia mal concepito nella sua esecuzione; un po’ come spegnere un incendio con un ditale colmo d’acqua! Noi sappiamo quali siano stati i danni che gli eventi naturali catastrofali, soltanto nello scorso anno, hanno prodotto sul nostro territorio. Ma abbandoniamo subito questa nostra obiezione di fronte alla quale qualcuno potrebbe ribattere che trattasi soltanto dell’avvio di questa iniziativa. E la discussione diventerebbe lunga ed anche assai sterile.
Parliamo invece della progettualità; mi riferisco all’architettura che qualcuno ha disegnato a supporto del provvedimento. Voglio sottolineare che in verità ci stiamo basando sulla interpretazione critica delle poche righe nel quale il provvedimento è definito. Ma forse ci saranno sufficienti.
LA STRUTTURA
Analizziamo insieme queste poche righe:
a) il Fondo, costituito presso il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali, sarà gestito da ISMEA.
b) Trattasi di un Fondo Mutualistico (lo dice la stessa definizione); conseguentemente i beneficiari del fondo parteciperanno alla costituzione della relativa provvista finanziaria
c) I benefici del fondo sono riservati alle imprese agricole beneficiarie dei pagamenti diretti della PAC (politiche agricole comunitarie).
Trascuro l’analisi il punto c) perché riguarda un tema che va oltre la questione in argomento in quanto si fonda sulle politiche di sostegno ai soggetti beneficiari che la Comunità ha inteso adottare.
Analizziamo invece i due punti precedenti. La loro lettura evidenzia che il legislatore ha totalmente ignorato la presenza ed il contributo che le Assicurazioni Private stanno dando a protezione del mondo agricolo e che potrebbero ancor meglio fornire in un sistema di complementare solidarietà tra il Pubblico ed il Privato.
Ricordiamo che da sempre, per esempio – relativamente al rischio grandine – esiste una solidarietà di intervento tra Assicurazioni e Stato per la quale quest’ultimo interviene con significative agevolazioni che riducono in maniera determinante il costo assicurativo per l’agricoltore. Mentre i Consorzi di Difesa costituiscono l’asse portante di tutto l’impianto, lo Stato quindi non interviene come Assicuratore in quanto non partecipa finanziariamente al momento dell’indennizzo.
LO STATO-ASSICURATORE
Al contrario, tramite la creazione di questo Fondo per gli eventi catastrofali, il legislatore mostra di dare allo Stato la qualifica di Assicuratore. Questo comporterà per lo Stato una adeguata attrezzatura in termini organizzativi, informativi e di disponibilità di risorse professionali specialistiche oggi non fruibili. In ogni caso è legittimo chiedersi come questo fondo dovrebbe essere finanziato? Il termine “mutualistico” ci dà la risposta: un altro esborso da parte dell’agricoltore/contribuente che sarebbe vissuto da questo come una gabella aggiuntiva! E inoltre mi chiedo quali sarebbero i tempi di entrata in funzione del Fondo soprattutto nell’area della liquidazione degli indennizzi? Certo si potrebbe pensare ad una cessione in appalto di certe funzioni come accade attualmente per i danni del FGVS (fondo garanzia Vittime della strada).
Certamente le Imprese di Assicurazione Private non assumono con particolare entusiasmo i rischi catastrofali; pur tuttavia continuano a sottoscriverli assolvendo al loro compito istituzionale a sostegno dell’economia nazionale. Le imprese, in verità, sono soprattutto fortemente preoccupate per quello che esse chiamano “Cumuli non conosciuti”, cioè il rischio della presenza non rilevata di più assicurati in un territorio concentrato ove si è verificato l’evento catastrofale. Le Imprese quindi nel loro agire si sentono correttamente limitate dal rispetto di una delle regole fondamentali dell’assicurazione: “assumere i rischi a condizione che se ne conosca la massima portata economica e la medesima sia coerente ai propri mezzi finanziari, ivi compreso il contributo riassicurativo”.
L’intervento governativo, fondato su intenti di socialità ed equilibrio economico generale, piuttosto che dal perseguimento del profitto, potrebbe quindi costituire un necessario completamento tramite la presenza delle Imprese private di assicurazione.
INTERVENTO “IN ECCESSO”
Sto pensando ad un sistema nel quale nella pratica lo Stato agirebbe come una sorta di Riassicuratore obbligatorio nella forma “in eccesso” alle coperture emesse – preferibilmente obbligatorie per l’assicurato – dalla Imprese di assicurazione. In altre parole, si tratterebbe di una cessione riassicurativa di rischio a fronte di un premio che ogni impresa pagherebbe allo Stato.
Questa soluzione avrebbe un sacco di vantaggi; in primo luogo, potrebbe essere di rapidissima attuazione (e noi sappiamo quanto sia intervento sia urgente). Inoltre, potrebbe essere non limitata al solo comparto agricolo ma essere estesa ad altri comparti pubblici o privati di pari criticità per l’economia nazionale. E probabilmente costerebbe molto meno all’erario in termini di risorse economiche da mettere a disposizione.
In conclusione, qualcuno dirà che la mia è una brillante idea. Generosamente mi farebbe i complimenti!
No; non lo fate. Confesso: Ho ficcanasato in casa altrui. Non è farina del mio sacco. Se soltanto il nostro legislatore si fosse affacciato oltre le nostre montagne avrebbe potuto notare che in Francia questa soluzione è stata da tempo adottata ed anche in Spagna, per non parlare di altri paesi oltre-mare!